Premesso
che all'attesa per il test su strada non è corrisposto
un tempo ed una varietà di percorso sufficienti
a fornire un giudizio esaustivo (per questo aspettiamo
di avere a disposizione uno SpiderMax da 'maltrattare'
con calma), eccovi le prime impressioni dopo una sessantina
di chilometri.
Il contesto è dei più gradevoli: l'entroterra
riminese, con dolci colline, rettilinei e curve di vario
raggio, attraversamento di paesini, salite e discese.
POSIZIONE IN SELLA
Per accomodarsi in sella è preferibile scavalcare
il pur non basso telaio in alluminio, alla salita 'stile
moto', vista l'alta e voluminosa parte posteriore.
Come detto la sella a 76cm è abbordabile ai più,
anche grazie ad una larghezza non eccessiva ed alle svasature
della pedana. L'imbottitura è sostenuta e la conformazione
accogliente fino allo schienale, che può essere
regolato in base all'altezza o alle abitudini di guida
(occorre però munirsi dell'apposita chiave a brugola,
fornita). Comodamente appoggiati con la schiena ci si
trova con le gambe ad angolo retto e i piedi nello spazio
loro dedicato all'interno della pedana, senza però
la possibilità di cambiare posizione, come accade
su altri scooter. Con il busto eretto le braccia si allungano
ad impugnare un manubrio ampio e rialzato, assumendo una
posizione turistica, ottima per godersi il panorama o
tenere sott'occhio il traffico. Niente 'sdraio' e gambe
allungate, come dettava la moda dei primi maxiscooter,
qui il riferimento è chiaramente alle moto touring.
Le leve al manubrio sono a media distanza, i blocchetti
elettrici con tasti differenziati per colore e gli specchi
retrovisori offrono una buona visuale, oltre ad essere
disassati rispetto a quelli automobilistici.
La strumentazione appare ben visibile nel centro del cruscotto
e solo alcune indicazioni appaiono un po' piccole, soprattutto
una volta in movimento.
Avanzando sulla sella, e agendo sul blocchetto d'avviamento,
anche a motore acceso, è possibile accedere al
mega-baule posteriore permettendo così al passeggero,
una volta sceso, di riporre o prelevare il necessario,
operazione non infrequente, soprattutto facendo del turismo
(vista la mancanza del freno a mano, meglio che il pilota
rimanga al suo posto). Peccato che il vano retroscudo
sia invece minuscolo, non consentendo neppure l'alloggiamento
di una piccola macchina fotografica.
Il passeggero deve faticare un po' di più per raggiungere
la sua porzione di sella a 90cm da terra, in compenso
una volta issato troverà una conformazione accogliente,
con appigli a portata di mano e belle pedane retrattili,
forse un po' lontane se non si hanno le gambe lunghe come
quelle della modella...
GUIDA
La curiosità si concentra sulla maneggevolezza,
solleticati dalla ridotta misura d'interasse più
volte evidenziata ed infatti le inversioni di marcia sorprendono
piacevolmente. Se avete già esperienza con veicoli
da due quintali vi troverete a girare agevolmente in spazi
davvero limitati, anche grazie ad un raggio di sterzo
molto ampio. Se invece arrivate da veicoli meno impegnativi,
sappiate che una volta fatta l'abitudine al peso, la guida
risulterà meno impegnativa che con la maggior parte
dei concorrenti.
Confermate quindi a pieni voti le doti di maneggevolezza
(sempre in proporzione alla sua categoria, ovviamente),
spremiamo allora l'acceleratore per vedere come se la
cava. L'accelerazione da fermo è in linea con i
modelli equipaggiati con lo stesso propulsore: sostenuta
e lineare, senza picchi o vuoti, può forse dare
l'impressione di una progressione inferiore al reale,
ma il contachilometri conferma che si viaggia, eccome.
Anche la ripresa è sempre corposa, soprattutto
se si opera al di sopra dei 4.000 giri.
Non abbiamo raggiunto velocità stratosferiche,
ma i 120km/h non necessitano che di brevi rettilinei.
Ed ora un assaggio fra le curve: la discesa in piega è
neutra, non repentina come su altri scooter a ruota bassa,
ma rotonda e controllabile con una guida turistica, più
decisa se si adotta una guida più sportiva spostando
leggermente il corpo e agendo sulle pedane. L'impressione
che ci siamo fatti è che possa soddisfare entrambe
le situazioni, senza strafare naturalmente, come una moto
turistica, anche SpiderMax non è fatto per staccate
al limite e pieghe 'ginocchio a terra'.
La taratura delle sospensioni è tarata sul comfort,
che in effetti non risente eccessivamente delle malformazioni
stradali, anche al retrotreno, nonostante la ridotta escursione
degli ammortizzatori, che possono però essere regolati
nel precarico. Se si forza il ritmo, la prima a farne
le spese è la forcella, che affonda troppo in frenata,
ma condividiamo questa scelta per garantire un corretto
funzionamento in tutte le altre situazioni.
I pneumatici sembrano offrire un buon feeling ed in piega
consentono di 'limare' il cavalletto, ma solo insistendo,
non rappresentando quindi un pericolo, ma una 'spia' del
proprio impegno di guida.
I freni, sono di tipo combinato, ad utilizzo prevalente
della leva sinistra che offre rallentamenti morbidi e
senza eccessivi trasferimenti di carico all'avantreno,
ma la potenza è modesta e occorre tirare a fondo
la leva. Per frenate più decise, meglio agire contemporaneamente
sulla leva destra che, se pinzata con decisione, chiude
la frenata con autorevolezza, richiedendo di tenersi ben
attaccati al manubrio (ed il passeggero al maniglione).
Complessivamente la potenza frenante c'è, ma si
potrebbe desiderare una migliore ripartizione fra i due
comandi. Non abbiamo verificato alcun episodio di bloccaggio
delle ruote.
Non abbiamo verificato l'impatto con il traffico dei grandi
centri urbani e la guida veloce in autostrada, per questi,
per altri dettagli e magari per metterlo alla prova in
bel viaggio, speriamo in una prossima occasione offerta
da Malaguti.
COMFORT
La sella è ampia e comoda, lo schienalino regolabile,
ma dall'imbottitura rigida e si viaggia distesi, ben protetti
e con limitatissime vibrazioni. Certo, in una calda giornata
di sole non è facile notare spifferi e correnti
d'aria che sfuggano all'ampia carenatura, ma tanto per
dare un'idea, la protezione è buona anche viaggiando
con la visiera del casco jet sollevata. Il lavoro in galleria
del vento sembra aver dato i suoi frutti e tutto il corpo
pare ben protetto, parzialmente anche le mani.
Non sarebbe stato male un parabrezza regolabile, per adattarsi
meglio alla statura di ognuno, visto anche che qualche
concorrente lo offre.
Per quanto riguarda il passeggero abbiamo poco da raccontarvi
e salvo una breve parentesi per le foto con la modella,
non abbiamo informazioni dirette. La posizione in sella
sembra comoda, anche se lo sbalzo rispetto al pilota e
soprattutto al parabrezza, fanno immaginare una buona
visibilità, ma una ridotta protezione, viaggiando
veloci in autostrada.
CONSIDERAZIONI
Concludendo questo primo contatto dinamico diciamo che
SpiderMax si guida molto bene, con una maneggevolezza
superiore alla media e che la mole non farebbe certo supporre.
Freni e sospensioni sono a punto per una conduzione turistica
e i limiti di piega anche per qualcosa in più.
Il conosciuto monocilindrico Master fa bene il suo dovere
garantendo una spinta sufficiente, anche al turismo largo
raggio e offrendo qualche soddisfazione tirando un po'
di più.
Visto che anche il comfort è di buon livello ci
possiamo sbilanciare considerando SpiderMax una delle
scelte più riuscite nell'ambito della sua categoria,
con soluzioni interessanti che il pur breve test su strada
ha validato.
L'impatto estetico è forte, le dimensioni giunoniche,
per questo non piacerà a tutti, ma la premessa
di mantenere la funzionalità di uno scooter, offrendo
qualità di guida tendenti ad una moto appare confermata
appieno.
Malaguti dunque, all'esordio nell'importante categoria
dei 'mezzo litro', sembra aver trovato subito il passo
dei primi, con innovazione e concretezza.
Testo: Fabrizio Villa
Foto: Alex
Foto, Alvise
Ulrich
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