Millenovecentotrenta
- duemilacinque: 75 anni di storia.
Sono quelli che festeggia Malaguti con la presentazione
del suo ultimo nato: Password 250. Simbolica "chiave
d'accesso" alla mobilità urbana, ma anche
al successo commerciale di un'Azienda insensibile alle
crisi, che hanno invece assottigliato i concorrenti italiani.
Con una solida situazione finanziaria e produttiva, la
family company bolognese guarda avanti con le promesse
di lanciare due nuovi modelli ogni
anno, crescere nelle esportazioni e aggredire nuove
fasce di mercato, riservandoci magari anche qualche sorpresa.
Passato in soli diciotto mesi
dal foglio bianco all'avvio produttivo, Password 250 concretizza
la flessibilità organizzativa aziendale e centra
un segmento di riferimento, quello dei ruota alta di media
cilindrata, in cui Malaguti non era presente. Grazie a
questo modello e al recente SpiderMax 500 l'Azienda punta
ad incrementare le vendite di oltre il 10% rispetto all'anno
appena passato, arrivando a circa 70.000
veicoli, da 50 a 500cc, nel 2005.
Concept del progetto Password, la combinazione fra utility,
comfort, safety
e fun, quindi peso e dimensioni
abbordabili ai più, comodità e dotazioni
elevate, ciclistica e frenata all'altezza col divertimento
offerto dal brio del propulsore.
Fin qui almeno quanto dichiarato nel corso della conferenza
stampa, al "Grand Hotel des Iles Borromees"
di Stresa.
CONTESTO
Ruote alte da un quarto di litro: non ancora affollato,
ma costituito da competitor molto aggressivi. Due italiani
motorizzati Piaggio: l'Aprilia Scarabeo
250 che ha dato il via al fenomeno nel 1999 e il
Piaggio
Beverly 250 da sempre ai vertici della
classifica di vendite, entrambi a 3.990 Euro. Il taiwanese
Kymco
People 250 offre invece un propulsore autoctono
e una quotazione che si ferma a 3.295 euro. Non strettamente
ortodosso il confronto con il giapponese (prodotto in
Italia) Yamaha Versity XC 300,
che utilizza ruote da 14", ma risulta simile per
quotazione (3.990 Euro) e destinazione d'uso.
LINEA
Pur se con personalità differenti è possibile
identificare un filo che lega lo stile delle ultime produzioni
di Engines Engineering, il
contro stile e progettazione dove nascono tutti i modelli
Malaguti. Saranno i doppi fari aggressivi, le frecce in
stile Madison o il cupolino in stile Ciak, ma non si può
certo dire che si cerchino stimoli dalla concorrenza.
Questi arrivano semmai dal mondo dell'automobile, da dove
traggono ispirazione l'elaborato (anche troppo) gruppo
ottico posteriore e l'ampio cruscotto.
Il vincolo della pedana piatta crea un'inevitabile stacco
fra le zona anteriore e posteriore, ma i volumi sono ben
proporzionati e l'alternanza fra linee morbide e spezzate
dona a Password uno stile moderno senza eccessi. Originali
gli sfoghi d'aria calda del radiatore nello scudo e il
parafango anteriore sollevato che lascia libera la vista
al pneumatico.
Discreta la qualità delle plastiche e degli accoppiamenti,
ma gli esemplari a disposizione erano di pre-serie, aspettiamo
quindi quelli definitivi per un parere 'conclusivo'. Tre
le colorazioni disponibili, il nero
metallizzato delle foto, argento
artic metallizzato e il titanium,
già visto sullo SpiderMax.
DOTAZIONE
Partiamo dal cruscotto che
è il primo ad attirare lo sguardo con il suo look
da berlina d'oltreoceano. Una palpebra oblunga (come su
SpiderMax) contiene tutte le indicazioni, con in evidenza
l'ampio tachimetro a semicerchio con ottimistico fondo
scala a 180km/h o 110mph. Subito sotto, il display digitale,
tipico per gli scooter Malaguti: si tratta di un'unità
multifunzione, comandata dal manubrio, che mostra in sequenza
un'infinità di funzioni, da quelle più usate
come contachilometri totale e parziale, contagiri, tachimetro,
livello carburante, orologio, a quelle di uso meno frequente
come velocità media, termometro esterno con allarme
ghiaccio, carica batteria, temperatura liquido di raffreddamento
e cambio olio. La navigazione fra le funzioni utilizza
menù e sottomenù e non risulta molto intuitiva,
tanto da rischiare che una buona parte rimanga inutilizzata
dai più. Vanno infine considerate le spie luminose
poste agli estremi del quadrante: luce anabbagliante,
luce abbagliante, indicatori di direzione, riserva carburante,
allarme temperatura liquido refrigerate ed Engine Stop,
mentre altre tre risultano inutilizzate.
I comandi al manubrio sono
i consueti e multicolore che equipaggiano tutti gli scooter
Malaguti e le leve freno sono ben proporzionate.
Passiamo ai vani bagagli
che, si sa, nel caso dei 'ruote alte' difficilmente regalano
sorprese. Al sottosella si accede sbloccandolo dalla chiave
d'accensione (occorre comunque spegnere il motore), qui
troviamo i tappo per il rifornimento
carburante (10 litri), che obbliga quindi a scendere
dalla sella e un modesto vano anteriore che contiene a
fatica anche un casco demi-jet, il nostro Givi ad esempio,
non c'è stato verso di farcelo stare. Anche lo
sportello nel retroscudo, con serratura indipendente,
cela un vano frastagliato e poco sfruttabile, che però
contiene la presa di corrente e i fusibili. A questo punto,
per il trasporto di bagagli non rimane che utilizzare
la pedana piatta (coadiuvata dal gancio con sicura), questa
sì ampia e sfruttabile, tanto che ospita perfettamente
una confezione da sei bottiglie d'acqua minerale, lasciando
spazio per i piedi. È naturalmente possibile utilizzare
l'elegante portapacchi, predisposto per il montaggio del
bauletto opzionale.
Paragonato ai competitor,
non c'è confronto con lo Scarabeo che non prevede
neppure il sottosella, mentre il Beverly fa meglio ospitando
due demi-jet, ma il People 'straccia' tutti alloggiando
un casco integrale e non solo.
Peccato veniale, dato il peso, l'assenza del freno di
stazionamento, mentre troviamo entrambi i cavalletti,
il laterale correttamente dotato di consenso all'accensione.
CICLISTICA
L'imput è stato categorico, Password avrebbe dovuto
avere la pedana piatta, garantendo
al tempo stesso la necessaria stabilità in velocità.
Compito non facile, tanto che la concorrenza (Kymco escluso)
ha preferito adottare una doppia culla d'irrigidimento
e il relativo tunnel, ma attraverso un'accurata progettazione
e lunghe sessioni di 'stress meccanico' si è arrivati
ad un telaio con travi di grande diametro e scatolature
d'irrigidimento che garantiscono la necessaria solidità
strutturale. Il tutto senza appesantire troppo lo scooter
che, con 156kg dichiarati,
si pone ad un livello intermedio fra i competitor.
Le misure caratteristiche sono invece al massimo della
categoria, sia per lunghezza (2.170mm)
che per passo (1.484mm) e
larghezza (760mm come il
Piaggio). Al contrario la sella è posta a 778mm
da terra, quindi la più bassa del lotto.
Venendo al reparto ruote,
i cerchi in lega leggera da 16 pollici, a cinque razze
sdoppiate, calzano pneumatici
Pirelli GTS tubeless da 110/70 e 140/70.
Sostanzioso l'impianto frenante,
di tipo tradizionale, che vede un disco da 270mm davanti
(record di categoria) e un 240mm dietro, 'stretti' rispettivamente
da pinze a doppio e singolo pistoncino.
Infine le sospensioni: una
forcella idraulica con steli da 35mm ed escursione di
110mm e due ammortizzatori regolabili su cinque posizioni,
sempre con 110mm di corsa.
PROPULSORE
Il 'vantaggio' di non produrre motori al proprio interno
è, almeno in alcuni casi, la possibilità
di scegliere quello che più confà alle esigenze
del progetto. In questo caso si è preferito lo
Yamaha/Minarelli da 250cc,
in una versione rivista di quello utilizzato dal Majesty
250. In particolare si è lavorato sulla trasmissione,
visto che questo propulsore si accoppia per la prima volta
ad una ruota motrice da 16 pollici. Ma cambia anche l'albero
a camme e si utilizza un carburatore con diffusore cresciuto
a 30mm. Il risultato è una potenza massima di 15,8kW
a 7.500giri e una coppia di 21Nm
a 6.500giri, comunque molto simile a quella del
propulsore 'originale'. Il Piaggio ha qualcosa in più
come potenza e qualcosa in meno quanto a coppia, mentre
il Kymco risulta decisamente meno prestante.
In generale si tratta di un monocilindrico, monoalbero
a camme in testa con distribuzione a due valvole, raffreddato
a liquido e rispondente alle normative Euro 2 con scarico
catalizzato.
Non vengono dichiarati i consumi e neppure le prestazioni.
TEST SU STRADA
Stresa è in ottima posizione quanto a percorsi
guidati, alle sue spalle si erge infatti il Mottarone,
immancabile meta per una gita che, oltre ad offrire un
panorama spettacolare, presta anche numerose strade, con
curve, controcurve e un asfalto in buone condizioni, per
divertirsi, meglio se durante la settimana. Non è
mancato neppure il traffico del centro e una puntata in
autostrada per saggiare la stabilità sul veloce.
Un'anteprima piuttosto completa quindi, con un chilometraggio
finale vicino ai 200km.
La posizione in sella è
alla portata dei più, oltre che per l'altezza,
anche per la conformazione e la svasatura dei fianchi.
L'imbottitura non ne ha sofferto, ma si nota una leggera
inclinazione che spinge il pilota leggermente in avanti.
Modesto, ma presente, il piccolo appoggio posteriore,
mentre la porzione destinata al passeggero
risulta più rigida e compatta. Aspetto l'occasione
di 'scarrozzare' un passeggero/a per un parere complessivo,
intanto segnalo che le pedane sono del tipo retrattile
e le maniglie inglobate nel portapacchi.
Ritornando a noi, lo spazio sulla pedana non manca, soprattutto
lateralmente, mentre la posizione di guida non richiede
di allungare le gambe. Il busto rimane infatti eretto
e il manubrio si impugna con naturalezza, mentre alle
ginocchia rimane tutto lo spazio necessario, anche ai
più alti.
Pronti via, ecco la prima sorpresa, il variatore attacca
deciso e la progressione
è notevole, ad occhio la più autorevole
della sua classe. Il motore continua a salire velocemente
fino a circa 6.000giri, e giunto a 50km/h cambia
marcia! Si, la trasmissione è a variazione
continua, ma la taratura del variatore sembra simulare
una marcia 'corta' fino a circa 50km/h e una successiva
più 'lunga'. Il tutto accompagnanto da una rumorosità
allo scarico un po' superiore alla media. Inutile dire
che è difficile resistere e ogni partenza è
l'occasione per uno sprint, ideale per lasciarsi alle
spalle il traffico urbano o per uscire veloci dai tornanti.
Viaggiando senza forzare, l'effetto 'cambio' risulta meno
evidente, e la progressione appare più costante.
Il comportamento in curva
è leggermente sovrasterzante, occorre quindi lavorare
di più sul manubrio e anticipare l'inserimento
in curva, quando si cerca una guida spedita, mentre nella
guida turistica non ci si accorgerà di nulla.
Notevoli gli angoli di piega, che mi risulti solo un tester
ha toccato con il cavalletto laterale, e questo è
un ottimo risultato, ma prometto d'impegnarmi di più
alla prossima occasione...
La maneggevolezza nel traffico
più intenso non è ai massimi livelli, come
consuetudine per chi calza ruote da 16", in compenso
l'ampio raggio di sterzo agevola le manovre, anche da
fermo.
Altra piacevole sorpresa sono i freni,
davvero potenti, in particolare il posteriore che riesce
a fermare velocemente lo scooter senza l'aiuto di quello
anteriore, arrivando anche difficilmente al bloccaggio,
pur con una modulabilità non eccelsa. Potente e
modulabile l'anteriore che 'chiude' le frenate con decisione,
portando anche a fondo corsa la forcella, pensata più
per il traffico urbano che per le 'staccate al limite.
Le sospensioni comunque se
la sono cavate egregiamente, anche se come spesso succede
il posteriore è più 'secco' soprattutto
nell'assorbire le piccole asperità, mentre la forcella,
più cedevole, meriterebbe forse un maggiore freno
in compressione, anche se sul pavé va sicuramente
meglio com'è.
Ultimo test quello autostradale,
dove, sfruttando tutto l'acceleratore e anche una leggera
pendenza ho visto i 142km/h
di strumento, ma 135-140 sono sembrati alla sua portata
in ogni condizione.
Con queste andature la pedana piatta era impensabile,
solo pochi anni fa, invece il Password è irreprensibile
sul dritto, richiedendo un po' più d'attenzione
sui curvoni, lasciandolo
correre ed evitando d'attaccarsi al manubrio, in questo
modo si limitano al massimo eventuali oscillazioni, ingenerate
anche dalle malformazioni del fondo. Devo però
dire che, con una guida più consona alla sua destinazione
d'uso, il Password mi ha stupito per la sicurezza che
sa infondere, e da un 'pedana piatta' così prestante
non me lo sarei aspettato.
La protezione aerodinamica
è perfetta per le gambe, dove non arriva praticamente
nessuno spiffero, mentre più limitato è
l'effetto del piccolo cupolino, sufficiente in estate,
ma limitato in inverno.
Qualche vibrazione, soprattutto in partenza localizzata
a cupolino e strumenti, per il resto tutto nella norma.
Purtroppo non ho avuto modo di testare con altrettanta
cura i contendenti italiani, ma il Password esce sicuramente
vincente dal confronto col People, sia per prestazioni
che per guidabilità.
ACCESSORI OPZIONALI
Il bauletto posteriore sarà
praticamente irrinunciabile e infatti non manca un modello
da 35litri, verniciato nei colori dello scooter. Troviamo
naturalmente anche il parabrezza,
ma fin troppo alto e fissato con 'poco simpatiche' aste
metalliche sporgenti. Belli invece i paramani
indipendenti e per maggior sicurezza dai furti c'è
l'antifurto elettronico.
CONCLUSIONI
Per festeggiare i suoi primi 75 anni, un prodotto niente
male: centrato nel segmento più combattuto del
mercato, con estetica personale e qualità costruttiva
di buon livello. Ad una quotazione di 3.890 Euro, leggermente
inferiore alla concorrenza (Kymco escluso), offre prestazioni
eccellenti, una guidabilità sincera e ottimi freni.
Pecca un po' nella disponibilità di spazi, ma esagera
in completezza della strumentazione. Sperando che non
serva mai, offre anche l'assicurazione ACI Global gratuita
per il primo anno e naturalmente la garanzia per due anni.
Disponibile da pochi giorni nella rete di vendita, rappresenta
una valida alternativa ai 'soliti' modelli, con buone
possibilità nella classifica di vendite.
Testo: Fabrizio
Villa
Foto: MCP
e Fabrizio Villa
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