Con il freddo inverno milanese ormai
avanzato, un invito in Costa Azzurra per testare le ultime
novità di una Piaggio sempre più prolifica
si accetta più che volentieri, soprattutto se accompagnato
dalla presentazione alla Stampa europea della nuova proprietà.
Il presidente Roberto Colaninno
e l'amministratore delegato Rocco
Sabelli si sono concessi ai numerosissimi giornalisti
presenti per oltre due ore con domande e risposte prevalentemente
di ordine finanziario in merito ai programmi di sviluppo
futuri del gruppo Piaggio.
Ma ritorniamo ai prodotti, due sono le novità:
l'X8 125/200 erede di Hexagon
(di cui parleremo a breve)
e l'X9 250 di cui ci occupiamo.
Presentato a maggio 2003, nella versione 200cc
Evolution, cresce di cubatura arrivando alla classica
soluzione del 'quarto di litro', cilindrata con cui l'X9
aveva debuttato
nel 2000 con un propulsore made in Honda. Nel
giro di questi tre anni Piaggio non solo ha abbandonato
l'approvvigionamento esterno di motori, ma anzi ne è
diventata il maggior fornitore per le Aziende europee,
con la fortunata serie Leader 125/180/200 e Master 500.
Solo pochi mesi fa, all'EICMA
di Milano la presentazione di una nuova famiglia,
denominata QUASAR ovvero:
QUArter liter-Smooth
torque-Augmented Range,
nella cilindrata di 250cc, e quindi la breve attesa del
primo modello su cui vederlo adottato.
La scelta è caduta su X9, il gran turismo compatto
di Pontedera, per due motivi: renderlo ulteriormente competitivo
rispetto ad una pur ridotta concorrenza e 'staccarlo'
verso l'alto nei confronti dell'ultimo nato: l'interessante
X8 che si ferma a 200cc, presidiando un segmento più
connotato in termini urbani.
Dal punto di vista estetico non si differenzia che in
minimi dettagli nei confronti del 200cc che va a sostituire:
oltre alla targhetta 250,
notiamo un differente terminale
di scarico con più elegante copertura color
argento satinato e le pinze
freno di colore nero, non più le Brembo serie oro
a cui eravamo abituati.
A livello ciclistico invece non troviamo alcuna differenza
se non in un trascurabile aumento di peso limitato ai
due chili.
Vi invitiamo quindi alla lettura della descrizione
dettagliata della versione 200cc provata in Versilia
nella primavera 2003.
Ci concentriamo allora nella descrizione
del motore e delle sue performance.
Si tratta di un monocilindrico con testata a quattro valvole,
raffreddamento a liquido, con accensione digitale ad anticipo
variabile. Risponde alla normativa Euro 2 grazie al catalizzatore
a due vie allo scarico e al sistema ad aria secondaria
(SAS).
La cilindrata esatta è di 244,3
centimetri cubici, quindi piena e senza 'arrotondamenti
per difetto' come capita di notare, ottenuta con un alesaggio
di 72mm per una corsa di
60mm. Nuovo
il silenzioso motorino d'avviamento a ruota libera che
lavora in bagno d'olio. Nuovi
e maggiormente dimensionati anche il volano, la frizione
ed il sistema di trasmissione CVT, oltre alla già
citata marmitta.
I guadagni in termini prestazionali sono concentrati nell'erogazione
della coppia che passa dai
17,5Nm della versione 200cc agli attuali 20,2
sempre a 6.500 giri, mentre
la potenza massima cresce solo di 1kW arrivando a 16,4,
però ad regime di giri leggermente inferiore:
8.250 anziché 8.500. Invariato il rapporto
di compressione a 11,5:1.
Una volta in sella la prima
piacevole sensazione è data dall'avviamento che,
pur non risultando fra i più silenziosi in assoluto,
perde il caratteristico 'sferragliamento' della versione
precedente, risultando più discreto ed in linea
con la classe del veicolo. Altra sensazione per nulla
fastidiosa, ma anzi coinvolgente è data dall'emergere
di lievi pulsazioni al regime
minimo di giri, che ben lungi dall'essere fastidiose,
conferiscono al veicolo un sapore più 'motociclistico'
Una volta ruotata la manopola dell'acceleratore la trasmissione
lavora in modo impeccabile, trasmettendo il moto con dolcezza,
e passati i primi metri la progressione
si fa più corposa, segnando un reale passo avanti
rispetto al predecessore con 50cc in meno, costretto a
girare a regimi superiori. Il vantaggio più evidente
lo si ha in uscita dalle curve e in salita, dove si riescono
a prendere i giri con maggiore rapidità. Notevole
come sempre l'allungo, che
però non siamo riusciti a sfruttare, vista la frastagliata
rete viaria della sempre trafficata città di Montecarlo.
A nulla sono valsi i tentativi fatti nel famoso tunnel
dove le Formula 1 sfrecciano a velocità impressionanti:
a noi comuni mortali, per di più in scooter, i
100km/h rappresentano già una velocità sostenuta,
senza parlare dei limiti di velocità, che anche
oltre frontiera tendono a far rispettare con notevole
zelo.
La velocità dichiarata
di 125km/h, 5 in più
del 200cc ci fa comunque pensare che il tachimetro possa
arrivare in zona 140km/h, utili in caso di trasferte autostradali.
Ovviamente il 'tracciato' monegasco ci è anche
servito per saggiare la guidabilità
dell'X9 250 che certo non si discosta dal suo predecessore,
evidenziando un comportamento in curva leggermente sottosterzante
che richiede un maggior impegno nella ricerca di una conduzione
più spigliata. Questo comportamento però
ne esalta la maneggevolezza nel traffico, anche grazie
ad un raggio di sterzo sufficientemente contenuto. Le
sospensioni sono abbastanza
cedevoli, in particolare all'avantreno, indicando il turismo
e il commuter urbano come destinazione ideale per questo
veicolo e non certo la guida sportiva, per altro limitata
da cavalletto e marmitta, impegnati nel famoso 'tornantino'
con i cordoli rossi e bianchi, ancora ricoperti dalle
strisciate dei 'gommoni' di Formula 1.
La frenata è modulabile,
potente e progressiva, con una tendenza del retrotreno
ad arrivare al bloccaggio se spinta al limite.
La posizione di guida e
soprattutto la sella sono rimaste identiche, con una seduta
poco estesa ed una pronunciata rigidità nella parte
anteriore.
Completa la strumentazione
con tanto di computer di bordo, che copre un po' la visibilità
degli strumenti analogici.
Discreta la capacità di carico del sottosella
che contiene un caso integrale ed un demi jet oppure una
valigia in dimensioni standard.
Dulcis in fondo, e questa volta è proprio il caso
di dirlo, il prezzo che passa
dai 4.050 euro della versione 200 ai 4.290,
sempre franco Concessionario, di questa ultima versione
praticamente già disponibile presso la rete di
vendita. Una quotazione più che competitiva nei
confronti della concorrenza giapponese più recente,
che lo candidano come best seller 2004 del segmento. Una
consuetudine a cui Piaggio ci ha ormai abituato, in attesa
delle contromosse della concorrenza.
Testo&test: Fabrizio
Villa
Foto: Alvise
Ulrich, Fabrizio
Villa
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