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 · Suzuki Burgman 650 Executive
 · by Daniele
27/10/04

10.000 km col Suzuki Burgman 650 Executive

Dopo aver posseduto 2 Yamaha Majesty 250 ed un Aprilia Atlantic 500 sono passato a quello che è attualmente il top della categoria, ovvero il Suzuki Burgman 650 Executive e, arrivato ormai alla soglia dei 10.000 km, sono qui a raccontarvi le mie personali impressioni nella speranza che qualcuno possa trovarle interessanti.
Poiché, a parte le modifiche che tutti sappiamo, questa nuova versione ha le stesse caratteristiche della ben nota versione base, cercherò di non dilungarmi in analisi dettagliate già fatte da persone più competenti ed autorevoli.

IMPRESSIONI STATICHE
Che in tema di estetica ogni giudizio sia soggettivo è un luogo comune valido solo per design volutamente emozionali e destinati a rimanere esercizi di stile fine a se stessi, non certo per prodotti reali che, a causa della propria destinazione d’impiego, debbono obbligatoriamente fare i conti con le leggi del moto. A mio parere, quello che non dobbiamo perdere di vista, nell’analisi di un mezzo come il Super Burghy, è la sua destinazione finale e giudicare in funzione di quella. In quest’ottica, anche particolari che potrebbero sembrare discutibili, come gli specchi retrovisori, diventano elementi bene integrati in un discorso generale che assolvono a ben precise funzioni di aerodinamica. Protettività e sicurezza.
Il generoso frontale e la comodissima sella parlano subito della vocazione turistica del mezzo, buoni i comandi al manubrio e di sicuro impatto scenografico il bellissimo display interamente digitale ma, visto il prestigio del mezzo, si avverte la mancanza di un computer di bordo.
Di buona qualità la verniciatura e le plastiche che contribuiscono a generare l’impressione di un prodotto di alto livello.
La capacità di carico è semplicemente enorme e, se integrata dal giusto equipaggiamento, permette di affrontare vacanze, anche lunghe, senza problemi di sorta.
Bello il comodo schienalino per il passeggero ma, purtroppo, per montare il top case deve essere tolto.

EQUIPAGGIAMENTO
Baulotto GIVI Maxia con portapacchi
Borse laterali GIVI Scooterbag,
Borsa da tunnel

IMPRESSIONI DINAMICHE
Il parabrezza è ben coadiuvato nella sua azione protettiva dagli specchi retrovisori che, oltre ad offrire immagini sempre stabili, deflettono l’aria dalle mani del conducente. La posizione del pilota è comodissima, sia rilassandosi con le gambe distese, sia impegnandosi di più nella guida ed arretrando i piedi. Il passeggero, grazie alle dimensioni ed al contenuto dislivello della sella, dispone di una poltronissima talmente riparata dal flusso dell’aria, che si può conversare senza gridare fino ad andature abbastanza allegre.
Note sicuramente positive dal reparto sospensioni, ottima la rigidità strutturale del telaio e praticamente assenti le vibrazioni.
Più che adeguata la visibilità notturna, grazie alla potenza del faro ed alla qualità del fascio luminoso.
La frenata mi è parsa potente e sicura, coadiuvata da un freno motore che, viaggiando in “Power”, risulta addirittura esuberante. Le polemiche sull’ABS che mortificherebbe le capacità di guida del pilota, preferisco lasciarle a quei pochi che il “manico” ce l’hanno davvero e lo dimostrano in pista con ben altre moto. Parlare di queste cose, trattando di mezzi nati per caricare bagagli e macinare km con fluidità e comfort, credo che abbia poco senso.
A proposito di comfort, posso tranquillamente affermare (per averlo provato di persona) che questo scooter permette, dopo aver macinato 600 km, di uscire a cena ed andare a ballare…
Il terreno ideale per questo megascooter sono le strade extraurbane e le autostrade, ma è possibile togliersi delle belle soddisfazioni anche in montagna dove il Burghy, abbandonato il discreto e piacevolissimo sibilo, si spara fuori dai tornanti con un ruggito pieno di “Power”.
Il cambio sequenziale è sicuramente divertente, ma si finisce per usarlo poco perché con le due modalità “automatiche” ce n’è davvero d’avanzo.
In città le cose cambiano, ma non così negativamente come qualcuno vorrebbe far credere. Le dimensioni ed il peso ci sono, ma c’è anche tanta maneggevolezza e gli specchi, ripiegandosi elettricamente, permettono quasi sempre di destreggiarsi tra le auto per scattare dai semafori in prima fila.
In generale ci si muove con grande scioltezza e dopo un po’ di affiatamento col mezzo si riesce a convivere bene anche con quel leggero strappo nell’apri-chiudi che a volte avviene intorno ai 3000 giri. Sarebbe, tuttavia, auspicabile che la SUZUKI trovasse il modo di rimediare anche a quest’unico piccolo neo che ho riscontrato.
I consumi si attestano mediamente attorno ai 17 km/l e, con un po’ di attenzione, i 20 km/l non sono un’utopia.

CONCLUSIONI
Il pubblico, che aveva accolto favorevolmente il Burgman 650 riconoscendone le qualità, chiedeva alla Suzuki di dotare il suo Top di Gamma di ABS, di uno schienale per il passeggero, di un terminale di scarico esteticamente più valido e, magari, di specchi ripiegabili elettricamente. La tempestiva e soddisfacente risposta della casa nipponica si chiama “Executive”, un mezzo che per equipaggiamento ed equilibrio di prestazioni si pone indiscutibilmente ai vertici della produzione scooteristica mondiale.
Grazie per l’attenzione.

Testo e foto: Daniele


 

 

 

 

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