Passiamo al test dinamico, e alle
impressioni su come l'Aprilione se l'è cavata nelle
varie situazioni tipiche dell'utilizzo quotidiano... e
anche un po' più in là.
POSIZIONE
IN SELLA
Approfittiamo del cavalletto centrale e ci accomodiamo
in sella. La posizione è
un ottimo compromesso fra comfort e controllo del mezzo,
il largo manubrio s'impugna con assoluta naturalezza,
il busto prende una posizione eretta, senza essere portati
ad ingobbirsi e le gambe si posizionano naturalmente ad
angolo retto. Non viene molto naturale distendersi, stile
poltrona, anche perché la pedana, impennandosi verso
l'alto poco prima di incontrare l'appendice aerodinamica,
limita lo spazio per i piedi, orientandoli verso l'esterno.
La sella
offre un apprezzabile sostegno lombare e lo sguardo si
punta lontano, senza interferenze visuali con il plexiglass.
Davanti a noi ecco la strumentazione, intuitiva e ricca
di utili di funzioni.
Per salire in sella, il passeggero
si può aiutare con i poggiapiedi retrattili, uno
degli elementi esteticamente meno riusciti, una volta
aperti, con tutte quelle viti a vista. Una volta accomodato,
dispone di una sella ben conformata con il largo poggiaschiena
davvero invitante. Un ottimo argomento per programmare
le ferie in coppia...
Una
volta fatto scendere dal cavalletto, con una certa cura,
e montati in sella, ci si trova medio-alti, ben lontani
dalla posizione rasoterra del Burgman e qualche centimetro
più bassi rispetto al Madison; più o meno allo
stesso livello dell'X9, ma più comodi.
CITTÀ
La prima situazione che affrontiamo non è delle più
facili, almeno sulla carta, per via delle dimensioni abbondanti
e del peso non indifferente.
Il propulsore
si avvia dolcemente ed emette un rombo sommesso, ma corposo.
Aprendo il gas si gode della perfetta erogazione del sistema
ad iniezione, ben coadiuvato da una trasmissione
dolce e costante. Con queste prerogative già ci si
muove agevolmente e basta un colpo di gas per trovarsi
a velocità poco 'codice'. Non che l'accelerazione
sia prepotente, ma l'erogazione è sempre sostenuta
e senza incertezze, ideale per giostrarsi nel traffico
non troppo intenso.
Anche la maneggevolezza è
buona, l'avantreno è leggero ed è facile andare
dove si vuole anche zigzagando fra le auto. Ovvio che
quando il traffico si fa più serrato si rimane imbottigliati
e le manovre si fanno più impacciate.
La 'prova inversione', dopo aver preso un po' di confidenza,
si risolve con disinvoltura, certo se arrivate dal 'Ciao'
occorre un po' d'apprendistato in più.
Nelle accelerazioni ricorda le vecchie
BMW 'boxer', per il fatto che tende ad alzare il retrotreno,
in modo simile all'effetto caratteristico delle moto bavaresi.
La frenata,
che va sempre iniziata con la leva sinistra, è potente
e perfettamente modulabile, applicando la forza sufficiente.
Solo in situazioni limite conviene aiutarsi con la leva
destra, e le reazioni rimangono prevedibili, anche sul
pavé.
A proposito di strade lastricate,
le sospensioni sono piuttosto
rigide e non filtrano molto porfido e buche cittadine;
anche la sella riesce solo in parte, a smorzarne gli effetti,
su pilota e passeggero. Le plastiche
delle sovrastrutture sono ben assemblate e non si producono
rumori o scricchiolii sgradevoli.
STRADE EXTRAURBANE
Qui le nostre aspettative si fanno più esigenti e
l'Atlantic ci asseconda in modo egregio. La perfetta posizione
in sella consente di concentrarsi sulla guida e di togliersi
alcune soddisfazioni. All'avvio l'accelerazione è
regolare, come abbiamo detto, ma le prestazioni
ci sono e si raggiungono velocità nell'ordine dei
120/140 km/h senza difficoltà. Sufficienti a lasciarsi
alle spalle il traffico automobilistico e dedicarsi all'impostazione
delle curve, che siamo andati a cercare.
La prima uscita ci ha portato sui colli brianzoli fino
a Montevecchia, quindi ampi vialoni prima, e stradine
in ripida pendenza poi. L'Atlantic se l'è cavata
ottimamente e anche infilando curve in successione a passo
spedito, ha mostrato di gradire dando sempre confidenza.
Quella che ci è piaciuta è proprio la sensazione
di controllo del mezzo e la posizione di guida naturale.
Passando ai colli dell'Oltrepò e alle lunghe strade
rettilinee per raggiungerli, si apprezza una velocità
sempre sostenuta, senza la minima vibrazione, e con un
tiro sempre disponibile. Le secche curve a gomito si affrontano
in scioltezza e quando si arriva in collina comincia il
divertimento. Basta un filo di gas per passare velocemente
da una curva all'altra. La frenata
è sempre pronta ad esaudire i nostri comandi e volendo
staccare in modo un po' più deciso è sufficiente
premere con decisione su entrambe le leve, l'Atlantic
si accuccia fino a fermarsi, senza scomporsi.
Se le strade sono ben tenute il comfort
è buono, in caso contrario le sospensioni sono un
po' troppo rigide e le asperità vengono trasmesse
agli occupanti. La sella sostiene bene, anche se la punta
dello schienalino si sente
un po' troppo nella schiena.
Ottima la protezione
aerodinamica per le gambe, probabilmente grazie ai baffi
aerodinamici, che impediscono al flusso d'aria di rientrare
nel retroscudo. Leggermente inferiore invece per il casco
e le spalle, ma non dovendo tenere elevate velocità
costanti la cosa non infastidisce. Si nota un flusso aerodinamico
che devia l'aria dalle mani, piacevole in inverno.
Il passeggero
ha di che essere soddisfatto, la sella è ben conformata
e lo schienale imbottito fa la differenza. Le mani hanno
un'ampia presa nelle maniglie laterali, ma possono sfruttare
anche gli appositi incavi ricavati ai lati dello schienale.
Le gambe assumono un'inclinazione corretta e i piedi poggiano
sulle pedane estraibili, ma solo con il tacco, una situazione
che può non essere ottimale con tutte le calzature.
La protezione è sufficiente fino a 100 km/h, oltre
la posizione sollevata della sella espone la testa e le
spalle del trasportato a vento ed intemperie, ma anche
in questo caso le velocità contenute su statali e
provinciali ne limitano il disagio. La distanza dal pilota
impedisce qualche contatto più affettuoso...
AUTOSTRADA
Potrebbe essere il suo terreno ideale e invece non ci
ha del tutto conquistato.
Le prestazioni ci sono tutte,
sia per viaggiare a velocità codice ed effettuare
sorpassi in sicurezza, che per viaggiare più spediti
alla ricerca di medie elevate.
Alcuni limiti si sono però evidenziati sfruttando
appieno i 29 kW del propulsore. Le prime avvisaglie le
abbiamo avute cercando di svicolare dal traffico sostenuto,
in evasione da Milano. Le numerose scie fra auto veloci
e camion più lenti, ingeneravano spiacevoli serpeggiamenti
al retrotreno dei nostri Atlantic. La cosa si è amplificata
cercando di mantenere medie prossime alla massima velocità
(segnalata in 167 km/h dal
display digitale) sotto forma di ondeggiamenti del retrotreno,
eliminabili riducendo la velocità e controllando
il mezzo con qualche colpo di freno. Da segnalare che
il comportamento con il passeggero risulta più solido.
Riportati a più miti consigli da una ciclistica,
pur sempre da scooter 'classico', anche se vitaminizzata,
e consci del fatto che fenomeni simili non sono del tutto
estranei anche alla concorrenza, ci siamo goduti l'assenza
di vibrazioni e la comodità di guida a velocità
codice. Anche a queste andature però non guasterebbe
un parabrezza più protettivo, o meglio magari un
parabrezza regolabile in altezza, per adattarsi alle diverse
esigenze di guida e d'altezza. Anche il passeggero ne
guadagnerebbe, esposto com'è al vento della corsa,
dalla sua posizione panoramica. Per il resto la sua posizione
è molto comoda, eccezzion fatta per i piedi, che
alla lunga si stancano a dover poggiare con il solo tacco
sulle pedane.
AL LIMITE
Questa potrebbe sembrare una forzatura al codice genetico
'pacioso' dell'Atlantic e invece ha riservato risultati
inaspettati.
Nel misto fino a 100 km/h orari, infatti, si difende con
onore e si esibisce in pieghe significative, con il solo
limite della marmitta a strisciare l'asfalto, ma occorre
darci dentro abbastanza.
La frenata combinata permette staccate sicure, e l'erogazione
dolce della potenza, permette di spalancare il gas, anche
da inclinati.
Peccato per le gomme di attitudine turistica che mostrano
di essere arrivate al limite, ma in modo progressivo e
prevedibile.
In autostrada a velocità prossime a quella massima,
o affrontando i curvoni della 'Cisa' a 'gas aperto' la
ciclistica si avvicina ai suoi limiti, evidenziando qualche
ondeggiamento. Del resto i suoi contendenti non se la
cavano tanto meglio e se alcuni migliorano sul veloce,
gli stessi devono poi cedere il passo nel misto.
CONSUMI E
COSTI
Del costo d'acquisto abbiamo già detto, mentre il
consumo medio di carburante sfiora i 20
km/litro, con punte di 17 tirandogli il collo e
22/23 ad andature più contemplative. Niente male.
I tagliandi sono fissati ogni 6000
km quindi non troppo pressanti.
CONCLUSIONI
DINAMICHE
Come per la sezione 'statica' ci troviamo con risultati
alterni.
La piacevolezza di conduzione a ritmi turistici ed il
buon confort di guida, si abbinano alla possibilità
di togliersi qualche soddisfazione di guida nel misto,
anche al di là delle nostre aspettative.
Al contrario si è manifestato qualche limite nella
guida veloce, che riduce le medie autostradali, se si
viaggia di fretta. Anche la protezione aerodinamica, in
particolare per il passeggero e alle alte velocità,
andrebbe ampliata.
C'è un certo margine di miglioramento e siamo sicuri
che Aprilia farà tesoro della mole d'informazioni
che sta raccogliendo, grazie ad iniziative pregevoli come
quella di offrire alcuni Atlantic in test, ai soci dei
maggiori scooter club nazionali. Una mossa che le è
sicuramente valsa attenzione e simpatia nel mondo degli
appassionati, e probabilmente anche qualche vendita!
In sintesi un mezzo polivalente,
ben costruito ed offerto ad un prezzo davvero interessante,
dedicato a chi non ha troppa fretta e molto bagaglio.
Testo: Fabrizio
Villa
Foto: Cristian,
Fabrizio
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