>> APRILIA


 

 

 

 · APRILIA ATLANTIC 500
05/07/02
PROVA DI FABIO JACOPINI
pag. 5/8
>>> VEDI ANCHE: Anteprima, Descrizione, Test su Strada, Prova Fabio S., 1000km con il Burgman 400, Al mare con il Piaggio X9 500, Impressioni CyberScooter Club.

PROLOGO
"Ma quanto è grosso". A caldo questo è il commento che tutti fanno dopo aver visto per la prima volta l'Aprilione. Effettivamente il commento sorge spontaneo ed è, pure, giustificato, data la mole del mezzo.
Ero molto curioso di provarlo, anche se, confesso, ero un po' prevenuto. Infatti, dal punto di vista estetico non mi è mai piaciuto ed è della natura umana rifiutare a priori ciò che non appare gradevole. Siccome odio avere dei pregiudizi, ero curioso di esprimere un giudizio complessivo sul mezzo che prescindesse dal solo aspetto esteriore.
Il mezzo in prova me lo consegna Fabio Scotti (del quale avrete già letto il test), il quale, in pochi secondi, mi mette al corrente delle principali modalità di funzionamento del mezzo.

DA FERMO
Girando la chiave di accensione si attiva il cruscotto e si accendono più luci di un astronave. Il cruscotto comprende il tachimetro, il contagiri, l'orologio digitale e un computer di bordo che fa di tutto, meno il caffè! Sempre agendo sulla chiave di accensione si apre la serratura della sella, e del vano porta documenti.
La sella ha un'apertura limitata a circa 45 gradi (perché?), ma quello che subito delude è la capienza del vano sottosella. Visto da fuori ci s'immagina che possa contenere almeno un vitello di medie dimensioni, e invece, riesce a fatica ad alloggiare un casco integrale (non modulare), e un demi jet, oltre ai documenti e, forse, anche alla tuta antipioggia, se ben ripiegata. Nonostante i tentativi, non sono riuscito a riporvi la valigetta rigida porta documenti.
Lo spazio utile è, in concreto, quello esistente sotto la porzione di sella dedicata al passeggero, perché la spazio sotto il pilota “ occupato da un vano chiuso contenente il filtro dell'aria.
La ridotta capienza costituisce, a mio parere, un serio limite per uno scooter di questa categoria, senza dubbio creato anche per lunghi viaggi; forse sarebbe opportuno attuare qualche modifica per ovviare al problema, per non essere costretti a montare il solito bauletto che, a mio parere, rovinerebbe la linea del mezzo e appesantirebbe ulteriormente l'asse posteriore.
Il vano porta documenti non è molto capiente e la serratura dello sportello non funziona sempre correttamente; si può riporre un blocca disco, il biglietto dell'autostrada e, forse, un cellulare di ridotte dimensioni; nulla di più. A sinistra del manubrio si trova localizzato anche un minuscolo vano porta oggetti, che però, di oggetti ne contiene proprio pochini; direi al massimo un mazzo di chiavi. La presenza dello sportello porta documenti ha reso impossibile l'installazione del gancio portaborse, che sarebbe stato molto utile, stante l'impossibilità di riporre la ventiquattrore nel sottosella.

IN SELLA
Dopo queste considerazioni preliminari, salgo finalmente sullo scooter. La posizione di guida è piacevole e centrale, né troppo in avanti, né sdraiata; oserei dire di tipo motociclistico e consente un agevole controllo del mezzo. La sella è comoda, anche se d'acchito appare un po' dura. È posizionata a 78 cm da terra e questo consente di controllare il traffico da una buona altezza. I piedi hanno uno spazio lineare di circa 40 cm per muoversi avanti e indietro, consentendo un'angolazione delle gambe (per uno alto 1,80 m) da massimo di circa 90° ad un minino di circa 50/60°. Non è possibile stendere le gambe come sul CN o sul Burgman. Gli specchietti retrovisori offrono una visione completa e sono collocati ad un'altezza superiore agli specchietti delle auto, monovolume e furgoni esclusi.

IN MOVIMENTO
Con Fabio Scotti ero d'accordo che l'avrei accompagnato alla più vicina fermata della metropolitana. Il mio primo impatto dinamico, sarebbe stato quindi decisamente impegnativo! Mi preoccupava, infatti, il peso complessivo. Duecento kg il mezzo, un'ottantina di kg il pilota e circa sessanta kg il passeggero. Temevo di dover guidare un trattore! Dopo essermi sistemato alla guida, faccio "arrampicare" il passeggero.
Arrampicare “ la parola giusta, perché se l'altezza della sella per il pilota è a 78 cm da terra, lo spazio per il passeggero è collocato a quasi 90 cm! Questo consente al pilota di avere un supporto lombare di circa 10 cm, ma costringe il passeggero a fare qualche evoluzione per salire. Meno male che le pedane (ripiegabili e ben integrate nella carrozzeria) sono molto ampie e comode ed agevolano ËlÁascesa" del passeggero.
Accendo il motore e il suo rombo, acusticamente molto contenuto, ma deciso, mi fa subito comprendere che qui c'è poco da scherzare con l'acceleratore. Apro il gas per far partire il "trattore" eü miracolo! Una piuma! Fin dai primi metri si capisce subito che l'Aprilia ha lavorato molto bene sulla ciclistica del mezzo. Il passeggero quasi non si sente, persino da fermo e nelle manovre tra le auto, segno che lo scooter ha un equilibrio non comune.
Appena trovo la strada un po' libera provo l'accelerazione che, pur essendo in due, mi pare subito decisamente notevole.
Arrivato a destinazione, "scarico" il passeggero e comincio il test del mezzo.
In città bisogna stare attenti perché i 29 kW che frullano nel motore Piaggio (460 cc, 4 valvole, i.e.) si fanno sentire. Aperto il gas, dopo un'incertezza iniziale (taratura ad hoc del variatore?) di circa un paio di secondi (da 0 a 20 Km/h), tutta la potenza del monocilindrico è subito a disposizione.

IN BOX
Tornato a casa, sottopongo il mezzo alla "prova box"; purtroppo io dispongo di una di quelle autorimesse che più che un box sembra un loculo cimiteriale, nel quale un'auto di media lunghezza, trova posto con una certa difficoltà. Naturalmente la prova del mio box l'Atlantic non l'ha superata. Speravo, infatti, di riuscire a parcheggiarlo trasversalmente per avere lo spazio anche per l'auto, ma mi sono subito reso conto che era una pia illusione. Poco male, vorrà dire che l'auto resterà fuori! Nonostante la generosa stazza, il mezzo si colloca sul cavalletto centrale con relativa facilità e l'apertura del cavalletto laterale, attivando il quale si spegne automaticamente il motore, è molto agevole anche stando in sella.

IN DUE
Dovendo fare una prova con un passeggero di altezza e peso quasi standard (circa 70 kg per 1,75 m.), precetto la mia dolce metà per la sera. Dopo le 20.30 a Milano il traffico è ridotto, e quindi riesco a lanciare l'Atlantic a velocità superiore a quelle previste dal Codice della Strada. E qui, rilevo il secondo problema dell'Aprilione. La massa d'aria che investe sia il pilota che il passeggero a partire dai 100 km/h è infatti, a mio parere, eccessiva. Mentre la carenatura fa il suo dovere, deviando l'aria lontano dalle gambe e dalla parte inferiore del busto, egual efficacia non ha, invece, il ridotto parabrezza montato di serie.
Con la mia altezza (1,80 cm), infatti, l'aria investe le braccia e risulta fastidiosa a partire dallo sterno in su, mentre il passeggero, se alto oltre 1,70 cm, ha la testa e il collo completamente esposti all'aria. Personalmente lo ritengo un problema da risolvere, visto che una delle fondamentali peculiarità che uno scooter deve avere è, un'adeguata protezione aerodinamica.
La stabilità, invece, a quasi pieno carico (il peso complessivo del pilota e del passeggero era di circa 160 kg e il peso max, omnicomprensivo, raccomandato dall'Aprilia è di circa 180 kg), si mantiene quasi inalterata, così come rimangono di livello più che accettabili le prestazioni, sia in accelerazione che in ripresa.
Il terzo problema rilevato è la ridotta efficacia di assorbimento delle sospensioni posteriori. In città, infatti, dove il pavè, le rotaie, le buche nell'asfalto e nelle superfici di porfido (leggi sampietrini) sono una costante, è indispensabile essere assistiti da valide sospensioni. Quelle posteriori dell'Atlantic (5 posizioni di precarico) sono settate come standard sulla terza posizione, ma tale posizionamento non pare essere efficace. È soprattutto il passeggero a lamentarsi, perché soggetto, data la posizione, ad una maggiore escursione. Il problema potrebbe essere risolto riducendo il precarico, ma non è normale che nella posizione standard non vi sia un adeguato comfort, né per il passeggero, né, soprattutto, per il pilota.

IN STRADA
Nella guida extraurbana l'Atlantic dà, certamente, il meglio di se. Quelle stesse sospensioni che appaio rigide nei percorsi urbani, garantiscono in quelli extraurbani una notevole stabilità e tenuta di strada. Ad alta velocità (testato fino a 160 Km/h di tachimetro) il mezzo è assolutamente stabile e anche in prossimità dei giunti autostradali non si scompone e non si innesca alcun tipo di oscillazione. È pure da rimarcare la sua stabilità nei curvoni autostradali, presi a forte velocità, percorrendo il quali l'Atlantic pare essere incollato al terreno e la totale assenza di vibrazioni. Va detto che sono impressioni relative ad una breve puntata autostradale, e che un test più approfondito su strade veloci è stato delegato ad un altro redattore, il superlativo Francesco "Schiapputer" Roberti, che in un altro report narrerà le sue impressioni di guida.
Nella guida in città l'Atlantic, nonostante la mole, si comporta più che egregiamente. Il mezzo scende agevolmente in piega senza alcuno sforzo e nei cambi di direzione è rapido e preciso.
È ovvio che essendo un mezzo lungo quasi 2,3 m. (con un interasse di 1,575 m), non si può pretendere di guidare a zig zag tra le auto, ma avendo una "larghezza massima fuori tutto" di appena 72 cm e gli specchietti posizionati ad una altezza adeguata (per dare una vaga idea sono più alti di quelli dello Yamaha Majesty 250 e del Suzuki Burgman 250/400 e sono collocati quasi alla stessa altezza dell'Aprilia Scarabeo 125/150/200), dopo aver preso le misure, si riesce a bypassare la maggior parte del traffico, passando tra le auto a destra o a sinistra.
Considerato il peso e le dimensioni, qualche difficoltà per il parcheggio deve essere segnalata, ma la manovrabilità da fermo, se pur impegnativa, è senza dubbio meno problematica di quanto temevo.
La frenata è sicuramente ottima. L'Atlantic è dotato del sistema integrale (attivato con l'utilizzo della leva di sinistra) con due dischi anteriori da 260 millimetri di diametro e uno posteriore da 220. Operando su entrambe le leve, come è mia abitudine, la decelerazione è immediata ed efficace. Nel corso delle prove effettuate, nonostante la notevole pressione operata sulle leve, non ho mai riscontrato il blocco della ruota posteriore, né il mezzo ha mai mostrato di soffrire il trattamento con sbandamenti. Va segnalato, però, che la decelerazione non viene adeguatamente supportata dal freno motore, che pare quasi inesistente.
L'Aprilione è dotato di pneumatici di generose dimensioni, 15 pollici (120/70) davanti e 14 dietro (140/60). Di serie sono montate, purtroppo, le Maxxis; è disponibile, anche con le Michelin che, forse, sarebbero preferibili. È, infatti, nota la durezza dei pneumatici coreani, che, soprattutto di inverno, faticano ad entrare in temperatura e in molte situazioni non garantiscono un'adeguata tenuta di strada. Va rilevato, però, che, forse grazie alla temperatura elevata riscontrata durante i test (non inferiore ai 25° con punte di 30°), anche i pneumatici di serie si sono comportati più che bene.

IN CONCLUSIONE
In conclusione direi che l'Atlantic è un ottimo mezzo, ideale soprattutto per chi, abitando fuori da grandi centri urbani, ha la necessità di raggiungere la città e di percorrervi al suo interno qualche km per raggiungere il posto di lavoro.

Testo: Fabio Jacopini aka jacops

Foto: Fabrizio

Pilota: Cristian

 

<<< ANTEPRIMA
pag 1/8
<<< DESCRIZIONE
pag 2/8
<<< TEST SU STRADA
pag 3/8
<<< PROVA DI FABIO SCOTTI
pag 4/8
1000 KM CON IL BURGMAN 400 >>>
pag 6/8
AL MARE CON IL PIAGGIO X9 500 >>>
pag 7/8
IMPRESSIONI CYBERSCOOTER CLUB >>>
pag 8/8


 

 

 

COPYRIGHT CyberScooter, tutti i diritti riservati, per informazioni e contatti clicca QUI>>>