Del SilverWing
si è detto e si dice tanto, ma credo che
solo chi lo cavalca ha quelle non trasmissibili
sensazioni di… serenità.
Io ne sono fortunato possessore e devo dire che
dopo due anni e 12.000 km mi piace ancora molto,
anzi di più. Quando mi presentai dal concessionario
Honda per ritirarlo, ricordo benissimo una frase
magica di Massimiliano, il mio meccanico di fiducia:
“con questo puoi frenare anche in curva”.
Adesso, io ho avuto qualche moto e qualche scooter,
ma non mi ritengo assolutamente un professionista
delle due ruote, anzi, faccio ancora errori nell’inserimento
in curva e talvolta non sono disciplinato come dovrei.
Ho cercato comunque di interpretare quella frase
e credo, a ragione, che il SilverWing appartenga
ad un livello superiore.
Quando ho obiettato sul consumo di carburante, Max
mi ha riportato quello che dicono i sacri testi:
è potente, è pesante, quindi beve.
Ma ha aggiunto anche la sua perla di saggezza:
il SilverWing ti fa venire la voglia di smanettare,
ed è per questo che consuma tanto. Verissimo!!
Ed è il primo avvertimento che mi sento di
condividere: occhio al gas, soprattutto se siamo
alle prime armi. Il motore è poderoso e spinge
tanto da subito, il che è una delizia per
la facilità con cui questo mezzo riesce a
disimpegnarsi in sorpassi e salite, ma non bisogna
mai sottovalutarlo (in città si rischia di
trovarsi a 100 km/h senza preavviso!!).
In autostrada si viaggia tranquilli e senza patemi
o complessi di inferiorità. A 6000 giri/min.
si è “ancora” a 120 km/h indicati,
e se la strada e la coscenza consentono una crociera
di 150 km/h indicati, mettetevi pure comodi a 7200
giri/min. e calcolate un po’ di benzina in
più: avrete ancora ottimi margini di disimpegno
anche in salita.
Il limitatore interrompe l’alimentazione di
carburante a circa 8.500 giri/min., ma siamo già
a 185 km/h indicati (credo corrisponda a 165 km/h
effettivi).
Guidabilità/confort
L’avevo letto e lo confermo: massa e ingombro
svaniscono non appena salite in sella.
E’ una sorta di magia (come cantavano i Queen),
ma è la verità. Sembra più
piccolo e più leggero di ciò che le
dimensioni suggeriscono. L’ho trovato persino
relativamente agile (lo utilizzo anche per fare
la spesa) e comunque molto comodo e rilassante.
Ha in sintesi una fondamentale capacità di
accoglierti nel suo grembo e farti suo, offrendoti
quella sensazione di appartenenza e, soprattutto,
di sicurezza che le due ruote dovrebbero sempre
trasmettere.
Se vuoi passeggiare ti asseconda; se vuoi andare
forte, ti asseconda. Resta sempre prevedibile e
facile da gestire. Le sospensioni sono un po’
morbide e te ne accorgi nei curvoni autostradali,
ma sono frutto di quel compromesso che è
il maxi scooter: un ibrido a due ruote che si muove
disinvolto tra i pacchi della spesa, la gita fuori
porta e il viaggio impegnativo.
Spazio
Più che abbondante il sottosella, buoni i
vani cruscotto (un po’ delicata l’apertura
di quello destro). Il bauletto lo consiglio comunque
perché risolve non soltanto gli eventuali
ulteriori problemi di spazio, ma anche quelli della
conformazione irregolare del sottosella. Quello
originale appare un po’ sottotono, molto migliore
un fidato GiVi che ormai tutti conoscono.
Passeggero
E’ molto comodo (e se lo dice mia moglie è
vero!); sella, schienale, angolo gambe e poggiapiedi
sono ok.
Conclusioni
Costa tanto e consuma un pò, per il resto
è uno scooter equilibrato e versatile. E’
il mezzo ideale per chi vuole tutto in uno. Se posso
azzardare un paragone, è il Transalp degli
scooter: se non esistesse bisognerebbe inventarlo.
TURISMO
Latina - Nemi e ritorno, un tranquillo pomeriggio
sui colli di Roma.
Ore 12:00 – io e Angela inforchiamo “ala
d’argento” e da Latina facciamo rotta
nord, destinazione Nemi, ridente paesino della provincia
di Roma, arroccato a 400 metri di altitudine sopra
l’omonimo laghetto vulcanico.
La giornata è inizialmente soleggiata, ma
lasciamo Frascati già con poco sole, la via
dei laghi poi è coperta anche dalla fitta
e bellissima vegetazione. Dopo qualche decina di
km di strade tortuose giungiamo alla meta, piccola
e deliziosa come me l’aspettavo.
Se vi piacciono quei paesucoli da cartolina con
aria fresca e pulita, con tanti negozietti e souvenir,
e soprattutto con una trattoria ogni 12 metri, siete
anche voi arrivati alla meta. Se invece non siete
interessati a tutto ciò, il posto vi piacerà
ugualmente, specie dopo che il languore delle 13
e 15 e i profumi della cucina locale vi hanno fatto
voltare lo sguardo verso il ristorante La Rosa,
del Sig. Ezio.
All’ingresso vi accoglie uno stanzino stracolmo
di ogni bendiddio (salumi, insaccati, pasta secca,
conserve, antipasti, etc.). Ezio ci fa accomodare
e accogliamo felici e subito i suoi suggerimenti
culinari. Dopo l’eccellente antipasto del
luogo, arriva un tris di primi molto fantasioso,
anche nel nome (mi pare ci fosse uno “schiaffoni
alla bastarda…”). Segue una bistecca
spaziale, oltre un kg di tenerissima Chianina che
fino a quel momento avevo assaporato soltanto a
Firenze… Le fragoline di bosco con panna chiudono
il tutto. Il conto è congruo alla qualità
(alta) e all’ambiente (molto accogliente e
familiare); il valore aggiunto è lo stesso
Sor Ezio, che vi fa sentire “graditissimi
ospiti in casa vostra”!
La passeggiata per il borgo e un buon caffè
sono d’obbligo, ma il tempo sembra non si
metta bene. Decidiamo quindi di fare due acquisti
e dare un’occhiata rapida ai giardini comunali,
per poi pensare al rientro.
Non pioverà, ma il fresco della zona collinare
c’è tutto, decidiamo quindi di cambiare
abbigliamento e di rimetterci in sella con rotta
opposta.
Il viaggio per Latina è breve e piacevole,
con il tepore estivo che ci accarezza nuovamente
adesso che siamo scesi al livello del mare. Alle
17:00 siamo a casa, felici e soddisfatti, dopo 5
ore, 70 km e un pranzetto come ne ho fatti pochi.
Il SilverWing non se ne è nemmeno accorto,
e a noi sta bene così.
Testo: Roberto
D. M.
Foto: originali Honda
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