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 · APRILIA ATLANTIC 500
01/07/02
PROVA DI FABIO SCOTTI
pag. 4/8
>>> VEDI ANCHE: Anteprima, Descrizione, Test su Strada, Prova Fabio J., 1000km con il Burgman 400, Al mare con il Piaggio X9 500, Impressioni CyberScooter Club.

Nel settore degli scooter over 250, destinati a colmare il vuoto lasciato dalle moto turistiche nelle medie cilindrate, ora si affaccia anche l'Aprilia, mettendo in campo l'Atlantic 500, un elegante maxiscooter caratterizzato da linee originali e qualità dinamiche molto equilibrate.
L'ammiraglia della casa veneta adotta il motore Piaggio di 460 cc, ma, rispetto al cugino X9, offre una superiore vocazione turistica ed una inferiore attitudine cittadina. Il prezzo, pari a 6.300 euro, è il più basso della categoria ed è inferiore di oltre 2000 euro alla più quotata concorrenza giapponese.

ESTETICA E FUNZIONALITA'
L'aspetto esteriore è elegante, sfarzoso, imponente, all'insegna degli spigoli vivi; il frontale è dominato dal gruppo ottico, composto da tre fari alogeni, come sui modelli più sportivi della casa veneta, e dagli indicatori di direzione. Eleganti ed insolite per uno scooter le protezioni tubolari cromate alla base dello scudo, mentre le cromature sulle fiancate mi sembrano un po' troppo appariscenti.
La parte posteriore è originalissima, pur se gigantesca e di ispirazione automobilistica; la visibilità passiva è garantita da grandi gruppi ottici e da un terzo stop, incastonato sul retro dello schienalino riservato al passeggero, il quale può contare su una porzione di sella ampia e ben imbottita e su pedane comode, anche se di aspetto un po' spartano.
La plastica, sia quella verniciata che quella grezza, è spessa, robusta, di ottima qualità ed assemblata con grande cura; soltanto la verniciatura dei cerchi ruota è troppo delicata: è sufficiente strofinarla energicamente per rimuoverne lo strato superficiale.
La strumentazione, che non sfigurerebbe su un'automobile di alto livello, è quanto di più completo si possa trovare dietro ad un manubrio e farebbe impallidire molte moto ben più costose, anche di connotazione turistica. Di notte l'illuminazione blu è di grande effetto e soltanto i tre display non sono il massimo della visibilità.
Gli specchietti retrovisori sono caratterizzati da un design molto sobrio e garantiscono una soddisfacente visibilità ed un ingombro ridotto.
I blocchetti elettrici, derivati da quelli montati sullo Scarabeo, sono solidi, eleganti e di uso intuitivo; gli indicatori di direzione sono provvisti dell'azionamento simultaneo e dello spegnimento automatico dopo 40 sec. o dopo 500 metri di percorrenza; soltanto il lampeggio abbagliante è un po' scomodo, in quanto va azionato con il pollice.
Sulla sinistra del retroscudo è posizionato un piccolo scomparto protetto da uno sportellino apribile a pressione ed adatto a contenere il biglietto dell'autostrada.
L'apertura degli altri due vani è comandata dal blocchetto di avviamento: ruotando la chiave a destra si accede al cassettino anteriore, dotato di presa per la ricarica del cellulare, ma con una capacità davvero limitata: è l'ideale per contenere, oltre al telefonino, il bloccadisco e, forse, un paio di guanti estivi.
Ruotando la chiave a sinistra, si solleva la sella, che cela un vano inferiore alle aspettative: a deludere non è tanto la capacità complessiva, quanto piuttosto la scarsa accessibilità e la forma irregolare, che rende complicato stipare un casco (integrale o demi-jet) e quasi impossibile introdurne un secondo. Sorprende che la lunga coda dello scooter sia interamente occupata dall'impianto elettrico.
Per completare il discorso sulla funzionalità, mi rimane da dire che issare lo scooter sul cavalletto centrale è piuttosto semplice, mentre non è così agevole farlo scendere.

SU STRADA
Una mole così imponente può intimorire gli scooteristi abituati agli agili maxi di 250 ed anche qualche motociclista proveniente da una snella naked di media cilindrata. Ma, una volta saliti in sella, ogni timore svanisce e si apprezza il notevole sforzo fatto dai tecnici Aprilia per ottenere un baricentro basso ed un'equa distribuzione dei pesi, nonostante il grosso monocilindrico solidale al forcellone.
In città, quindi, mettersi alla guida dell'Atlantic non è poi un'impresa ardita: certo, non ci si può aspettare l'agilità di un 125 con ruote da 12" e bisogna fare i conti con ingombri laterali non indifferenti ma, complice anche l'altezza non esagerata della sella (io sono alto solo 1,72 m) ci si muove con discreta scioltezza.
Quando si affronta il pavé o l'asfalto rovinato, il nostro fondoschiena si rende conto della rigida taratura delle sospensioni, tanto che a volte gli capita addirittura di sobbalzare sulla sella.
Ma è fuori dal contesto urbano che lo scooterone veneto dà il meglio di sé. Preciso nel pennellare le traiettorie, rapido nei sorpassi e inaspettatamente agile nelle curve, l'Atlantic si dimostra uno scooter anche divertente. La rigidezza della sospensioni, che in città crea qualche disagio, qui si rivela davvero preziosa e, grazie anche alle ruote di grande diametro (15" all'anteriore e da 14" al posteriore), assicura un elevato livello di stabilità.
Le doti dinamiche offerte dal complesso ruote-telaio sono assecondate dal notevole angolo di piega garantito dal cavalletto e dalla marmitta, che, adottando una guida consona ad uno scooter, non arrivano mai a strisciare sull'asfalto.
Quando si frena si può fare affidamento sull'impianto dotato di tre dischi e di frenata integrale. Per ottenere decelerazioni decise è necessario esercitare una certa pressione sulle due leve, ma, in tal modo, chi ha poca esperienza eviterà di bloccare le ruote.
L'autostrada è il terreno di caccia di questo scooter: fino a 120 - 130 Km/h si viaggia sul velluto, con le gambe completamente protette dall'enorme carena anteriore, che riesce a riparare anche le mani, mentre il parabrezza lascia passare qualche flusso d'aria sulla sommità del casco; a velocità "codice" la stabilità è ineccepibile e la riserva di potenza più che buona; oltrepassata questa soglia (ma non si dovrebbe fare mai: ricordiamo che è illegale), tali qualità si affievoliscono gradualmente, ma una cosa non si farà mai avvertire sull'Atlantic, nemmeno alla massima velocità: le vibrazioni, tra le più contenute riscontrabili su due ruote.
Nelle lunghe percorrenze si apprezza la corretta posizione di guida, ben diversa dall'impostazione custom di altri scooter; la mia passeggera, invece, ha trovato una sistemazione più accogliente rispetto a quella degli scooter con sella a due piani, ma non si è trovata così bene come sul mio Scarabeo.
I consumi non preoccupano mai e si attestano a livelli ben inferiori a quelli delle moto turistiche di pari cilindrata: anche adottando una guida allegra, è molto difficile scendere al di sotto dei 20 Km/l, che, grazie alla capienza del serbatoio, pari a ben 16 litri, assicura un'autonomia di circa 300 Km.

In conclusione: se volete uno scooter che vi accompagni al lavoro in città e null'altro, allora fareste meglio a guardare altrove; ma se volete anche viaggiare e volete farlo nel massimo confort, l'Atlantic è certamente una delle scelte più azzeccate.

Testo: Fabio Scotti

Foto: Fabrizio

 

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