Si è fatto
un gran parlare di questo innovativo scooter, ma
in circolazione se ne vedono pochissimi.
Quindi ho colto al volo l’occasione prenderlo
in comodato d’uso per un paio di giorni, per
studiarmelo un po’ e farci qualche chilometro.
Il Vectrix
si pone come alternativa ai mezzi tradizionali.
Ma la sua alternatività vuole essere ristretta
al solo propulsore, mantenendo in tutti gli altri
aspetti le caratteristiche che hanno portato alla
diffusione e al successo del fenomeno scooter.
Dal punto di vista “aspetto ed ergonomicità”,
quindi, assolutamente niente da segnalare.
E’ uno scooterone come ce ne sono tanti, non
ha elementi distintivi che ne consentano l’individuazione
a prima vista da parte dei passanti. Beh, l’esemplare
che mi hanno concesso in prova, che aveva percorso
circa 550 km, era rosso brillante e portava tre
grossissime scritte ELECTRIC sulle fiancate e sul
parabrezza, quindi … era ben visibile. Ma
di norma il mezzo non si distingue da scooter analoghi.
La dotazione è quella che ormai si ritiene
standard: freni a disco su entrambe le ruote, strumentazione
completa, parabrezza, vani portaoggetti nel sottosella
e nel retroscudo; in quest’ultimo è
presente una presa per la ricarica di un cellulare.
Nel vano principale, che resta sotto la sella del
passeggero, possono essere riposti, se ben posizionati,
due caschi jet; inoltre viene conservato il cavo
per la connessione ad una presa casalinga per effettuare
il “pieno” di energia elettrica. Purtroppo,
il cavalletto centrale viene montato solo come optional.
E’ da notare una certa sensazione di economicità
delle plastiche: particolarmente lo sportellino
che cela il vano portaoggetti anteriore dà
l’idea di una pericolosa fragilità.
All’occhio dei più esperti salta subito
all’occhio l’abissale differenza rispetto
ad uno scooter tradizionale: la parte meccanica
praticamente … non c’è!
Niente marmitta, niente blocco motore, nessun filtro
dell’aria, nessuna traccia di tappi che chiudano
serbatoi o di oblò per controllare il livello
dell’olio…
Potrebbe sembrare che da una parte della ruota posteriore
sia fissato il tradizionale freno a disco, mentre
dalla parte opposta sia presente un vecchio e grosso
freno a tamburo.
Beh, questo “freno a tamburo”, invece,
è il motore.
Cosa inusuale per uno scooter, si vede il forcellone
oscillante della sospensione posteriore fissato
al telaio: di norma, il forcellone è il motore
stesso …
Si gira la chiave e si accende un cruscotto misto
analogico/digitale, composto da tre strumenti, oltre
a qualche pulsantino in gomma affogato nella plastica.
Al centro un immenso tachimetro analogico, con fondo
corsa a 120 km/h, con un indicatore digitale che
espone la tensione erogata dalle batterie.
A destra, l’ indicatore di livello carica
batteria.
Nello strumento di sinistra un grosso orologio digitale,
il display che informa sull’autonomia residua,
un contachilometri parziale impostabile su due punti
di partenza, e una scritta “Ready”.
Per partire, occorre tirare in sequenza le due leve
dei freni, prima la sinistra e poi la destra, e
mollarle contemporaneamente. Sul quadrante sinistro
appare una grande scritta “GO”, e il
mezzo è pronto a partire. A questo punto,
per far muovere il Vectrix basta dare gas.
Cioè, no, perchè gas non ce ne è:
occorre girare la manopola che in uno scooter normale
sarebbe quella del gas.
Il mezzo
si muove, silenzioso.
Alle basse velocità, in condizioni di traffico
poco rumoroso, l’impressione è la stessa
che si ha con uno scooter tradizionale in discesa
a motore spento: si sente il rotolamento degli pneumatici
che scorrono sull’asfalto, oltre a un rumore
di ingranaggi e parti in movimento; capita anche
di sentire lo sferragliamento delle pastiglie dei
freni che toccano leggermente sui dischi, particolarmente
durante il periodo di assestamento dopo qualche
frenata più brusca del solito.
Ad andature un po’ più normali, si
nota che il motore ha il sibilo proprio dei motori
elettrici, molto simile al classico rumore del tram,
per niente fastidioso!
Ovviamente, superata una certa velocità,
la fonte di rumorosità prevalente diventa
l'aerodinamica. Mancando parti in moto alternato,
non c’è assolutamente nessuna vibrazione.
Dichiarano che il Vectrix raggiunga gli ottanta
km/ora in meno di sette secondi: in attesa di qualcuno
“del mestiere” che faccia le verifiche
strumentali, posso solo dire che il dato pare veritiero.
Veramente dai trenta all'ora arriva in pochissimi
secondi oltre gli ottanta, con una progressione
veramente invidiabile.
Questa è una delle occasioni in cui si evidenzia
la diversa rumorosità.
Aprendo a manetta con uno scooter tradizionale,
il motore arriva subito in regime di coppia massima
e poi il variatore, distendendosi, provvede a far
aumentare la velocità.
Vectrix non ha variatore, e il motore è fissato
direttamente alla ruota.
E’ monomarcia: quando si va piano il motore
gira poco, più si accelera e più il
motore sale di regime; in pratica, il numero di
giri del motore è sempre proporzionale alla
velocità.
Quindi l'accelerazione ha lo stesso carattere di
una motocicletta che abbia cambio meccanico ma una
marcia sola: sentire il motore che sale di giri
mentre si accelera per uno scooterista è
sicuramente inusuale.
Esclusivo e inimitabile da scooter tradizionali
il sistema “DAaRT”, integrato nella
manopola del gas. In pratica, girandola al contrario
superato il normale fondo corsa, si attiva un freno
elettrico che, oltre a rallentare il mezzo, provvede
alla ricarica delle batterie. Ovviamente l’azione
frenante si svolge esclusivamente sulla ruota posteriore,
e, per chi è correttamente abituato ad utilizzare
sempre entrambi i freni, il rallentamento dà
una sensazione di instabilità, come se qualcuno
tirasse lo scooter da dietro. Occorre in ogni caso
fare l’abitudine al comando; personalmente,
mi è capitato di avere qualche attimo di
incertezza nel momento di utilizzare il freno anteriore.
La mano destra, infatti, è utilizzata per
dosare il contro-gas e il movimento necessario per
distoglierla e andare a cercare la leva non è
per niente automatico; va a finire che si pinza
con troppa foga il comando del freno posteriore,
causando il blocco della ruota. Vedrei molto bene,
visto la destinazione utilitaria dello scooter,
l’installazione di un sistema di frenata integrale
comandato dalla leva sinistra.
Insistendo da fermo con la manopola "alla rovescia",
il Vectrix fa pure la retromarcia...
Un discorso
a parte e sicuramente necessario è quello
legato all’autonomia.
Appena preso il mezzo, nel tardo pomeriggio, l’indicatore
di autonomia residua esponeva 78 km.
Preso dall’ebbrezza della novità, non
ho annotato i km indicati, e mi sono lanciato nella
prova su strada.
La carica della batterie è terminata dopo
un’ora e un quarto di utilizzo.
La guida non è stata sicuramente improntata
al risparmio: ho raggiunto varie volte la massima
velocità del mezzo e non ho lesinato nelle
accelerazioni; visto l’uso prevalentemente
cittadino, non penso comunque di aver percorso più
di una cinquantina di km…
Quando l’autonomia indicata è scesa
sotto i 25 km, è entrato in azione un sistema
“di protezione”, che ha privilegiato
la percorrenza rispetto alle prestazioni. Insomma,
accelerazione a livello di cinquantino e velocità
massima 70 all’ora. Ho voluto provare l’ebbrezza
di “restare a secco”, e ho continuato
a percorrere le strade del mio quartiere, pronto
a dirigermi verso casa con le ultime energie della
carica.
La cosa è stata abbastanza traumatica, perché
l’indicatore dell’autonomia è
balzato improvvisamente da 19 km a zero, e le ultime
tre tacche del display che indica la carica delle
batterie sono scomparse contemporaneamente!
Sfruttando gli ultimi elettroni rimasti nelle batterie,
sono riuscito a percorrere gli ultimi due km per
arrivare a casa, e ho messo il mezzo in carica.
Per la carica occorre semplicemente attaccare la
spina. E’ questa la fase forse più
rumorosa del Vectrix, perché partono due
ventole per il raffreddamento delle batterie, che
continuano ad essere attive fino al completamento
dell’operazione.
Il caricabatterie integrato nel Vectrix consuma
1,5 Kw, quindi occorre fare attenzione a non sovraccaricare
l’impianto di casa.
Il giorno dopo ho fatto qualche prova di consumo
più documentata.
L’indicatore della carica era al massimo,
ed esponeva un’autonomia di 81 km.
Prima prova: guida stile “pensionato con cappello”.
Accelerazioni “soft”, mai oltre i 50
all’ora, rallentamenti tranquilli utilizzando
il più possibile il sistema di recupero di
energia. Dopo mezz’oretta, il contachilometri
parziale indicava 18 km, e l’autonomia era
scesa a 63: perfettamente in linea!
Tornato a casa, ho allacciato il mezzo alla presa
di corrente.
Dopo un paio d’ore ho ripreso il Vectrix,
che nel frattempo si era ricaricato completamente.
Indicatore di autonomia ancora a 81 km.
Stavolta guida “normale”, la stessa
con la quale riesco a fare più di 21 km/litro
con il mio scooter 250 attuale. Qualche accelerazione
a pieno gas, qualche sorpasso… insomma, la
stessa guida che tutti utilizziamo, senza ricercare
prestazioni esagerate o pericolose nell’ambito
urbano, ma senza lanciarsi in “economy drive”.
Suppergiù nella stessa mezz’ora di
utilizzo ho percorso 22 km, ma stavolta l’indicatore
di autonomia è sceso a 49 km residui, e le
tacche sul display si sono avvicinate alla metà:
quindi, ha perso 32 km di autonomia teorica rispetto
al pieno, consumando circa il 50% in più…
Ultima prova,
l’uso extra-urbano.
Percorso di una quarantina di km, a velocità
costante tra i 60 e i 70 all’ora, seguendo
il flusso del traffico. Anche in questo caso, l’autonomia
residua si è scaricata precisamente rispetto
ai km percorsi, quindi posso ipotizzare un consumo
analogo alla “guida con cappello” esposta
prima. Particolare da annotare: nel percorso era
compreso uno “scollinamento” lungo una
decina di km.
Durante la salita, pur mantenendo la velocità
costante, il consumo si è rivelato superiore,
e l’indicatore di autonomia è sceso
maggiormente rispetto ai km percorsi; ma durante
la successiva discesa, tutta eseguita a gas chiuso
e utilizzando il freno motore elettrico, pur percorrendo
diversi chilometri, l’autonomia si è
mantenuta fissa sul valore indicato alla fine della
salita.
Direi quindi, con una certa approssimazione ma in
base a dati di fatto, che una carica completa del
Vetrix può durare fino a 70/80 km se usato
“con i guanti” o in ambito extraurbano,
una cinquantina se usato “normale”,
e ancora di meno se utilizzato “alla disperata”.
Sono dati molto vicini a quelli pubblicizzati dalla
casa produttrice, che dichiara una percorrenza di
110 km a 40 all’ora costanti (situazione estremamente
teorica), o da 56 a 88 km in funzione
del regime di guida.
Conclusioni finali.
Effettivamente, la tecnologia
di Vectrix è il futuro.
E' un mezzo nuovo, che deve essere considerato differente
dagli altri scooter; i parametri usuali (cilindrata,
potenza, eccetera) perdono ogni riferimento.
L’autonomia potrebbe essere sufficiente per
un uso prettamente urbano; con un minimo di organizzazione
(leggi: qualcuno che ti presti una presa di corrente
una volta giunto a destinazione, per fare “il
pieno” per il ritorno) potrebbe anche essere
utilizzato per brevi gite fuori porta.
A quanto mi hanno spiegato, il Vectrix è
ufficialmente paragonabile a un 125 cc ( 11 kw,
quindi guidabile quindi con patente B), ma è
utilizzabile in autostrada e su tangenziali se il
guidatore è in possesso di patente A.
Al lancio commerciale, Vectrix veniva venduto con
una formula “all inclusive”della durata
di quattro anni, comprendente financo l’assicurazione
furto incendio e la Rca: praticamente lasciava a
carico del proprietario solo i materiali di consumo
(pneumatici e pastiglie freni), oltre ovviamente
all’irrisorio costo della ricarica elettrica.
A queste condizioni, Vectrix costava 6299 euro subito
e 48 rate mensili da 149: siamo oltre i 13000 euro…
La formula non pare aver incontrato il favore del
pubblico, e oggi il mezzo si può acquistare
a 10575 euro, e poi arrangiarsi da soli per tutto
il resto; in ogni caso, c’è la garanzia
di legge di 24 mesi.
Fino a metà maggio 2008, è stata lanciata
una campagna promozionale che prevede l’acquisto
di Vectrix a 8690 euro, rottamando un ciclomotore
euro 0 o euro 1.
Il “trend” al ribasso è sicuramente
notevole, ed effettivamente lo scooter elettrico
comincia a diventare sempre più interessante.
Secondo me, occorre solo aspettare che la tecnologia
permetta l’uso di batterie più performanti,
non in termini di prestazioni, ma in termini di
autonomia.
Io ho le mie idee e le mie convinzioni, condivisibili
o no, e sarei disposto a spendere un po' di più,
pur di avere l'impressione (non ho le competenze
tecniche per dire "la certezza") di inquinare
di meno.
Un doveroso ringraziamento è
dovuto alla A.Engineering srl di Verbania, che mi
ha concesso il mezzo per la prova.
Testo e foto: Vinicio
Loncagni
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