Con il Pantheon quattro tempi Honda
va a completare la più eclettica gamma 125/150
che si possa desiderare. Ce n'è davvero per tutti
i gusti, a partire dal Dylan
compatto e dinamico, passando per l'SH
a ruote alte, fino all'@
il raffinato capostipite di tutta la gamma. Il Pantheon
vuole interpretare il top di questa gamma, destinato ad
un utilizzo prevalentemente urbano, ma con tutti i canoni
del maxiscooter classico, ovvero: comfort, protezione,
spaziosità, dotazioni e finiture, senza dimenticare
prestazioni, tecnologia ed una certa immagine 'stilosa'.
Non certo poca cosa, direte voi, e infatti la scommessa
non è delle più facili. Soprattutto andando
a sostituire un best seller come il precedente
Pantheon con propulsore a due tempi.
Introdotto nel 1998 ha avuto una larghissima diffusione
nel nostro paese, grazie ad un rapporto P/Q/P (prezzo/qualità/prestazioni)
molto elevato, abbinato ad uno styling raffinato ed elegante
che ritroviamo nel Foresight
250.
Con l'inasprimento continuo delle normative antinquinamento
e l'abbandono della soluzione due tempi, anche nelle competizioni,
Honda decide di passare al 4 tempi per tutta la gamma,
scooter compresi ed ha quindi inizio lo studio del nuovo
Pantheon.
Come per il resto della gamma 125/150 il progetto nasce
negli studi R&D italiani ed europei, per passare solo
in seguito a quelli giapponesi. Del resto il mercato italiano
è di riferimento per il mondo scooter ed è
giusto che i progetti partano da 'radici' locali. A completare
il tutto, va ricordato che il Pantheon viene anche prodotto
negli stabilimenti di Atessa (CH), tanto che potremmo
considerarlo un prodotto quasi 'italiano', pur godendo
di tutto il know how della maggiore azienda motociclistica
mondiale.
Premesso questo, è inutile nascondere che il 'nuovo'
Pantheon non ci aveva del tutto entusiasmato quando gli
sono stati tolti i veli la prima volta, nel dicembre
del 2002. Sarà stato per la linea fortemente
spigolosa o per la motorizzazione 'limitata' a 150cc,
contro una concorrenza sempre più orientata verso
i 180/200cc, ma come non manchiamo di ripetere, mai esprimere
giudizi prima di aver provato di persona. E infatti, ve
lo anticipiamo, ci siamo rimangiati tutto con gli
interessi, visto che alla prova dei fatti il Pantheon
4T ci ha conquistato praticamente in ogni suo aspetto.
Non è una 'sbrodolata' e andiamo ad argomentarvelo
punto per punto!
LINEA
Il tempo e l'abitudine ad un oggetto e ad uno stile ci
consentono spesso di vederlo con occhi diversi, in senso
sia positivo che negativo, naturalmente. Nel caso del
Pantheon, anche se non si tratta di una linea del tutto
originale e coinvolgente, il passo avanti è stato
significativo, soprattutto in alcune colorazioni. Grazie
al fatto che 'lo spigolo' si sta facendo sempre più
largo nel mondo delle due ruote e che non è certo
facile realizzare linee semplici ed eleganti, volutamente
non appariscenti, alla fine il Pantheon ci è diventato
più simpatico, con quel suo 'nasone' importante
e la coda sfuggente, le superfici regolari e i gruppi
ottici sofisticati. Naturalmente siamo nel campo della
soggettività più assoluta, quindi l'ultima
parola spetta ad ognuno di voi.
Sei le colorazioni disponibili: Force Silver Metallic,
Candy Xenon Blue, Sardegna Green Metallic, Interstellar
Black Metallic e i nuovi Pearl Montana Blue e Petrol Blue
Metallic.
STRUMENTAZIONE
Parola d'ordine 'compattezza': in una palpebra ben protetta
dai riflessi del sole svetta un tachimetro analogico con
scala in miglia e in chilometri orari, che per garantire
maggiore precisione, prende il moto in modo digitale direttamente
dalla trasmissione. Subito ai lati inferiori gl'indicatori
della temperatura liquido refrigerante e del livello carburante.
Più in alto le spie delle 'frecce', degli abbaglianti,
della diagnostica del sistema d'iniezione e del cambio
d'olio. Appena sotto, il contachilometri dotato di due
parziali e l'orologio, entrambi digitali. Facendo i 'perfettini'
si potrebbe segnalare la mancanza dell'utile spia di riserva
carburante e dell'insufficiente ricarica batteria, ma
quello che c'è, e non è poco, è piacevole
e ben realizzato.
COMANDI
Il manubrio è completamente carenato, in blocco
con il parabrezza sterzante, e ai lati fuoriescono manopole
e leve freno. I comandi al manubrio sono quindi posizionati
direttamente sulla carenatura, appena più distanti
rispetto alla media. La disposizione è quella classica,
con il 'passing' azionabile con il pollice sinistro. Sulla
destra si nota una predisposizione per comandi ausiliari,
come il potenziometro delle manopole riscaldate. Gli specchi
retrovisori, non troppo esposti per sopravvivere nel traffico,
sono efficaci anche se di fattura abbastanza economica.
Più in basso, in un'apposita svasatura sulla destra
del retroscudo, troviamo il blocchetto d'accensione, che
incorpora l'utile funzione di apertura sella e sportello
carburante, Il tutto senza l'obbligo di spegnere il motore,
davvero comodo; a quando sul Silver
Wing?
Comodo anche il bocchettone di riempimento del carburante
che permette di compiere l'operazione senza scendere dalla
sella.
Quest'ultima è ottimamente dimensionata e sagomata,
con poco sbalzo fra pilota e passeggero e dotata di un
rivestimento particolarmente gradevole al tatto.
A portata di piede e agevoli nel funzionamento i cavalletti,
centrale e laterale, quest'ultimo con blocco di sicurezza
dell'accensione.
Gli unici appunti che si possono muovere al quadro complessivo
sono l'assenza del freno a mano e dell'antifurto immobilizer.
VANI BAGAGLIO
Caratteristica ereditata dal suo predecessore, la sella
con ribaltamento laterale: non necessita di asta per rimanere
aperta ed è ugualmente comoda rispetto ad una con
apertura longitudinale. Il sottosella è molto esteso
in senso longitudinale, piuttosto regolare e ben rifinito.
Può ospitare un casco integrale ed uno demi-jet,
oppure una valigia 24 ore. Sufficiente alle esigenze quotidiane,
anche se non a livello del Suzuki
Burgman 150, dispone di una semplice ma utile
paratia regolabile che permette di separare catene o ricambi
da vestiti e oggetti personali. Non mancano la luce di
cortesia e la presa di corrente a 12 volt per la ricarica
delle nostre 'appendici' tecnologiche.
Nel retroscudo uno sportello, con chiusura priva di serratura,
cela un vano di modeste dimensioni, sufficiente per un
paio di guanti, per la macchina fotografica e/o il telefono
cellulare. A fianco il classico gancio appendiborse, con
sicura a scatto, pur limitato nella sua funzione dal tunnel
centrale, 'pericolosamente' verniciato nel colore dello
scooter e quindi soggetto all'assalto della quotidianità.
Un solido portapacchi posteriore in resina, con utili
appigli per le cinghie, consente di alloggiare i bagagli
più voluminosi, oppure di fornire la base per il
più classico bauletto.
CICLISTICA
Per quanto riguarda la sezione ciclistica nessun legame
con il modello a due tempi, la base di partenza è
infatti il telaio monotrave in acciaio dell'@, ma l'interasse
è cresciuto da 1330 a 1490mm a tutto vantaggio
della stabilità e dello spazio a bordo.
Le dimensioni esterne, pur se ben 'mascherate' da uno
styling dinamico e leggero, sono infatti a livello dei
più accreditati competitor fino a 180/200cc. La
lunghezza di 2.090mm, la larghezza di 735 e l'altezza
al parabrezza di 1.460mm non sono infatti dissimili dal
'vecchio' Pantheon che però sembra più voluminoso.
Continuando con le misure va sottolineato che il peso
a secco, dichiarato in 139kg, risulta inferiore alla media
del segmento.
La sella a quota 770mm, pur se leggermente elevata rispetto
al predecessore, non presenta particolari problemi anche
per chi sta poco sotto il metro e settanta.
Inutile sottolineare che il motore risulta parte oscillante,
solidale alla ruota posteriore, come nella stragrande
maggioranza degli scooter.
La forcella anteriore, a perno trascinato, ha steli da
33mm ed una corsa utile di 85,7mm, mentre i due ammortizzatori
posteriori, regolabili piuttosto agevolmente nel precarico
(attraverso una leva fornita con gli attrezzi di bordo)
hanno un'escursione di 98,1mm.
Il Sistema di Frenata Combinata Honda controlla due dischi:
da 240mm davanti e da 220 al retrotreno. La leva destra
comanda due pistoncini della pinza Nissin anteriore, mentre
quella sinistra aziona il pistoncino singolo posteriore
e, attraverso una valvola ritardante, anche il pistoncino
rimanente della pinza anteriore.
Le ruote in alluminio riprendono il design a tre razze
dell'ammiraglia Silver Wing e presentano diametri differenti
fra di loro: 13 pollici all'anteriore e 12 dietro. Da
110/90 e 130/70 i pneumatici IRC, senza camera d'aria.
MOTORE
Anche in questo caso le origini vanno ricercate nell'unità
del precursore @, successivamente montata su SH e Dylan.
Solo le origini però perché si è
lavorato molto, soprattutto sull'alimentazione e sull'elettronica
al fine di raggiungere emissioni inquinanti ben al di
sotto delle normative Euro 2.
Elemento distintivo del Pantheon rispetto alla restante
gamma Honda 125/150 è l'adozione del sistema ad
iniezione al posto del più classico carburatore.
Un sistema particolarmente evoluto e semplice al tempo
stesso. Sta tutto racchiuso in un'unica 'scatola nera':
la centralina, l’accensione digitale transistorizzata,
i sensori per temperatura e pressione d’aspirazione
fino all’iniettore vero e proprio.
Sempre al fine di ottenere bassi consumi e minimi elementi
inquinanti si è utilizzato il più avanzato
sistema catalizzato con sonda lambda mai prodotto da Honda
e denominato HECS3 (Honda Evolutional Catalyzing System).
Il risultato più tangibile nel quotidiano sono
i drastici tagli ai consumi, che arrivano al 45% nei confronti
della precedente versione a 2 tempi e all'8% rispetto
ai pur risparmiosi e leggeri @, SH e Dylan. I dati dichiarati
parlano di una media di 37km/litro, quindi quasi 350 chilometri
con i 9,4litri del serbatoio.
Attirata l'attenzione sui contenuti ecologici e risparmiosi
si potrebbe pensare che sono stati ottenuti a discapito
delle prestazioni, ma questo non è affatto vero.
Anche se non a livello dei precedenti propulsori a due
tempi, com'era ovvio, i dati di potenza sono comunque
di tutto rispetto, addirittura al top nel segmento dei
150cc. La versione 125 eroga infatti 10,1kW a 9.000giri
e 11,7Nm a 8.500giri, mentre con il 150 si sale a 11,7kW
e 14,2Nm sempre alla medesima rotazione.
L'intero propulsore è stato ottimizzato per dare
il meglio di sé ai bassi e medi regimi (ovvero
dove serve maggiormente) e allo stesso fine è stata
tarata la trasmissione automatica, a variazione continua,
V-Matic.
ACCESSORI
Sempre nell'ottica di rendere più piacevole il
suo utilizzo, in ogni stagione, Honda propone alcuni accessori
specificatamente realizzati. Un parabrezza maggiorato
con paramani integrati in propilene antiurto. Stesso materiale
per i deflettori laterali a protezione dei lati esterni
della carenatura anteriore e al tempo stesso per ridurre
i vortici all'interno del retroscudo. Altro elemento utile
per il comfort invernale, le manopole riscaldabili elettricamente.
Immancabile infine il baule posteriore, nei colori originali,
installabile (ed amovibile) sul portapacchi, grazie ad
un'apposita staffa. Unico difetto comune agli accessori
citati, una richiesta in Euro piuttosto elevata, almeno
se confrontata al mondo dell'aftermarket.
CONCLUSIONI STATICHE
ILe doti di spicco sono sicuramente relative all'aspetto
tecnologico con particolare attenzione nei confronti delle
emissioni inquinanti e del contenimento dei consumi. Ma
tutto l'insieme risulta particolarmente curato al fine
di rendere più piacevole il suo utilizzo quotidiano.
Una buona abitabilità senza eccedere nelle dimensioni,
vani bagaglio agevoli e ben dimensionati, strumentazione
completa e di facile lettura. Frenata combinata, ruote
e sospensioni ben accordate con finiture, materiali e
dati di potenza da riferimento, completano il quadro di
uno scooter che, anche se non conquista tutti al primo
sguardo, mostra di avere le carte giuste per offrire il
meglio in fatto di equilibrio complessivo. Dote su cui
ritorneremo nel corso delle prove dinamiche, che pubblicheremo
a breve.
Testo e foto by Fabrizio
Villa
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