· SU STRADA Ritiro lo scooter al 'quartier generale' di Cerro Maggiore e dopo le spiegazioni di rito comincio a familiarizzare con questa nuova declinazione di scooter a tre ruote.
Qui non c'è il rito di mettere e togliere lo scooter dal cavalletto centrale, perché Quadro sta in piedi da solo, grazie al blocco rollio comandato dalla leva rossa nel retroscudo, che attiva anche il freno di stazionamento. Naturalmente si può comunque issarlo sul centrale, che richiede un certo sforzo, ma alla fine verrà utilizzato solo nelle lunghe soste, evitando dilasciare costantemente in pressione l'impianto idraulico.
Per posizionarmi in sella ho trovato più comodo salire e scendere 'alla motociclista', passando la gamba sulla sella del passeggero, visto che lo spazio sopra al tunnel non è molto.
Apprezzo subito la scelta della sella 'bassa', che con 780mm dal suolo in realtà va considerata nella media, consentendo di poggiare entrambi i piedi a terra a partire dal 'metro e settanta' in su.
Quello che si nota immediatamente dopo lo sblocco è che 350D tende comunque a rimanere in piedi da solo e inclinandolo lateralmente non 'precipita' come accade con qualunque moto/scooter, MP3 compreso, ma viene frenato dall'impianto idraulico e arrivando al limite massimo d'inclinazione, rimane appoggiato sulle ruote, da solo, senza ribaltarsi.
Un innegabile aiuto a chi non ha dimestichezza con le due ruote, che troverà un approccio decisamente più frendly rispetto all'equilibrio precario offerto dai 2/3 ruote disponibili fino ad ora. Naturalmente non va dimenticato di aver a che fare con un veicolo da oltre 200kg, quindi, soprattutto i neofiti, dovranno approcciarlo con il necessario rispetto.
La sella mi accoglie con un gradevole schienale,purtroppo non regolabile, le braccia si allungano moderatamente ad impugnare un manubrio più largo della media e le gambe si posizionano ad angolo retto, con i piedi sulla loro modesta porzione di pedana, impossibilitati ad avanzare, anzi, con il pedale del freno sul lato destro ad 'ingombrare'.
Il motore si avvia con un borbottio contenuto, ma con una rumorosità meccanica percepibile, tengo premuta la leva del freno destro, sgancio la leva del blocco e senza necessità di poggiare i piedi a terra posso accelerare e partire.
Anche in movimento continua la sensazione che lo 'scooter' stia in piedi (quasi) da solo e in effetti al primo accenno di curva 350D è piuttosto restio a seguire l'ordine impartito. L'azione sul manubrio deve essere più energica, meglio se accompagnata da un modesto spostamento del corpo verso l'interno curva.
Le sensazioni raccolte nel breve test al Motor Bike Expo di Verona sembrano confermate: la stabilità è incredibile, quasi automobilistica, ma per farlo curvare bisogna impegnarsi.
Con queste sensazioni m'avvio verso l'autostrada che mi riporterà a Milano, trovo un paio di rotonde che affronto cercando di anticipare la piega e lo scooter s'inserisce, mi aiuto spostando il peso del corpo all'interno, vinco il sovrasterzo e ripeto l'operazione sul lato opposto per guadagnare l'uscita, un po' impegnativo.
L'ingresso in autostrada mi rilassa, ruoto l'acceleratore con generosità e arrivato a 120/130km/h scopro l'altra faccia della medaglia, 350D viaggia stabile come un autotreno, nulla sembra scalfirlo, imperfezioni dell'asfalto, scie delle automobili veloci o turbolenze generate dai TIR più lenti. Si potrebbe viaggiare quasi senza mani con una percezione di sicurezza davvero mai provata su due ruote.
Ma l'autostrada dura poco e per non dare tregua al 3 ruote di Marabese punto al centro di Milano, mi butto nel traffico caotico di Corso Buenos Aires prima e viale Monza poi, tagliando verso nord tutta la città.
Nel traffico, l'ingombro della carreggiata anteriore è un limite impegnativo per guadagnare terreno fra le macchine e sommato alla modesta maneggevolezza, mi costringe più volte ad accodarmi, lasciando svicolare scooter e moto meno ingombranti.
Quando arrivo a parcheggiare nel box sono provato e un po' scoraggiato, va bene la stabilità eccezionale, ma nel traffico è veramente dura, sia per gli ingombri che per la difficoltà nel piegare e raddrizzare lo scooter, quasi fosse una Laverda 1000 degli anni settanta.
Mai fermarsi alle prime impressioni però!
Ci dormo sopra e l'indomani decido di metterlo alla prova nell'extraurbano su una strada che conosco bene.
Superstrada fino a Lecco e lungolago fino a Varenna dove parte un percorso ad anello di poco più di 40km che sale verso Esino Lario, fino all'Alpe Cainallo per poi scendere a Bellano passando per Parlasco e raggiungendo nuovamente Varenna, con una rara concentrazione di tornanti e curve di ogni raggio, in salita e discesa, con un fondo stradale piuttosto malandato.
Qui o scatta la sintonia, oppure Quadro 350D rischia la stroncatura.
Inizio la salita con passo spedito, mi butto nei tornanti con decisione ed esco dando manate d'acceleratore. C'è subito una raffica di tornanti stretti e con questo trattamento 350D inizia a restituirmi un certo feeling. Va trattato con 'durezza', inserito in curva senza complimenti e 'tirato fuori' sfruttando tutta la coppia del propulsore.
Guadagno confidenza abbastanza rapidamente, prendendo le misure di questo scooter un po' anomalo ed inizio ad apprezzarlo.
Il fondo stradale non è certo il massimo, ma con l'accoppiata di ruote anteriori non c'è da preoccuparsi, si punta la corda della curva ben inclinati e lui rimane incollato al terreno, anche quando ci sono buche e brecciolino. Peccato per il reparto sospensioni troppo rigido, che sulle asperità più pronunciate tende a 'saltare'.
Imparo anche a gestirlo nei cambi di direzione, sfruttando l'ampio manubrio e quando arrivo al cartello di Esino Lario sono decisamente soddisfatto.
Nel resto della salita perfezionerò la confidenza e dopo l'Alpe Cainallo apprezzerò anche la tenuta fuori dal comune su fondo sterrato.
E se nelle curve in salita mi sono trovato bene, andrà ancora meglio in discesa, dove l'appoggio raddoppiato delle ruote anteriori fornisce un plus in termini di sicurezza e/o di velocità di percorrenza davvero rimarchevole.
Quello a cui occorre fare l'abitudine è che oltre i 40° d'inclinazione (che sono già un bel piegare!) non è possibile andare, anzi la sospensione comincia ad irrigidirsi progressivamente fino a 'bloccarsi', a questo punto, col cavalletto che scintilla, si può solo provare a ruotare leggermente il manubrio per 'chiudere' la curva (ma non è molto intuitivo).
Questo invita a lasciarsi un po' di margine in ingresso di curva, prassi che dovrebbe essere d'obbligo nella guida su strada.
Ovviamente si tratta di una situazione limite, a cui l'utente 'tipo' probabilmente non arriverà mai, peraltro 'stuzzicata' proprio dall'eccezionale stabilità che si percepisce ad ogni inclinazione. Del resto anche esagerando con Piaggio MP3 si arriva 'a tampone', solo che a memoria sembra di essere maggiormente piegati.
Attenzione a farsi prendere la mano però, l'anteriore è una roccia, ma una scodata al posteriore non è da escludere, come può succedere anche con l'MP3, non guasterebbe un controllo di trazione...
Riappacificato col mezzo, sono tornato a metterlo alla prova nel caos cittadino e devo ammettere che le considerazioni sono molto migliorate.
La sezione frontale è quello che è e anche la lunghezza va tenuta presente zigzagando fra le auto, ma fatta l'abitudine e utilizzando un po' di decisione ci si può muovere con una disinvoltura non lontana da quella di uno scooter di pari stazza. E s'inizia ad apprezzare il sostegno che offre l'originale sistema di basculamento anteriore, unita all'incomparabile tenuta che offrono le tre ruote su pavé, rotaie, asfalto scivoloso etc.
Quello a cui non mi sono abituato del tutto è il blocco del basculamento che si attiva tenendo premuti i freni: è vero che è molto più semplice rispetto all'MP3, ma anche qui bisogna fermarsi perfettamente verticali, altrimenti piano piano si tende a scivolare da un lato costringendo i piedi a terra e in più rimanere in equilibrio costringe a tenere sempre tirate con forza le leve freno, cosa che nel traffico, alla lunga stanca.
E adesso vediamo un po' meglio come si comportano le varie componenti.
Molto bene i freni, sia per la potenza a disposizione che, soprattutto, per la possibilità di essere sfruttati a fondo con rischi remotissimi di arrivare al bloccaggio. Si può frenare dolcemente oppure 'staccare' all'ultimo prima di una curva sicuri di un comportamento ineccepibile anche su fondi infidi (non l'ho usato sul bagnato però). All'inizio ho provato il pedale, ma la corsa modesta e la posizione troppo avanzata non me l'hanno fatto apprezzare, meglio le leve al manubrio, anche se un po' lontane dalle manopole.
Non c'è motivo di lamentarsi, ma l'ABS sarebbe comunque un ulteriore passo avanti.
Non altrettanto bene le sospensioni, in particolare gli ammortizzatori posteriori che sono già molto rigidi sul precarico minimo (iniziano a lavorare solo col passeggero a bordo) e mi sarei aspettato di più anche dalla sospensione idropneumatica anteriore, anch'essa piuttosto rigida, in particolare quando s'incontrano buche in curva, come se la capacità d'incassare diminuisse a scooter inclinato.
Il motore è abbastanza generoso ai regimi intermedi, ma non quanto farebbe supporre la cilindrata, in più non è un fulmine nel prendere i giri, denotando attriti interni superiori ai motori di progettazione più recente. L'aspetto positivo è che lavora mediamente a regimi contenuti, da poco più di 5.000 ai 7.500 giri dove si ferma, non arrivando alla zona rossa fissata sul contagiri ad 8.000 giri. O meglio ad 8.000 giri c'è arrivato, ma grazie ad un tratto autostradale in leggera discesa, con il tachimetro che indicava 140km/h, in realtà la velocità massima raggiungibile in piano è di circa 130km/h indicati o poco più (122 km/h sul GPS).
L'impressione è che la trasmissione sia tarata in modo prudenziale e che lavorando sul gruppo trasmissione sia possibile guadagnare qualcosa.
Gruppo trasmissione che non è esente da qualche occasionale fremito in partenza.
Grazie alla generosa sezione frontale la protezione aerodinamica è ottima nella zona delle gambe, diminuisce sopra, proteggendo il busto, ma lasciando esposto il casco assieme a mani e braccia.
Il comfort è supportato dalla posizione di guida, non alterato da leggere vibrazioni, ma minato dalla rigidità del reparto sospensioni.
Da tenere presente, infine, che l'omologazione come triciclo a motore offre il vantaggio di poter essere guidato con la patente B dell'auto, ma non essendo considerato un motociclo, non può neppure parcheggiare nelle zone riservate a questi ultimi e nemmeno circolare nelle corsie dei mezzi pubblici che alcune amministrazioni comunali hanno aperto ai motocicli. Una vera scomodità in alcune città, forse più del tempo richiesto per prendere la patente B!
Altro limite potenziale è quelo relativo all'omologazione Euro 2, che non dipende da Quadro, ma dalla normativa vigente per i 'trike', dico 'potenziale' perchè la possibilità che qualche amministratore comunale blocchi la circolazione degli Euro 2 è decisamente remota, almeno per qualche anno ancora...
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