Non un solo mezzo,
ma ben due gemelli nella livrea silver ci sono stati consegnati
da Noale per un test da estendere ai soci del CyberScooter
Club.
Non ci siamo fatti sfuggire l'occasione e abbiamo approntato
una serie di turni di prove, che hanno coinvolto 25
persone per un totale di di 5709
chilometri in quasi tre settimane. Uno sforzo notevole
per la nostra piccola struttura, che però ha portato
a raccogliere una tale mole di dati da offrire, probabilmente,
la più vasta fonte d'informazione sull'Atlantic oggi
reperibile online.
L'abbiamo analizzato dal punto di vista dello scooterista
urbano, del turista incallito e, perché no, anche
dell'utente più sportivo, per offrire una visione
più possibile a 360 gradi. Le sette
sezioni in cui é articolato il megatest, vi
attendono, buona lettura!
Fondamentale chiarire il
contesto in cui Aprilia ha voluto collocare il
suo primo 'megascooter': il turismo a medio e largo raggio
cercando prestazioni e comfort adeguati. Di conseguenza
l'utilizzo prettamente urbano o le sparate al limite non
erano nelle intenzioni dei suoi progettisti, anche se
vedremo come se la cava anche in questi frangenti.
Altra premessa va fatta riguardo
alla concorrenza: abbiamo
volutamente escluso dal confronto i bicilindrici nipponici,
innanzitutto per la differenza di prezzo intorno ai 2000
euro, e di conseguenza per prestazioni e contenuti tecnologici
differenti. Possiamo quindi restringere il campo al 'cugino'
Piaggio
X9 500, al sempreverde Suzuki
Burgman 400 ed al recente Malaguti
Madison 400.
LINEA
Aprilia ha voluto uscire dalla mischia e proporre qualcosa
di diverso, pur mantenendo quel feeling di marca che sta
diventando sempre più importante per connotare a
colpo d'occhio il proprio prodotto. Troviamo quindi le
linee tese e complesse del frontale che occhieggiano alla
sport touring Futura, abbinate
alle linee tonde ed opulenti del retrotreno. Il mix complessivo,
a cui è necessario 'fare l'occhio', sta raccogliendo
sempre più proseliti, anche fra coloro che all'inizio
storcevano un po' il naso.
Balzano all'occhio il complesso faro anteriore con tre
parabole, e le lineari luci posteriori integrate nella
coda 'formosa'. Immediatamente dopo l'occhio corre alla
sella sontuosa dotata di ampi poggiaschiena per pilota
e, soprattutto, passeggero. Altro elemento caratterizzante
è il ricorso ad alcuni particolari cromati, e in
questo caso preferiremmo la scelta più sobria del
brunito, già adottata sullo Scarabeo
GT.
Le dimensioni abbondanti dell'insieme fanno sembrare 'smilzi'
(particolarmente al posteriore) i pneumatici ribassati,
ma va detto che spesso, gomme di diametro maggiore, appagano
l'occhio senza offrire significativi vantaggi dinamici,
anzi limitando la maneggevolezza.
STRUMENTAZIONE
La vista del cruscotto è sicuramente appagante, sia
per le grafiche molto piacevoli, che per la completezza
da riferimento.
Raggruppati in quattro elementi circolari troviamo, da
sinistra: indicatore del livello carburante con spia
della riserva, contagiri
con fascia rossa posta ad 8.500 giri che integra l'orologio-datario
a cristalli liquidi, il tachimetro con fondo scala a 200km/h
ingloba invece il contachilometri totale con due
parziali, all'estrema destra l'indicatore della
temperatura liquido di raffreddamento e relativa spia.
Una serie di spie segnalano: frecce inserite, luci di
posizione ed abbaglianti, pressione olio, cavalletto
laterale aperto, test impianto ad iniezione, hazzard,
e anche accessori attualmente non disponibili come l'ABS.
Dulcis in fondo il display centrale
multifunzione che offre tutte le informazioni per
tenere sotto controllo il veicolo e le fasi del viaggio:
temperatura esterna, velocità
media e massima, carica della batteria, chilometri mancanti
al prossimo 'tagliando', consumo medio di carburante e
cronometro.
Un consiglio: non consultate il
tutto mentre viaggiate, il traffico non vi aspetta
(!) e poi la ridotta dimensione dei caratteri non aiuta.
COMANDI
Leve e manopole non saranno l'ultimo grido in fatto di
design, ma svolgono bene il loro lavoro e tutti i comandi
dei blocchetti sono a portata di dita, compreso il pulsante
che consente di selezionare, in modo sequenziale, le funzioni
del display centrale. C'è anche il pulsante per azionare
le quattro frecce. Solo il flash abbagliante non è
nella consueta posizione a portata di dito indice, ma
azionabile con il pollice.
Manca invece il freno di stazionamento
e il relativo comando, peccato perché il peso in
gioco è sostenuto e in alcune situazioni la sua presenza
può essere veramente utile.
Il blocchetto d'accensione, posto sulla destra dello scudo,
permette d'inserire il bloccasterzo e aprire il baule
e lo sportello nello scudo, senza incertezze, e senza
obbligarvi a spegnere il motore: molto comodo.
Gli specchi retrovisori sono un po' piccoli ed affusolati
per equipaggiare un mezzo da gran turismo, ma non creano
problemi nel traffico.
VANI BAGAGLIO
Qui ci saremmo aspettati di più, vista la destinazione
turistica, e le generose dimensioni del mezzo. Invece
troviamo un sottosella, con volume dichiarato di ben 47
litri, ma dalla forma invero poco
sfruttabile, principalmente a causa dell'incavo
per alloggiare la ruota posteriore. Questo elemento centrale,
un po' come nel 'vecchio' Honda CN, porta alla necessità
di inventarsi posizioni assurde per far entrare due caschi
jet, figuriamoci due integrali. Nessuna
speranza invece per i modelli apribili, o meglio,
qualcuno dice di esserci riuscito, ma dev'essere un campione
di 'puzzle' e poi il rischio è quello di graffiare
la vernice del nostro 'salvatesta'.
A causa di un'ingresso 'angusto' è
difficile, se non impossibile anche inserire una
valigia 24 ore o informatica. Va detto che il baule si
trova schiacciato fra il filtro dell'aria anteriormente
e la batteria dietro, ma ciò non
giustifica affatto il risultato.
La sella è tenuta, limitatamente, aperta da un dolce
ammortizzatore pneumatico.
Altra delusione è rappresentata dall'ampio sportello
nello scudo, che in realtà non
contiene praticamente nulla, se non un piccolo
cellulare (che è possibile alimentare attraverso
la presa di corrente di serie) e dei guanti estivi.
Un mazzo di chiavi e il biglietto autostradale trovano
posto nell'ultimo sportellino
posto a sinistra del manubrio, dotato però di una
chiusura approssimativa.
CICLISTICA
Qui gli elementi tornano a farsi rassicuranti. Il telaio
a doppia culla è costituito da tubi tondi di generosa
sezione, che contribuiscono certo al peso complessivo.
Il motore gli è collegato tramite doppie
biellette con silent block
e svolge funzione oscillante
sulla ruota posteriore.
La coppia di ammortizzatori regolabili si occupa di chiudere
la triangolatura motore-telaio, assieme al corposo braccio
sul lato destro. La loro possibilità di regolazione
del precarico è però inficiata dalla complessa
regolazione, che richiede una chiave apposita,
e dalle numerosissme tacche intermedie, difficili da memorizzare.
Veniamo alla forcella anteriore
che è di tipo monopiastra, con steli da ben 40mm
ed escursione di 100mm.
L'Aprilia è l'unico scooter dotato di ammortizzatore
di sterzo, posto appena sopra il radiatore, la
sua funzione è di intervenire sull'inerzia dello
sterzo che è bene indurire in caso di strade dissestate,
o viaggiando ad andature elevate per ridurre eventuali
'sbacchettamenti' dell'avantreno.
Le ruote hanno misure differenti, 15
pollici all'anteriore, stabilendo l'attuale record
nella sua classe, e 14 al posteriore.
Le 'scarpe' di cui è dotato sono pneumatici
tubeless 120/70 ant. e 140/60 post, nel nostro
caso di marca Maxxiss, ma sono disponibili anche Michelin.
I freni sono un fiore all'occhiello per la Casa veneta
e contano di un generoso impianto, dotato di tre
dischi a comando integrale. Il carico sui due assi
è gestito da una valvola ripartitrice. La leva sinistra
comanda un disco anteriore e quello posteriore, mentre
quella destra serve per rafforzare la frenata agendo sul
secondo disco anteriore. Le misure sono 260mm
per i due anteriori, flottanti e con pinza a doppio pistoncino,
220mm per il posteriore.
Parlando delle corpose misure complessive, si va dalla
lunghezza di 2250mm alla larghezza di 770mm, per un'altezza
di 1435mm. L'interasse è
di 1575mm (inferiore al Burgman, ma superiore a X9 e Madison)
e l'altezza sella è
a 780mm, non bassissima ma ben conformata.
Il peso dichiarato oscilla
dai 193 ai 208 a seconda dei depliant, ma 'a naso' i 200kg
si passano tutti.
Il serbatoio stiva 16 litri
di cui ben 4 dedicati alla riserva, ben segnalata nel
cruscotto, e il tappo si trova nel tunnel centrale.
Da notare l'aggancio, dedicato al cavo corazzato Aprilia
(opzionale), in vece del consueto anello solidale al telaio.
I cavalletti sono comodi
da azionare anche se il centrale richiede, ovviamente,
l'applicazione di un po' di decisione. Attenzione al laterale,
da non usare mai in caso
di strada inclinata, vista l'assenza del freno di stazionamento.
I tubi cromati parascudo
sono in realtà più estetici che funzionali,
dato che gli attacchi non ne consentono la sufficiente
rigidità in caso di caduta. Altri elementi decorativi
sono la presunta presa d'aria sul frontale e gli elementi
cromati, inutilizzati, in prossimità delle frecce
anteriori. Utile invece il terzo
stop integrato nello schienale del passeggero.
Le plastiche e gli accoppiamenti sono di buona
qualità e tutto sembra essere solido ed accuratamente
studiato, un ottimo risultato per un prodotto offerto,
non dimentichiamolo, ad un prezzo assolutamente concorrenziale.
MOTORE
Monocilindrico da 460cc,
quattro tempi, raffreddato a liquido, con testata a quattro
valvole ed albero a camme in testa, è dotato
di contralbero antivibrazioni
ed alimentato da iniettori
Magneti Marelli.
Non si tratta di una novità perché è il
medesimo propulsore di produzione
Piaggio che equipaggia l'X9 500 e di cui Aprilia
ha ottenuto la licenza di utilizzo, anche in conseguenza
dei recenti accordi di collaborazione commerciale.
Paragonato alla concorrenza diretta, si posiziona al vertice,
tanto da far concorrenza, nei dati tecnici, ai più
quotati bicilindrici nipponici.
La potenza massima è di 29
kW a 7250 giri e la coppia di 40
Nm è erogata a 5500 giri. Per fare un paragone
con i 400cc di Malaguti e
Suzuki, questi ultimi si 'fermano' a 23/23,6 kW e 34/32
Nm, mentre il 500cc del Tmax
sviluppa 29,4 kW e 45,8 Nm, naturalmente con l'erogazione
tipica di un bicilindrico.
CONCLUSIONI
STATICHE
Un veicolo con una filosofia ben definita, dall'estetica
decisa, ben costruito e fornito di un motore prestante,
potrebbe avere tutte le carte in regola per diventare
il mattatore della sua classe. Difficile spiegarsi alcuni
particolari come gli angusti spazi dedicati al bagaglio
ed altri elementi più estetici che funzionali, non
in linea con la sua missione.
A questo punto però, va considerato il prezzo, contenuto
in 6481 euro, che lo pone fra i più convenienti fra
i concorrenti della sua classe e che porta a riconsiderare
alcune sviste.
La prova continua fra poco con il
test su strada...
Testo e foto Fabrizio
Villa
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