Perché mai, per viaggiare comodi
e sicuri, bisogna acquistare un mezzo con i “fari
a mandorla”? Le proposte offerte dai vari costruttori
sono sempre più provocanti e, con l’andare
del mercato, ci si aspetta sempre qualcosa di più
e di più nuovo che sorpassi a colpi d’abbaglianti
quello che c’è in giro.
Però, a lungo andare, il rischio è che il
mercato sia zeppo di proposte che si assomigliano un po’
tutte tra loro, non solo per i contenuti (che per uno
scooter sono sempre gli stessi tranne qualche eccezione
di nicchia) ma soprattutto per lo stile e l’immagine.
In fondo, gli sforzi dei costruttori, sono epici perché
l’acquirente è diventato esigente e lo scooter-utente
è ormai alla stregua dell’automobilista,
attento ai consumi, alla qualità generale ed allo
stile molto di più di un tempo, quando il mercato
era fatto da tre o quattro marchi e non di più.
E i giapponesi hanno dato un grosso impulso alla creatività
generale, inventando i maxi-scooter ad esempio, con generose
cilindrate e con vani bagagli degni di un taxi inglese.
E i marchi di casa nostra hanno tenuto testa. Madison
di Malaguti è un pezzo di storia, come lo è
la famiglia X9 che, tra alti e bassi, rimane una tra le
pietre miliari della nostra Italia a due ruote automatiche!
E Piaggio, infatti, con l’era Colaninno, vuole mantenere
una linea di congiunzione storica tra utilità (Vespa),
immagine (uno dei marchi storici del motociclismo mondiale)
e futuro (contenuti tecnici e stilistici che fanno tanto
“maestro alle superiori”!).
X8 è una conferma a questa tendenza tutta italiana
di fare scooter che ha pochi ingredienti ma tanta pappa
da mangiare quando è pronta.
Il nuovo nato della Maison di Pontedera è un mezzo
concreto, stilisticamente bello, qualitativamente diverso
dal resto della gamma Piaggio e molto affabile nel feeling
di guida, tutti ingredienti che, come sapete, fanno di
un mezzo un successo.
Da novembre dello scorso anno, data della presentazione,
il Midi Piaggio ha avuto notevoli consensi in e fori il
BelPaese, proponendosi come forse unica alternativa di
taglia grande pur se con un propulsore a bordo ruota che
inneggia al piccolo, con cilindrate di 125 e 200cc che,
a dispetto totale della loro cubatura, sfoderano una grinta
di rispetto.
Il 125cc è quello che stupisce di più. Il
compartimento propulsivo è formato da un ormai
famosissimo L.E.A.D.E.R. con testata a quattro valvole
e catalizzatore per omologazione Euro2. Il regime di rotazione
a “pieno sangue” è alto con i suoi
quasi 8000giri/min ma la spinta in accelerazione pura
è assolutamente spiazzante. Ci si aspetterebbe
un comportamento di spinta un po’ sofferto, con
uno spunto veloce che si fiacca dopo qualche metro, come
la maggior parte dei 125 con la pedana. Invece, sorpresa!
Il bel SerieX si spinge in avanti con una progressione
degna di un 200 e stacca ottimi tempi ma, soprattutto,
appaga chi ha la Patente B e non può quindi gironzolare
con un 250. Un gran bel motore, pronto e con una trasmissione
a punto che, staccando dolce, si rivela progressiva lungo
tutto l’arco d’utilizzo del motore con una
buona pace dei consumi e del bel viaggiare.
Ho provato anche il 200 e, credetemi, la differenza di
circa il 35% di potenza in più tra i due X8 non
si sente quasi. Il 200 è più “rotondo”
e pieno ma lo spunto e l’accelerazione sono le stesse.
Sembra anche più grintoso il 125, che si spinge
col muso più avanti per un bel po’, cedendo
poi quella manciata di km/h in più al fratellone
che fila via fermandosi a circa 125orari, lasciando il
125 dietro al circa 110 con punte più alte se si
sfruttano lunghe galoppate diritte. Non male per un ottavo
di litro, vero?
Il telaio aiuta in modo lodevole il propulsore. Sia il
125 sia il 200 hanno una ciclistica “ibrida”
con ruota anteriore da 14” e posteriore da 12”
(per avere maggiore stiva sottosella). La forcella anteriore
è la medesima del fratello X9 (anche il cerchio,
se è per questo). Il forcellone oscillante posteriore
fa il pari al propulsore ed è in fusione di lega
d’alluminio (bello da vedere) e, combinato a due
ammortizzatori con precarico regolabile, donano stabilità
d’eccellenza al retrotreno. X9, ad esempio, non
fornisce la stessa sensazione di stabilità sull’avantreno
che regala X8, che entra in curva deciso e segue la traiettoria
con apparente semplicità, anche se la tendenza
al sottosterzo è un po’ presente (tendendo
quindi ad allargare la curva) ma non da quasi mai la voglia
di pelare il gas, semmai una volta presa la giusta confidenza,
si possono affrontare le curve veloci come dei treni.
La soluzione della ruota da 12” pollici posteriore
non è per niente sottodimensionata. Il fatto di
avere una gomma da 130 è sinonimo di solidità
su asfalto che è da provare! X8 si butta facile
in curva nonostante il peso non sia poco (si viaggia vicini
ai 170 kg con un minimo di cosette a bordo!) e la cosa
dona sicurezza anche al pilota meno smaliziato.
La frenata è offerta da due dischi (non tre come
su X9) e senza azione integrale. Questa scelta può
sembrare strana, oggi che sembrano tutti votati alla “monoleva”
per arrestarci. Eppure, la modularità è
buona e si possono azionare sinceramente, senza paure,
strizzando di più le leve che sono tarate sul duro
per evitare inutili bloccaggi effetto del “panico-da-stop”!
Una sorta di ABS naturale che evita di sentirsi nervosi
alla guida. Il bloccaggio dell’avantreno non è
cosa da tutti i giorni, su questo mezzo e, la sensazione
di avere due ottimi freni a supporto della nostra sicurezza,
da buoni risultati in termini di gestibilità quotidiana
del veicolo. Le mani, a fine serata, stanno bene!
La posizione di guida è comoda, intuitiva e molto
è lo spazio per gambe e piedi, che stanno su una
lunga pedana che serve anche al passeggero.
Quest’ultimo gode di un buon comfort pur se, la
sua porzione della bella sella in similpelle, forse può
risultare poca per chi è di “seduta larga”.
Invece, il conducente, sta seduto bene, pacioso e comodo
su una sella imbottita sul semirigido che fa bene alle
terga anche se si sta tanto sopra. I piedi si appoggiano
bene a terra e, lo stop&go del traffico, si fa senza
problemi di sorta, senza mai avere paura di non riuscire
a tenere in piedi il Midi.
Solo nelle manovre da fermo si fatica, data la mole ed
il peso che sono decisamente Maxi.
La strumentazione che si gode stando a “cavallo”
(il ponte centrale c’è e sotto troviamo il
serbatoio del carburante, quindi siamo quasi a cavallo,
no?) è piacevole alla vista e completa concretamente:
tachimetro con conta-km parziale e totale, un bell’orologio
grande e analogico, ago per temperatura liquido di raffreddamento,
ago per quantità di benzina a bordo, spie che segnalano
la riserva, sella e portello posteriore aperti, olio,
check motore (per legge sugli Euro2) e led lampeggiante
che segnala che l’immobilizer (di serie) è
attivo e protegge il nostro acquisto dai babau. Insomma,
c’è tutto e c’è perché
è un mezzo serio e pratico, senza computer di bordo
che, tanto, dopo un po’ nessuno usa più!
E sotto la sella? Beh, X8 è nato per sostituire
Exagon. La filosofia di questi mezzi è la praticità.
Infatti, 56litri di capienza sono pratici, che dite? Il
vano è quanto di meglio si possa trovare in circolazione.
E’ lungo e sufficientemente largo per farci stare
la 24ore. E poi, la genialità: due accessi! Uno
è canonico e si mette in pratica azionando un bottoncino
sotto il freno sinistro, azionando la serratura elettrica
che libera la sella, la quale si apre tanto in avanti
presentandoci la porzione anteriore del vano. L’altro
è un bellissimo portellone posteriore (nero su
tutte le versioni).
Si, qui siamo su una station wagon a due ruote! Il riferimento
automobilistico non è un caso. Anche su Exagon
si accedeva ad una bauliera posteriore con un portello
che si apriva verso il basso ma che non era poi così
pratico. Qui, su X8 la musica cambia ed in meglio: il
bel portello nero (su tutte le versioni) si apre verso
l’alto come un portellone d’auto, aprendosi
sulla parte posteriore del vano sottosella, largo e profondo
che ci sta tranquillamente un casco integrale con altro
oggetti. Veramente utile. Il portello ha fattura eccellente.
Si apre con un altro bottoncino, stavolta sotto l’acceleratore.
E’ dotato di una bella guarnizione automobilistica
lungo tutto il perimetro, lo stesso che è superiore
al bel faro posteriore.
Io ci ho stivato dodici bottiglie da 2 litri piene d’acqua,
uno zainetto ed altro oggetti: fantastico!
Lo stile? X8 non vuole rompere gli schemi ma vuole presentarsi
come un Midi Cruiser con dimensioni vicine al Maxi. La
presenza scenica è vincente. Nello specchietto
sembra un T-Max pure più largo (veramente, misure
alla mano) per via di una carenatura anteriore infinita
per un 125-200cc.
La copertura dall’aria è quasi totale a
livello delle gambe e del busto, pecca un poco solo sulla
parte superiore del casco ad alta velocità per
via di un parabrezza sportivo, bello e fumé, che
però crea qualche vortice che si annulla con il
bel parabrezza maggiorato che Piaggio ha studiato come
accessorio.
Il codone è piacevolmente elegante, con due molure
cromate che ne percorrono la lunghezza fino a congiungersi
con il monofanale posteriore.
L’eleganza è, infatti, il vero riferimento
di questo bello scooter: cromature non eccessive ma presenti
ne sottolineano l’immagine snob da compagno di classe
che non sfigura mai in nessun’occasione. Potrete
parcheggiarlo davanti al teatro senza sembrare ridicoli.
I colori sottolineano questa sua vocazione dandy, con
un Argento Ghiaccio, un bel Cachemire (un argento più
caldo), il Nero ed un elegantissimo Rosso Cherry, già
noto in Piaggio e cavallo di battaglia del Beverly 500
(con questo colore è il più venduto).
Insomma, non manca niente per viverlo tutti i giorni con
piacevolezza. Non dimentichiamo il piccolo vanetto anteriore
che contiene due telefoni cellulari, dotato anche di presa
12V per la ricarica degli stessi (che però non
si chiude con la chiave e quindi: meglio non dimenticarci
dentro nulla, non si sa mai!)
Un mezzo bello, con un imponente e potente doppio faro
anteriore, indicatori di direzione luminossimi (sembrano
a led!) e un bel faro-stop posteriore che segnalano a
meraviglia anche a chi ci segue le nostre mosse: sicurezza
è anche questo.
Un mezzo nato per girare senza confini pur se limitato,
nella versione di 125cc, dall’impossibilità
di scorrazzare sicuro in autostrada, dove sarebbe in grado
di filare a 120 di tachimetro senza turbamenti per centinaia
di chilometri, con consumi risibili per il rendimento
che è ottimo.
Insomma, a me è piaciuto parecchio e, se devo essere
sincero, solo in Italia si poteva realizzare un mezzo
tanto intelligente, serio e concreto che subisce ai semafori
le piacevoli angherie dei passanti che mi chiedono “Bello!
E’ un quattrocento??”…
No, è un fantastico 125 che, assieme al fratello
di 200cc, vuole fare tanta strada e già ne sta
facendo parecchia, scalando le classifiche di vendita
mese dopo mese.
Avete visto che per fare un buon Midi, non bisogna per
forza montare i fari “a mandorla”?
Testo a cura di: Benny
Spina
Immagini: CyberScooter
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