Quando nel 1999 venne commercializzato,
il Malaguti Madison destò l'attenzione degli appassionati,
in quanto per la prima volta una media azienda motociclistica
italiana entrava in diretta concorrenza con i colossi
giapponesi nel settore dei maxiscooter.
I suoi punti di
forza erano e sono tuttora un evoluto telaio a
traliccio, una ciclistica di prim'ordine, una posizione
di guida quasi motociclistica ed un design snello e sportiveggiante,
in grado di sottrarlo agli sprezzanti epiteti (vasca da
bagno, scaldabagno ecc.) affibbiati ad altri modelli dai
motociclisti più radicali.
La sfida agli affermati maxiscooter asiatici veniva infatti
lanciata non con un motociclo raffazzonato e realizzato
assemblando componentistica presa qua e là, ma con
un modello tutto originale, fuorché nei motori, due
Yamaha-Minarelli di 125 e 250, ai quali, in seguito alle
insistenti richieste del mercato, si affiancò ben
presto la versione di maggior successo, ossia la 150cc.
A queste motorizzazioni oggi se ne aggiungono due nuove:
la 400, sulla scia della tendenza del momento che vuole
i maxi sempre più maxi, e la 180, di origine Piaggio.
Abbiamo avuto l'occasione di provare quest'ultima, che
viene commercializzata all'interessante prezzo di 4436
Euro (salvo promozioni).
In questa fascia di prezzo la concorrenza più accreditata,
forse, è quella italiana: si va dai 150 giapponesi
(Pantheon, Majesty ed il nuovissimo Burgman), con connotazioni
prevalentemente cittadine, ai ruote alte Aprilia Scarabeo,
Piaggio Beverly e, soprattutto, Piaggio X9, che, per caratteristiche
e ventaglio di motorizzazioni, sembra essere il mezzo
più accomunabile allo scooterone bolognese.
L'aspetto esteriore
è ormai ben noto: design futuristico, ricercato,
aggressivo, anche se in certi particolari a discapito
della funzionalità: è il caso degli specchietti
in stile BMW, decisamente poco efficaci ed ingombranti
nel traffico perché collocati alla stessa altezza
dei retrovisori delle automobili.
Le finiture
non sono molto curate, ma sono nella media di questa fascia
di prezzo (e non solo): quindi troviamo accoppiamenti
un po' approssimativi e plastica grezza in abbondanza,
quest'ultima utilizzata persino per la piastra paracalore
del silenziatore di scarico.
La strumentazione
è completissima, essendo dotata di un display digitale
che comprende anche il contagiri, l'indicatore della temperatura
esterna, quello dei chilometri mancanti al tagliando successivo
e persino il voltmetro. Tuttavia, oltre ad essere collocata
in posizione troppo bassa, è alquanto imprecisa,
soprattutto per quanto riguarda l'indicatore del livello
carburante, sensibile alle variazioni di assetto, e il
tachimetro digitale, che, a veicolo fermo, segna 10 -
12 Km/h.
Il vano sottosella
è capiente ed è in grado di contenere comodamente
un casco integrale ed un jet, mentre non è così
semplice riporvi una borsa ufficio, ancorché morbida;
l'apertura della sella è un'operazione un po' macchinosa,
poiché è necessario girare in senso antiorario
la chiave nel blocchetto di avviamento e, contestualmente,
fare leva sulla sella con l'altra mano. Nel retroscudo
si trovano altri tre vani: uno, piuttosto capiente e protetto
da serratura, sembra fatto apposta per ospitare i guanti;
un altro, più piccolo e con apertura a pressione,
è l'ideale per contenere i biglietti autostradali
e la carta magnetica per il pagamento dei pedaggi; un
terzo vano è posto all'interno del tunnel centrale
e contiene la trousse di attrezzi, ma non è a tenuta
stagna.
La posizione di
guida è tutt'altro che infossata: la sella,
decisamente alta, favorisce il controllo del mezzo sui
percorsi tortuosi, ma può creare qualche problema
in città ai meno longilinei e in autostrada ai più
alti, che rimangono parzialmente esposti alla pressione
dell'aria.
La ciclistica
garantisce livelli di sicurezza più che soddisfacenti,
ma, in curva e sul veloce, il Madison non è stabile
come l'Aprilia Scarabeo o il Piaggio Beverly, in quanto
paga le scelte progettuali di un veicolo a ruote relativamente
basse; anche sullo sconnesso si avverte qualche difficoltà
di assorbimento.
Che dire del motore?
Realizzato dalla Piaggio con l'intento di coniugare bassi
consumi, notevole robustezza e prestazioni paragonabili
a quelle di un 250, è il diretto concorrente del
motore Rotax - Aprilia di analoga cilindrata e caratteristiche,
con il quale condivide la distribuzione a quattro valvole:
questa peculiarità gli consente di sfoderare un notevole
brio in ripresa, quando il motore gira a regimi già
elevati ed è necessario effettuare celermente un
sorpasso; rispetto al rivale austriaco è più
corposo ai bassi regimi e pure più silenzioso, anche
se il rumore è un po' meno gradevole. Le vibrazioni
sono di scarsissima intensità ed avvertibili in corrispondenza
delle manopole e della pedana quando si viaggia a tutto
gas; inoltre, libretto dei tagliandi alla mano, questo
motore richiede intervalli di manutenzione più lunghi
rispetto ai propulsori 125, 150 e 250 di origine Yamaha
che equipaggiano le altre versioni del Madison, probabilmente
indice di una maggiore robustezza.
I consumi
sono più che buoni: senza fare troppa attenzione
alla manopola destra, si percorrono circa 26
km con un litro di verde.
L'impianto frenante
è realizzato a misura di neofita: è ben dimensionato,
ma per sfruttarne appieno le potenzialità è
necessario agire con forza sulle leve; considerata la
vocazione del mezzo, questa caratteristica non può
che essere un pregio, perché chi ha poca esperienza
eviterà di bloccare le ruote in caso di frenata improvvisa.
Nel corso della prova si sono verificati
alcuni inconvenienti di natura
elettrica: la luce di posizione posteriore sinistra ha
cessato di funzionare (lampadina, fusibile o contatto?),
ma, fortunatamente, il Madison ne possiede due e quindi
è stato possibile continuare la marcia in piena sicurezza;
inoltre, la leva freno sinistra ha smesso di inviare impulsi
elettrici alla luce di stop e al motorino di avviamento;
infine, il pulsante di commutazione del display digitale
funzionava con difficoltà.
Testo a cura di Fabio
Scotti
Possessore di Aprilia
Scarabeo 150
Foto originali Malaguti
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