PREMESSA
L’ingresso sul mercato del Kilibre aveva suscitato
un notevole interesse perché era stato presentato
come uno scooter di nuova concezione, un c.d. SUV (Sport
Utility Scooter), cioè un mezzo adatto a qualunque
situazione e percorso.
Il mio test è stato effettuato dopo circa 10 mesi
dal debutto e i dati di vendita non erano certo entusiasmanti,
se si considerano le aspettative della casa produttrice.
Ero, quindi, curioso di capire quali fossero le ragioni
dello scarso successo nelle vendite.
Inoltre, il Kilibre era il primo scooter a poter sfoggiare
una cilindrata senza dubbio anomala, quella dei 300 c.c.,
anche se in effetti la cilindrata reale era di 264 c.c.
ANALISI STATICA
Esprimere giudizi dal punto di vista estetico è
quanto mai azzardato, considerato che si tratta di una
valutazione eminentemente soggettiva. Personalmente ritengo
che la linea sia decisamente accattivante e, senza dubbio,
originale. Eravamo abituati a vedere scooter con ruote
da 14” con una carenatura molto ridotta ed, invece,
il Kilibre ci viene presentato con uno scudo anteriore
di dimensioni significative. Se lo scopo era quello di
aumentare la protettività del mezzo, l’obiettivo
è stato senz’altro raggiunto. Le gambe, infatti,
godono di una protezione quasi totale; il parabrezza di
serie, poi, garantisce una completa copertura del busto
e devia quasi tutta l’aria al di sopra del casco;
carente è, invece, la protezione delle spalle e
delle braccia.
Il fanale anteriore (o meglio i due fanali) è molto
grande e garantisce di notte una adeguata illuminazione
della strada. Le pedane del pilota sono ampie, ma la conformazione
del mezzo non consente di distendere le gambe; molto belle
ed efficaci le pedivelle per il passeggero che sono conglobate
nella carena. La sella è lunga ed, ahimè,
larga. Una volta saliti sul mezzo, infatti, ci si rende
conto di quella che, per me, è la ragione dello
scarso successo commerciale del mezzo. L’altezza
della sella, unita alla sua larghezza, infatti, non consente
la guida in sicurezza del mezzo a piloti che siano di
altezza inferiore a 1,75 m. L’altezza ideale per
guidare il Kilibre, secondo me, sarebbe addirittura di
1,80 m. Questo credo sia il vero grosso limite del mezzo.
Le dotazioni sono nella media; è presente l’utile
gancio porta borse e la strumentazione comprende anche
un utile computer di bordo che trasmette i dati relativi
all’ora, temperatura, i km totali percorsi e due
trip parziali che comunicano i km parziali eseguiti, il
tempo di percorrenza effettivo e la velocità media.
Il tachimetro montato sul mezzo in prova era talmente
impreciso, che ritengo vi fosse un problema riferibile
al solo mezzo testato. Di serie sia il cavalletto centrale
che quello laterale; nessun problema a collocare il mezzo
sul cavalletto centrale, manovra semplificata sia dal
peso ridotto (poco più di 160 Kg), sia dall’ottimo
lavoro di progettazione delle leve. Il cavalletto laterale
è, poi, collocato in una posizione comoda per azionarlo.
Gli specchietti consentono una buona visione e sono collocati
ad una notevole altezza e, ovviamente, non collidono con
quelli delle auto nelle manovre nel traffico cittadino.
Gli spazi di carico, purtroppo, sono insufficienti, ma
forse, con le ruote ‘alte’ non c’erano
alternative, salvo quella di aumentare la lunghezza del
mezzo. Il vano sottosella può contenere solo un
casco integrale e nulla più, mentre nei due piccoli
vani ricavati nel retroscudo possono essere collocati
solo oggetti di piccole dimensioni; va segnalato che nel
vano di destra è presente la presa per la ricarica
del cellulare.
ANALISI DINAMICA
La posizione di guida è centrale ed eretta; le
gambe non si possono distendere, ma la sensazione è
di controllo totale del mezzo. Le braccia sono distese
e nelle manovre di inversione di marcia in cui lo sterzo
viene utilizzato nel massimo angolo è necessario
allungare il braccio opposto alla direzione di sterzata.
La visuale del traffico, data l’altezza del mezzo,
è perfetta. Nelle manovre da fermo non vi sono
problemi grazie al ridotto peso.
Il mezzo appare stabile sia nei percorsi cittadini, che
nei percorsi autostradali.
Senza dubbio, comunque, è decisamente adatto all’uso
cittadino sia per il peso ridotto, sia per la lunghezza
limitata (appena oltre i 2 metri), sia per la larghezza
contenuta; il mezzo si infila senza alcun problema tra
una macchina e l’altra e le manovre a zigzag sono
facilitate dal buon angolo di sterzata. Le sospensioni
sono adeguate e danno una buona risposta sui percorsi
cittadini sconnessi; buona, pure, l’impressione
di comfort espressa dalla passeggera, come sempre molto
esigente, che ha apprezzato pure gli ampi maniglioni sui
quali agganciarsi, anche se avrebbe gradito trovare un
poggiaschiena di serie. La guida col passeggero/a non
presenta problemi sia a velocità sostenuta, sia
a velocità cittadina e il mezzo si mantiene sempre
stabile.
L’inserimento in curva è agevole, anche se
l’anteriore non trasmette il feeling riscontrato
su altri mezzi. Purtroppo è solo una sensazione
personale che non è facile esprimere a parole.
Non escludo che possa trattarsi di un problema ai pneumatici.
I freni sono potenti, forse anche troppo. Ho riscontrato,
infatti, una fastidiosa tendenza al blocco della ruota
posteriore anche alle basse velocità in caso di
panic stop. In ogni caso, se si modulano a dovere le leve,
il problema non si rileva e gli spazi d’arresto
sono molto limitati.
MOTORE
Il propulsore è stato derivato da quello stracollaudato
dello Skyliner e la limitata differenza di cilindrata
non determina un aumento delle prestazioni complessive.
E’ silenzioso e non trasmette vibrazioni nè
ai bassi, nè agli alti regimi.
PRESTAZIONI
Ottima l’accelerazione, buona la ripresa, così
come pure appare buona la velocità massima di tachimetro
che, però, ritengo inutile riferire, perché,
come detto, che il tachimetro del mezzo in prova appare
manifestamente starato.
Il consumo di carburante è in linea con i mezzi
da 250 cc.
IMPRESSIONI FINALI
E’ un mezzo adatto senza dubbio alla città
ed agli spostamenti veloci a medio raggio. Il giudizio
complessivo è positivo. Lo scarso successo commerciale,
per me, non è dovuto alle carenze del mezzo, ma
solamente allo scarso numero di utenti potenziali dai
quali, considerata l’altezza del mezzo, può
essere utilizzato
Testo: Fabio
Jacopini
Foto: Monica Il
Grande, ufficiali MBK
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