Nel settore degli scooter over
250, destinati a colmare il vuoto lasciato dalle moto
turistiche nelle medie cilindrate, ora si affaccia anche
l'Aprilia, mettendo in campo l'Atlantic 500, un elegante
maxiscooter caratterizzato da linee originali e qualità
dinamiche molto equilibrate.
L'ammiraglia della casa veneta adotta il motore Piaggio
di 460 cc, ma, rispetto al cugino X9, offre una superiore
vocazione turistica ed una inferiore attitudine cittadina.
Il prezzo, pari a 6.300 euro, è il più basso
della categoria ed è inferiore di oltre 2000 euro
alla più quotata concorrenza giapponese.
ESTETICA
E FUNZIONALITA'
L'aspetto esteriore è
elegante, sfarzoso, imponente, all'insegna degli spigoli
vivi; il frontale è dominato dal gruppo ottico, composto
da tre fari alogeni, come sui modelli più sportivi
della casa veneta, e dagli indicatori di direzione. Eleganti
ed insolite per uno scooter le protezioni tubolari cromate
alla base dello scudo, mentre le cromature sulle fiancate
mi sembrano un po' troppo appariscenti.
La parte posteriore è originalissima, pur se gigantesca
e di ispirazione automobilistica; la visibilità passiva
è garantita da grandi gruppi ottici e da un terzo
stop, incastonato sul retro dello schienalino riservato
al passeggero, il quale può contare su una porzione
di sella ampia e ben imbottita e su pedane comode, anche
se di aspetto un po' spartano.
La plastica, sia quella verniciata che quella grezza,
è spessa, robusta, di ottima qualità ed assemblata
con grande cura; soltanto la verniciatura dei cerchi ruota
è troppo delicata: è sufficiente strofinarla
energicamente per rimuoverne lo strato superficiale.
La strumentazione, che non
sfigurerebbe su un'automobile di alto livello, è
quanto di più completo si possa trovare dietro ad
un manubrio e farebbe impallidire molte moto ben più
costose, anche di connotazione turistica. Di notte l'illuminazione
blu è di grande effetto e soltanto i tre display
non sono il massimo della visibilità.
Gli specchietti retrovisori
sono caratterizzati da un design molto sobrio e garantiscono
una soddisfacente visibilità ed un ingombro ridotto.
I blocchetti elettrici, derivati
da quelli montati sullo Scarabeo,
sono solidi, eleganti e di uso intuitivo; gli indicatori
di direzione sono provvisti dell'azionamento simultaneo
e dello spegnimento automatico dopo 40 sec. o dopo 500
metri di percorrenza; soltanto il lampeggio abbagliante
è un po' scomodo, in quanto va azionato con il pollice.
Sulla sinistra del retroscudo è posizionato un piccolo
scomparto protetto da uno sportellino apribile
a pressione ed adatto a contenere il biglietto dell'autostrada.
L'apertura degli altri due vani è comandata dal blocchetto
di avviamento: ruotando la chiave a destra si accede al
cassettino anteriore, dotato
di presa per la ricarica del cellulare, ma con una capacità
davvero limitata: è l'ideale per contenere, oltre
al telefonino, il bloccadisco e, forse, un paio di guanti
estivi.
Ruotando la chiave a sinistra, si solleva la sella, che
cela un vano inferiore alle
aspettative: a deludere non è tanto la capacità
complessiva, quanto piuttosto la scarsa accessibilità
e la forma irregolare, che rende complicato stipare un
casco (integrale o demi-jet) e quasi impossibile introdurne
un secondo. Sorprende che la lunga coda dello scooter
sia interamente occupata dall'impianto elettrico.
Per completare il discorso sulla funzionalità, mi
rimane da dire che issare lo scooter sul cavalletto centrale
è piuttosto semplice, mentre non è così
agevole farlo scendere.
SU STRADA
Una mole così imponente può intimorire gli scooteristi
abituati agli agili maxi di 250 ed anche qualche motociclista
proveniente da una snella naked di media cilindrata. Ma,
una volta saliti in sella, ogni timore svanisce e si apprezza
il notevole sforzo fatto dai tecnici Aprilia per ottenere
un baricentro basso ed un'equa distribuzione dei pesi,
nonostante il grosso monocilindrico solidale al forcellone.
In città, quindi, mettersi
alla guida dell'Atlantic non è poi un'impresa ardita:
certo, non ci si può aspettare l'agilità di
un 125 con ruote da 12" e bisogna fare i conti con ingombri
laterali non indifferenti ma, complice anche l'altezza
non esagerata della sella (io sono alto solo 1,72 m) ci
si muove con discreta scioltezza.
Quando si affronta il pavé o l'asfalto rovinato,
il nostro fondoschiena si rende conto della rigida taratura
delle sospensioni, tanto che a volte gli capita addirittura
di sobbalzare sulla sella.
Ma è fuori dal contesto urbano
che lo scooterone veneto dà il meglio di sé.
Preciso nel pennellare le traiettorie, rapido nei sorpassi
e inaspettatamente agile nelle curve, l'Atlantic si dimostra
uno scooter anche divertente. La rigidezza della sospensioni,
che in città crea qualche disagio, qui si rivela
davvero preziosa e, grazie anche alle ruote di grande
diametro (15" all'anteriore e da 14" al posteriore), assicura
un elevato livello di stabilità.
Le doti dinamiche offerte
dal complesso ruote-telaio sono assecondate dal notevole
angolo di piega garantito dal cavalletto e dalla marmitta,
che, adottando una guida consona ad uno scooter, non arrivano
mai a strisciare sull'asfalto.
Quando si frena si può
fare affidamento sull'impianto dotato di tre dischi e
di frenata integrale. Per ottenere decelerazioni decise
è necessario esercitare una certa pressione sulle
due leve, ma, in tal modo, chi ha poca esperienza eviterà
di bloccare le ruote.
L'autostrada è il terreno
di caccia di questo scooter: fino a 120 - 130 Km/h si
viaggia sul velluto, con le gambe completamente protette
dall'enorme carena anteriore, che riesce a riparare anche
le mani, mentre il parabrezza lascia passare qualche flusso
d'aria sulla sommità del casco; a velocità "codice"
la stabilità è ineccepibile e la riserva di
potenza più che buona; oltrepassata questa soglia
(ma non si dovrebbe fare mai: ricordiamo che è illegale),
tali qualità si affievoliscono gradualmente, ma una
cosa non si farà mai avvertire sull'Atlantic, nemmeno
alla massima velocità: le vibrazioni, tra le più
contenute riscontrabili su due ruote.
Nelle lunghe percorrenze si apprezza la corretta posizione
di guida, ben diversa dall'impostazione custom
di altri scooter; la mia passeggera,
invece, ha trovato una sistemazione più accogliente
rispetto a quella degli scooter con sella a due piani,
ma non si è trovata così bene come sul mio Scarabeo.
I consumi non preoccupano
mai e si attestano a livelli ben inferiori a quelli delle
moto turistiche di pari cilindrata: anche adottando una
guida allegra, è molto difficile scendere al di sotto
dei 20 Km/l, che, grazie
alla capienza del serbatoio,
pari a ben 16 litri, assicura
un'autonomia di circa 300 Km.
In conclusione: se volete
uno scooter che vi accompagni al lavoro in città
e null'altro, allora fareste meglio a guardare altrove;
ma se volete anche viaggiare e volete farlo nel massimo
confort, l'Atlantic è
certamente una delle scelte più azzeccate.
Testo:
Fabio Scotti
Foto: Fabrizio
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