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ABBIGLIAMENTO
Casco:
Arai SZ/m
Nolan N83rp
Giacca:
Helite 'HS1 airbag'
Tucano Urbano Xerses
Guanti:
M-Tech M-Tourer

 

 

 

 

 

 

 

 · PIAGGIO X8 400ie
04/05/06
ANTEPRIMA SU STRADA
pag. 1/1

Con il test su strada dell'X8 400ie, diamo il benvenuto al nuovo motore Master da 400cc, una cilindrata ideale per coniugare compattezza e prestazioni con costi contenuti. Il risparmio non riguarda solo la gestione del veicolo, ma anche i costi assicurativi, visto che da 151 a 400cc si spuntano le tariffe più convenienti.
Una cilindrata che ha visto i costruttori giapponesi farla da padrone, fino ad ora (anche nel sol levante oltre questa cilindrata costi e burocrazia vanno alle stelle), ma è certo che questo nuovo modello e il cugino Beverly 400ie daranno uno scossone al segmento e probabilmente alle classifiche in genere.
Tornando allo scooter, si tratta di un'evoluzione dell'X8 che conosciamo, adattato ciclisticamente al nuovo propulsore, con ruota posteriore da 14" e impianto frenante a tre dischi. Immutate le plastiche, i volumi per i bagagli e la strumentazione, 'arricchite' da un prezzo di listino decisamente interessante.

LINEA/DOTAZIONE
Il design è quello presentato al Salone di Parigi dello scorso anno, con un nuovo 'cofano' posteriore verniciato in tinta con la carrozzeria, così come alcune componenti del frontale e un parafango anteriore più filante.
Rispetto al 125/250 perde la fascia cromata laterale e modifica in modo discreto le plastiche della coda.
Lo scooter appare elegante e con una discreta personalità, soprattutto al retrotreno, dove il baule sporgente richiama l'Hexagon, primo esempio di 'modern scooter' italiano. Più ordinario il frontale, dominato dal doppio faro che si allunga fino agli indicatore di direzione. Le plastiche del retroscudo, il cruscotto e altri dettagli denotano semplicità e attenzione al budget.
La strumentazione è infatti di tipo analogico con strumenti grandi e ben leggibili, ma non certo al top per qualità e completezza, con particolare riferimento al contachilometri totale e parziale di tipo meccanico. Da sinistra a destra troviamo il termometro del liquido di raffreddamento, il tachimetro, l'orologio e l'indicatore del livello carburante. La batteria di spie, compresa quella della riserva, è posta orizzontalmente alla base, peccato che venga parzialmente nascosta dal manubrio.
Completi i comandi al manubrio, con la particolarità dei tasti dedicati all'apertura della sella e del baule posteriore, proprio a fianco di clacson e pulsante d'avviamento. Gli stessi vani possono essere aperti anche dalla voluminosa chiave d'avviamento che funge da telecomando. Poco sotto, dal blocchetto d'avviamento dotato di immobilizer, si comanda il bloccasterzo e l'apertura dello sportello sul tunnel dove è celato il tappo del serbatoio carburante (12 litri), ma non solo, anche due leve, meccaniche, per aprire sella e baule posteriore. E con queste fanno tre sistemi diversi per lo stesso obiettivo!
Molto ampia la superficie degli specchi retrovisori, sufficientemente alti per non entrare in conflitto con quelli delle autovetture nel risalire le code urbane.
L'X8 è noto per l'ampio spazio sottosella e in effetti il volume complessivo (56 litri) è quasi a livello della concorrenza giapponese, ma lo spazio non è altrettanto sfruttabile, in particolare dall'apertura posteriore è piuttosto difficile far passare un casco integrale e neppure tutti i modelli. Un altro casco integrale o modulare è ospitato sotto la sella, dove può trovare ricovero anche una borsa 24 ore. Il vano è unico e molto sviluppato in lunghezza, ma non è rivestito e solo parzialmente illuminato.
Un altro piccolo vano è posizionato a sinistra del manubrio, ideale per alloggiare telefonini o apparecchi che necessitano di essere ricaricati attraverso la presa di corrente. Comodo il gancio, con sicurezza, al centro del retroscudo.
Assente, come tradizione Piaggio, il freno di stazionamento, presente, al contrario, la protezione antipioggia per la sella.
Poco riusciti i cavalletti: il laterale ha l'anacronistico ritorno a molla, mentre il centrale è molto arretrato e per questo motivo non fra i più comodi.

CICLISTICA
Il telaio doppia culla era già sovradimensionato e si sposa bene anche al nuovo propulsore, grazie agli adattamenti del caso.
La forcella teleidraulica a perno trascinato ha steli da 35mm e corsa di 94mm, è la stessa unità delle cilindrate inferiori e del Gilera Nexus 250.
Al posteriore lavorano due classici ammortizzatori idraulici, regolabili su quattro posizioni di precarico e con una corsa di 90mm.
L'impianto frenante è di tipo tradizionale e utilizza due dischi da 240mm all'anteriore e uno posteriore, sempre da 240mm, con pinze anteriori flottanti a doppio pistoncino e posteriore a pistoncini contrapposti. L'ABS non è disponibile.
Le ruote sono entrambe da 14 pollici, a differenza dei fratellini che al posteriore ne utilizzano una da 12". La notizia curiosa e positiva è che lo spazio per i bagagli non è diminuito e neppure l'altezza della sella (+ 5mm), a questo punto varrebbe forse la pena fare la stessa operazione su tutte le cilindrate...
I pneumatici tubeless Michelin Gold Standard misurano 120/70 e 140/70, davanti e dietro.
Le dimensioni sono fra le più basse della categoria: 2184mm di lunghezza, 760 di larghezza, con un passo di 1540mm e un peso, allineato, di 198kg.

PROPULSORE
Protagonista assoluto il 399cc M.A.S.T.E.R (Multi-valve Advanced Super Torque Engine Range), ottenuto riducendo l'alesaggio di 6mm. L'operazione non ha compromesso le prestazioni che con 25kW e 37,6Nm a regimi contenuti, sono al top della concorrenza monocilindrica di pari cilindrata. La velocità massima di 155km/h è poi molto interessante, solo 5 meno del 460cc, ma superiore ai competitor.
Il contenimento di cilindrata ha anche influito positivamente sui consumi dichiarati che nel ciclo ECE40 arrivano a 18,5km/litro, 2 più del 460cc.
Ovviamente si tratta di un propulsore omologato Euro 3, dotato di marmitta catalitica con sonda lambda. Alimentato ad iniezione elettronica, con distribuzione monoalbero a quattro valvole e raffreddamento a liquido, dispone di un albero controrotante per contenere le vibrazioni dovute dall'elevata cubatura.
Particolare cura è stata utilizzata nella mappatura della centralina, per ammorbidire la curva di erogazione, ottimizzandola all'utilizzo urbano.
La frizione utilizza le 5 massette comune a tutti i nuovi motori Piaggio, così come i tagliandi, previsti a intervalli di 10.000km.

TEST SU STRADA
Teatro del test il centro di una Milano sempre più trafficata, ma anche una breve fuga in tangenziale. Poco il tempo a disposizione, fra l'altro da dividere con la prova dei Beverly 250 e 400 di cui parleremo a breve, quindi si tratta delle prime impressioni, da integrare quanto prima con una prova completa in tutte le condizioni.
Con i suoi quasi 800mm la sella non è bassissima ed essendo anche piuttosto ampia richiede, come spesso accade, un minimo di 170cm d'altezza. In più la pedana non è sagomata e le pedane del passeggero interferiscono con i polpacci, assieme al cavalletto laterale, durante le soste.
La posizione di guida è naturale, tendenzialmente con il busto diritto e le gambe ad angolo retto, ma è anche possibile allungarle, moderatamente, sulla porzione sollevata di pedana, appoggiandosi all'accenno di schienalino.
Il passeggero è poco sollevato rispetto al pilota e può utilizzare i comodissimi maniglioni rivestiti in materiale plastico, poggiando i piedi su pedane fisse piuttosto lontane.
Tutta l'attenzione è ovviamente rivolta al propulsore, che sia avvia prontamente e pulsa sommesso al minimo. Partire richiede un briciolo in più di rotazione dell'acceleratore, rispetto ai Master 500 più recenti, ma quello che stupisce è la totale assenza di vibrazioni e la dolcezza di erogazione che consente di dosare millimetricamente l'acceleratore. L'obiettivo di urbanizzarne il carattere sembra pienamente riuscita, ma non per questo risulta meno brioso, probabilmente a causa di un albero motore più leggero, sale di giri piuttosto velocemente e non sembra concedere molto al fratellone, mentre nei confronti della concorrenza diretta ha tutte le carte per eccellere. Praticamente assente invece il freno motore.
Il primo responso è quindi positivo, si è perso un briciolo di potenza al cambio di una maggiore trattabilità e piacevolezza in ambito urbano, così come in tangenziale.
Positive anche le sensazioni relative alla ciclistica che appare ben equilibrata e in grado di offrire immediata confidenza, come raramente apprezzato su altri scooter di Pontedera.
Le sospensioni reggono il peso del propulsore senza risultare eccessivamente rigide, e anche la forcella ha una prima corsa sufficientemente morbida per non subire il pavé, poi s'irrigidisce progressivamente per far fronte alle buche più pronunciate.
Discreti i freni, anche se non molto comunicativi, hanno un attacco graduale per evitare bloccaggi indesiderati, poi si potrebbe desiderare maggior mordente all'anteriore.
Fastidioso un piccolo gioco della manopola dell'acceleratore, ottimi gli specchi retrovisori.
Ottima la protezione offerta da scudo e parabrezza, sia aerodinamicamente che dalle avversità atmosferiche.

ACCESSORI
Il parabrezza maggiorato ripara parzialmente anche le mani, ma limita la visuale in caso di pioggia. Il portapacchi posteriore utilizza un sistema basculante per poter sollevare il baule, ma l'operazione non è comodissima e porta a sottoutilizzare il vano posteriore, da utilizzare solo se non si può fare assolutamente a meno del bauletto.
Maggiore sicurezza contro i malintenzionati con l'antifurto elettronico con sirena e/o quello meccanico. Destinati alla protezione del pilota e del veicolo i teli coprigambe e copriscooter. Ci sono poi tre differenti caschi per ogni gusto e tragitto.

COMPETITOR
In ordine alfabetico: l'Honda Silver Wing 400 è unico per via del motore bicilindrico e solidale al telaio, il Suzuki Burgman 400 sfoggia dotazioni e finiture di gran pregio con un equilibrio ciclistico di prim'ordine, lo Yamaha Majesty 400 utilizza un telaio in alluminio, finiture di qualità, ma è un po' lento allo spunto ed è l'unico Euro 2.
Tutti e tre costano decisamente più dell'X8, nei confronti del quale mostrano finiture e dotazioni di livello più elevato, mentre a livello prestazionale dovrebbero equivalersi.

CONCLUSIONI
X8 400ie arriva a collocarsi in una fascia molto interessante del mercato, con prestazioni al top e un prezzo a metà strada fra un 250 e un 400 giapponese. Per ottenere questo risultato si è dovuta fare qualche concessione a livello di finiture e dotazioni, ed è scappata qualche ingenuità, ma c'è la sostanza e il cosiddetto 'value for money'.
L'atteso 399cc è sembrato in ottima forma e in grado di non far rimpiangere il 460cc, soprattutto in città, in attesa di una prova più approfondita sul veloce.
Dimensioni contenute, comfort adeguato e ciclistica intuitiva completano un quadro positivo che potrebbe presagire a ottimi risultati di vendita.

Testo: Fabrizio Villa
Tester: Massimo Montesi, Fabio Scotti, Fabrizio Villa
Foto: Massimo Montesi, Fabrizio Villa, originali Piaggio


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