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 · VECTRIX ELECTRIC
by Vinicio Loncagni
08/04/008

Si è fatto un gran parlare di questo innovativo scooter, ma in circolazione se ne vedono pochissimi.
Quindi ho colto al volo l’occasione prenderlo in comodato d’uso per un paio di giorni, per studiarmelo un po’ e farci qualche chilometro.

Il Vectrix si pone come alternativa ai mezzi tradizionali.
Ma la sua alternatività vuole essere ristretta al solo propulsore, mantenendo in tutti gli altri aspetti le caratteristiche che hanno portato alla diffusione e al successo del fenomeno scooter.
Dal punto di vista “aspetto ed ergonomicità”, quindi, assolutamente niente da segnalare.
E’ uno scooterone come ce ne sono tanti, non ha elementi distintivi che ne consentano l’individuazione a prima vista da parte dei passanti. Beh, l’esemplare che mi hanno concesso in prova, che aveva percorso circa 550 km, era rosso brillante e portava tre grossissime scritte ELECTRIC sulle fiancate e sul parabrezza, quindi … era ben visibile. Ma di norma il mezzo non si distingue da scooter analoghi.
La dotazione è quella che ormai si ritiene standard: freni a disco su entrambe le ruote, strumentazione completa, parabrezza, vani portaoggetti nel sottosella e nel retroscudo; in quest’ultimo è presente una presa per la ricarica di un cellulare. Nel vano principale, che resta sotto la sella del passeggero, possono essere riposti, se ben posizionati, due caschi jet; inoltre viene conservato il cavo per la connessione ad una presa casalinga per effettuare il “pieno” di energia elettrica. Purtroppo, il cavalletto centrale viene montato solo come optional. E’ da notare una certa sensazione di economicità delle plastiche: particolarmente lo sportellino che cela il vano portaoggetti anteriore dà l’idea di una pericolosa fragilità.
All’occhio dei più esperti salta subito all’occhio l’abissale differenza rispetto ad uno scooter tradizionale: la parte meccanica praticamente … non c’è!
Niente marmitta, niente blocco motore, nessun filtro dell’aria, nessuna traccia di tappi che chiudano serbatoi o di oblò per controllare il livello dell’olio…
Potrebbe sembrare che da una parte della ruota posteriore sia fissato il tradizionale freno a disco, mentre dalla parte opposta sia presente un vecchio e grosso freno a tamburo.
Beh, questo “freno a tamburo”, invece, è il motore.
Cosa inusuale per uno scooter, si vede il forcellone oscillante della sospensione posteriore fissato al telaio: di norma, il forcellone è il motore stesso …
Si gira la chiave e si accende un cruscotto misto analogico/digitale, composto da tre strumenti, oltre a qualche pulsantino in gomma affogato nella plastica.
Al centro un immenso tachimetro analogico, con fondo corsa a 120 km/h, con un indicatore digitale che espone la tensione erogata dalle batterie.
A destra, l’ indicatore di livello carica batteria.
Nello strumento di sinistra un grosso orologio digitale, il display che informa sull’autonomia residua, un contachilometri parziale impostabile su due punti di partenza, e una scritta “Ready”.
Per partire, occorre tirare in sequenza le due leve dei freni, prima la sinistra e poi la destra, e mollarle contemporaneamente. Sul quadrante sinistro appare una grande scritta “GO”, e il mezzo è pronto a partire. A questo punto, per far muovere il Vectrix basta dare gas.
Cioè, no, perchè gas non ce ne è: occorre girare la manopola che in uno scooter normale sarebbe quella del gas.

Il mezzo si muove, silenzioso.
Alle basse velocità, in condizioni di traffico poco rumoroso, l’impressione è la stessa che si ha con uno scooter tradizionale in discesa a motore spento: si sente il rotolamento degli pneumatici che scorrono sull’asfalto, oltre a un rumore di ingranaggi e parti in movimento; capita anche di sentire lo sferragliamento delle pastiglie dei freni che toccano leggermente sui dischi, particolarmente durante il periodo di assestamento dopo qualche frenata più brusca del solito.
Ad andature un po’ più normali, si nota che il motore ha il sibilo proprio dei motori elettrici, molto simile al classico rumore del tram, per niente fastidioso!
Ovviamente, superata una certa velocità, la fonte di rumorosità prevalente diventa l'aerodinamica. Mancando parti in moto alternato, non c’è assolutamente nessuna vibrazione.
Dichiarano che il Vectrix raggiunga gli ottanta km/ora in meno di sette secondi: in attesa di qualcuno “del mestiere” che faccia le verifiche strumentali, posso solo dire che il dato pare veritiero. Veramente dai trenta all'ora arriva in pochissimi secondi oltre gli ottanta, con una progressione veramente invidiabile.
Questa è una delle occasioni in cui si evidenzia la diversa rumorosità.
Aprendo a manetta con uno scooter tradizionale, il motore arriva subito in regime di coppia massima e poi il variatore, distendendosi, provvede a far aumentare la velocità.
Vectrix non ha variatore, e il motore è fissato direttamente alla ruota.
E’ monomarcia: quando si va piano il motore gira poco, più si accelera e più il motore sale di regime; in pratica, il numero di giri del motore è sempre proporzionale alla velocità.
Quindi l'accelerazione ha lo stesso carattere di una motocicletta che abbia cambio meccanico ma una marcia sola: sentire il motore che sale di giri mentre si accelera per uno scooterista è sicuramente inusuale.
Esclusivo e inimitabile da scooter tradizionali il sistema “DAaRT”, integrato nella manopola del gas. In pratica, girandola al contrario superato il normale fondo corsa, si attiva un freno elettrico che, oltre a rallentare il mezzo, provvede alla ricarica delle batterie. Ovviamente l’azione frenante si svolge esclusivamente sulla ruota posteriore, e, per chi è correttamente abituato ad utilizzare sempre entrambi i freni, il rallentamento dà una sensazione di instabilità, come se qualcuno tirasse lo scooter da dietro. Occorre in ogni caso fare l’abitudine al comando; personalmente, mi è capitato di avere qualche attimo di incertezza nel momento di utilizzare il freno anteriore. La mano destra, infatti, è utilizzata per dosare il contro-gas e il movimento necessario per distoglierla e andare a cercare la leva non è per niente automatico; va a finire che si pinza con troppa foga il comando del freno posteriore, causando il blocco della ruota. Vedrei molto bene, visto la destinazione utilitaria dello scooter, l’installazione di un sistema di frenata integrale comandato dalla leva sinistra.
Insistendo da fermo con la manopola "alla rovescia", il Vectrix fa pure la retromarcia...

Un discorso a parte e sicuramente necessario è quello legato all’autonomia.
Appena preso il mezzo, nel tardo pomeriggio, l’indicatore di autonomia residua esponeva 78 km.
Preso dall’ebbrezza della novità, non ho annotato i km indicati, e mi sono lanciato nella prova su strada.
La carica della batterie è terminata dopo un’ora e un quarto di utilizzo.
La guida non è stata sicuramente improntata al risparmio: ho raggiunto varie volte la massima velocità del mezzo e non ho lesinato nelle accelerazioni; visto l’uso prevalentemente cittadino, non penso comunque di aver percorso più di una cinquantina di km…
Quando l’autonomia indicata è scesa sotto i 25 km, è entrato in azione un sistema “di protezione”, che ha privilegiato la percorrenza rispetto alle prestazioni. Insomma, accelerazione a livello di cinquantino e velocità massima 70 all’ora. Ho voluto provare l’ebbrezza di “restare a secco”, e ho continuato a percorrere le strade del mio quartiere, pronto a dirigermi verso casa con le ultime energie della carica.
La cosa è stata abbastanza traumatica, perché l’indicatore dell’autonomia è balzato improvvisamente da 19 km a zero, e le ultime tre tacche del display che indica la carica delle batterie sono scomparse contemporaneamente!
Sfruttando gli ultimi elettroni rimasti nelle batterie, sono riuscito a percorrere gli ultimi due km per arrivare a casa, e ho messo il mezzo in carica.
Per la carica occorre semplicemente attaccare la spina. E’ questa la fase forse più rumorosa del Vectrix, perché partono due ventole per il raffreddamento delle batterie, che continuano ad essere attive fino al completamento dell’operazione.
Il caricabatterie integrato nel Vectrix consuma 1,5 Kw, quindi occorre fare attenzione a non sovraccaricare l’impianto di casa.
Il giorno dopo ho fatto qualche prova di consumo più documentata.
L’indicatore della carica era al massimo, ed esponeva un’autonomia di 81 km.
Prima prova: guida stile “pensionato con cappello”.
Accelerazioni “soft”, mai oltre i 50 all’ora, rallentamenti tranquilli utilizzando il più possibile il sistema di recupero di energia. Dopo mezz’oretta, il contachilometri parziale indicava 18 km, e l’autonomia era scesa a 63: perfettamente in linea!
Tornato a casa, ho allacciato il mezzo alla presa di corrente.
Dopo un paio d’ore ho ripreso il Vectrix, che nel frattempo si era ricaricato completamente.
Indicatore di autonomia ancora a 81 km.
Stavolta guida “normale”, la stessa con la quale riesco a fare più di 21 km/litro con il mio scooter 250 attuale. Qualche accelerazione a pieno gas, qualche sorpasso… insomma, la stessa guida che tutti utilizziamo, senza ricercare prestazioni esagerate o pericolose nell’ambito urbano, ma senza lanciarsi in “economy drive”.
Suppergiù nella stessa mezz’ora di utilizzo ho percorso 22 km, ma stavolta l’indicatore di autonomia è sceso a 49 km residui, e le tacche sul display si sono avvicinate alla metà: quindi, ha perso 32 km di autonomia teorica rispetto al pieno, consumando circa il 50% in più…

Ultima prova, l’uso extra-urbano.
Percorso di una quarantina di km, a velocità costante tra i 60 e i 70 all’ora, seguendo il flusso del traffico. Anche in questo caso, l’autonomia residua si è scaricata precisamente rispetto ai km percorsi, quindi posso ipotizzare un consumo analogo alla “guida con cappello” esposta prima. Particolare da annotare: nel percorso era compreso uno “scollinamento” lungo una decina di km.
Durante la salita, pur mantenendo la velocità costante, il consumo si è rivelato superiore, e l’indicatore di autonomia è sceso maggiormente rispetto ai km percorsi; ma durante la successiva discesa, tutta eseguita a gas chiuso e utilizzando il freno motore elettrico, pur percorrendo diversi chilometri, l’autonomia si è mantenuta fissa sul valore indicato alla fine della salita.
Direi quindi, con una certa approssimazione ma in base a dati di fatto, che una carica completa del Vetrix può durare fino a 70/80 km se usato “con i guanti” o in ambito extraurbano, una cinquantina se usato “normale”, e ancora di meno se utilizzato “alla disperata”.
Sono dati molto vicini a quelli pubblicizzati dalla casa produttrice, che dichiara una percorrenza di 110 km a 40 all’ora costanti (situazione estremamente teorica), o da 56 a 88 km in funzione del regime di guida.

Conclusioni finali.
Effettivamente, la tecnologia di Vectrix è il futuro.
E' un mezzo nuovo, che deve essere considerato differente dagli altri scooter; i parametri usuali (cilindrata, potenza, eccetera) perdono ogni riferimento.
L’autonomia potrebbe essere sufficiente per un uso prettamente urbano; con un minimo di organizzazione (leggi: qualcuno che ti presti una presa di corrente una volta giunto a destinazione, per fare “il pieno” per il ritorno) potrebbe anche essere utilizzato per brevi gite fuori porta.
A quanto mi hanno spiegato, il Vectrix è ufficialmente paragonabile a un 125 cc ( 11 kw, quindi guidabile quindi con patente B), ma è utilizzabile in autostrada e su tangenziali se il guidatore è in possesso di patente A.
Al lancio commerciale, Vectrix veniva venduto con una formula “all inclusive”della durata di quattro anni, comprendente financo l’assicurazione furto incendio e la Rca: praticamente lasciava a carico del proprietario solo i materiali di consumo (pneumatici e pastiglie freni), oltre ovviamente all’irrisorio costo della ricarica elettrica.
A queste condizioni, Vectrix costava 6299 euro subito e 48 rate mensili da 149: siamo oltre i 13000 euro…
La formula non pare aver incontrato il favore del pubblico, e oggi il mezzo si può acquistare a 10575 euro, e poi arrangiarsi da soli per tutto il resto; in ogni caso, c’è la garanzia di legge di 24 mesi.
Fino a metà maggio 2008, è stata lanciata una campagna promozionale che prevede l’acquisto di Vectrix a 8690 euro, rottamando un ciclomotore euro 0 o euro 1.
Il “trend” al ribasso è sicuramente notevole, ed effettivamente lo scooter elettrico comincia a diventare sempre più interessante. Secondo me, occorre solo aspettare che la tecnologia permetta l’uso di batterie più performanti, non in termini di prestazioni, ma in termini di autonomia.
Io ho le mie idee e le mie convinzioni, condivisibili o no, e sarei disposto a spendere un po' di più, pur di avere l'impressione (non ho le competenze tecniche per dire "la certezza") di inquinare di meno.

Un doveroso ringraziamento è dovuto alla A.Engineering srl di Verbania, che mi ha concesso il mezzo per la prova.

Testo e foto: Vinicio Loncagni


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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