>> MALAGUTI


 · Malaguti MADISON R 180
15/04/02
Prova di Fabio Scotti
pag 3/4
>>> Vedi anche: Descrizione, Test su strada, Prova Francesco

Quando nel 1999 venne commercializzato, il Malaguti Madison destò l'attenzione degli appassionati, in quanto per la prima volta una media azienda motociclistica italiana entrava in diretta concorrenza con i colossi giapponesi nel settore dei maxiscooter.

I suoi punti di forza erano e sono tuttora un evoluto telaio a traliccio, una ciclistica di prim'ordine, una posizione di guida quasi motociclistica ed un design snello e sportiveggiante, in grado di sottrarlo agli sprezzanti epiteti (vasca da bagno, scaldabagno ecc.) affibbiati ad altri modelli dai motociclisti più radicali.
La sfida agli affermati maxiscooter asiatici veniva infatti lanciata non con un motociclo raffazzonato e realizzato assemblando componentistica presa qua e là, ma con un modello tutto originale, fuorché nei motori, due Yamaha-Minarelli di 125 e 250, ai quali, in seguito alle insistenti richieste del mercato, si affiancò ben presto la versione di maggior successo, ossia la 150cc.
A queste motorizzazioni oggi se ne aggiungono due nuove: la 400, sulla scia della tendenza del momento che vuole i maxi sempre più maxi, e la 180, di origine Piaggio. Abbiamo avuto l'occasione di provare quest'ultima, che viene commercializzata all'interessante prezzo di 4436 Euro (salvo promozioni).
In questa fascia di prezzo la concorrenza più accreditata, forse, è quella italiana: si va dai 150 giapponesi (Pantheon, Majesty ed il nuovissimo Burgman), con connotazioni prevalentemente cittadine, ai ruote alte Aprilia Scarabeo, Piaggio Beverly e, soprattutto, Piaggio X9, che, per caratteristiche e ventaglio di motorizzazioni, sembra essere il mezzo più accomunabile allo scooterone bolognese.

L'aspetto esteriore è ormai ben noto: design futuristico, ricercato, aggressivo, anche se in certi particolari a discapito della funzionalità: è il caso degli specchietti in stile BMW, decisamente poco efficaci ed ingombranti nel traffico perché collocati alla stessa altezza dei retrovisori delle automobili.

Le finiture non sono molto curate, ma sono nella media di questa fascia di prezzo (e non solo): quindi troviamo accoppiamenti un po' approssimativi e plastica grezza in abbondanza, quest'ultima utilizzata persino per la piastra paracalore del silenziatore di scarico.

La strumentazione è completissima, essendo dotata di un display digitale che comprende anche il contagiri, l'indicatore della temperatura esterna, quello dei chilometri mancanti al tagliando successivo e persino il voltmetro. Tuttavia, oltre ad essere collocata in posizione troppo bassa, è alquanto imprecisa, soprattutto per quanto riguarda l'indicatore del livello carburante, sensibile alle variazioni di assetto, e il tachimetro digitale, che, a veicolo fermo, segna 10 - 12 Km/h.

Il vano sottosella è capiente ed è in grado di contenere comodamente un casco integrale ed un jet, mentre non è così semplice riporvi una borsa ufficio, ancorché morbida; l'apertura della sella è un'operazione un po' macchinosa, poiché è necessario girare in senso antiorario la chiave nel blocchetto di avviamento e, contestualmente, fare leva sulla sella con l'altra mano. Nel retroscudo si trovano altri tre vani: uno, piuttosto capiente e protetto da serratura, sembra fatto apposta per ospitare i guanti; un altro, più piccolo e con apertura a pressione, è l'ideale per contenere i biglietti autostradali e la carta magnetica per il pagamento dei pedaggi; un terzo vano è posto all'interno del tunnel centrale e contiene la trousse di attrezzi, ma non è a tenuta stagna.

La posizione di guida è tutt'altro che infossata: la sella, decisamente alta, favorisce il controllo del mezzo sui percorsi tortuosi, ma può creare qualche problema in città ai meno longilinei e in autostrada ai più alti, che rimangono parzialmente esposti alla pressione dell'aria.

La ciclistica garantisce livelli di sicurezza più che soddisfacenti, ma, in curva e sul veloce, il Madison non è stabile come l'Aprilia Scarabeo o il Piaggio Beverly, in quanto paga le scelte progettuali di un veicolo a ruote relativamente basse; anche sullo sconnesso si avverte qualche difficoltà di assorbimento.

Che dire del motore? Realizzato dalla Piaggio con l'intento di coniugare bassi consumi, notevole robustezza e prestazioni paragonabili a quelle di un 250, è il diretto concorrente del motore Rotax - Aprilia di analoga cilindrata e caratteristiche, con il quale condivide la distribuzione a quattro valvole: questa peculiarità gli consente di sfoderare un notevole brio in ripresa, quando il motore gira a regimi già elevati ed è necessario effettuare celermente un sorpasso; rispetto al rivale austriaco è più corposo ai bassi regimi e pure più silenzioso, anche se il rumore è un po' meno gradevole. Le vibrazioni sono di scarsissima intensità ed avvertibili in corrispondenza delle manopole e della pedana quando si viaggia a tutto gas; inoltre, libretto dei tagliandi alla mano, questo motore richiede intervalli di manutenzione più lunghi rispetto ai propulsori 125, 150 e 250 di origine Yamaha che equipaggiano le altre versioni del Madison, probabilmente indice di una maggiore robustezza.

I consumi sono più che buoni: senza fare troppa attenzione alla manopola destra, si percorrono circa 26 km con un litro di verde.

L'impianto frenante è realizzato a misura di neofita: è ben dimensionato, ma per sfruttarne appieno le potenzialità è necessario agire con forza sulle leve; considerata la vocazione del mezzo, questa caratteristica non può che essere un pregio, perché chi ha poca esperienza eviterà di bloccare le ruote in caso di frenata improvvisa.

Nel corso della prova si sono verificati alcuni inconvenienti di natura elettrica: la luce di posizione posteriore sinistra ha cessato di funzionare (lampadina, fusibile o contatto?), ma, fortunatamente, il Madison ne possiede due e quindi è stato possibile continuare la marcia in piena sicurezza; inoltre, la leva freno sinistra ha smesso di inviare impulsi elettrici alla luce di stop e al motorino di avviamento; infine, il pulsante di commutazione del display digitale funzionava con difficoltà.

Testo a cura di Fabio Scotti
Possessore di Aprilia Scarabeo 150

Foto originali Malaguti

<<< DESCRIZIONE  
pag. 1/4
<<< TEST SU STRADA
pag. 2/4
PROVA DI FRANCESCO >>>
pag. 4/4


 

 

COPYRIGHT CyberScooter, tutti i diritti riservati, per informazioni e contatti clicca QUI>>>