Il salone di Monaco ha dato un colpo
d'acceleratore al mercato, e anche MBK sfodera la sua
arma per il 2003, con qualche giorno di anticipo sulla
rassegna bavarese.
Quando si ha a listino uno dei modelli più azzeccati
del mercato, come lo Skyliner 250,
non è facile andare oltre, così MBK è
partita dagli elementi perfettibili (pochi)
del suo best seller, e dalle richieste (tante)
del mercato, per creare KILIBRE.
Il nome sintetizza l'equilibrio fra la sillaba giapponese
KI, energia interiore e l'aggettivo LIBRE, e suggerisce
la possibilità di esprimersi
in piena libertà.
Infatti Kilibre non vuole sposare nessuna nicchia, o segmento
modaiolo di mercato, per proporsi come veicolo
generalista. Riprende infatti elementi dai vari
segmenti per proporne uno pressoché nuovo.
Le ruote sono da 14 pollici,
le sospensioni sono a lunga escursione,
i dischi freno hanno misure di tutto
rispetto, l'interasse è compatto
e la sella alla portata di (quasi)
tutti, il sottosella contiene
un casco integrale, la strumentazione è completissima
e il motore catalizzato oltrepassa
(di poco) il canonico valore
di 250cc.
Per sottolineare la sua universalità di utilizzo
l'Ufficio Stampa MBK, nella bellissima cartella stampa,
azzarda un paragone al fortunato segmento automobilistico
dei S.U.V. e lo definisce Sport
Utility Scooter (S.U.S.).
Rispetto agli scooter 'classici', come lo Skyliner, cambia
la posizione di guida che si fa più
seduta e simile a quella di una moto, in questo
senso si adegua anche il
reparto ruote, sospensioni e freni. Senza arrivare alle
ruote alte (16"), cosa
che gli permette di mantenere un più
capiente sottosella ed un mix
fra maneggevolezza e stabilità che non vediamo
l'ora di mettere alla prova su strada. Con i suoi 'fianchi
stretti' lo vediamo bene 'combattere' nel traffico cittadino,
ma le caratteristiche della ciclistica e del propulsore
lo propongono ugualmente come buon viaggiatore.
Proprio sul propulsore, di
chiara derivazione Skyliner 250, un appunto ci sentiamo
di farlo, i 264cc effettivi sono piuttosto lontani
dalla denominazione '300', in più se la cilindrata
si fosse spinta verso i 350/400cc allora la sua essenza
di scooter tuttofare sarebbe
stata davvero perfetta, ma chissà
cosa ci stanno riservando i tecnici franco-nipponici per
il futuro...
Parlando di linea, in attesa di vederlo 'live' quanto
prima, appare snello e compatto
proponendo sicuramente qualcosa
di nuovo. La necessità di piacere ad un
pubblico più vasto possibile, ha forse posto qualche
vincolo ai designer, sta di fatto che in un breve confronto
redazionale non ha strappato l'applauso, (ma
è accaduto lo stesso anche per l'Audi TT, e adesso...).
Osservandolo attentamente, non è difficile scorgere
elementi distintivi della più recente produzione
MBK, i doppi fari simmetrici davanti e dietro richiamano
l'Ovetto e il Doodo, mentre il 3/4 posteriore ricorda
un po' il fortunato Booster. Non
ricorda anche il Jet-Set di Italjet?
Nessuna dichiarazione circa
i valori di potenza e coppia massima, ma riteniamo che
non saranno troppo dissimili dal propulsore da cui deriva,
il peso è invece di 164 kg.
Abbandonata la carenatura integrante il plexiglas, in
favore di un più semplice parabrezza
solidale con lo sterzo, disponibile come optional
anche in versione maggiorata, per un uso invernale con
moffole e copertina, entrambi disponibili come accessorio
originale.
Novità in casa MBK: la strumentazione,
dotata di un piccolo computer di bordo con informazioni
sulla temperatura esterna, due parziali, i km fatti con
la riserva, la velocità media dalla partenza e
così via.
Tre i colori disponibili: Kinetic Ice, Jet Black, e Fantasy
Silver.
Per tirare le prime conclusioni
però, manca un elemento essenziale, e cioè
il prezzo che verrà
comunicato a dicembre 2002, contestualmente con la disponibilità
presso i concessionari. Ci manteniamo perciò 'abbottonati'
in attesa di maggiori informazioni, e soprattutto di toccarlo
con mano, fra pochi giorni, a Intermot.
Testo: Fabrizio
Villa
Foto originali MBK
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