PROLOGO
"Ma quanto è grosso". A caldo questo è il
commento che tutti fanno dopo aver visto per la prima
volta l'Aprilione. Effettivamente il commento sorge spontaneo
ed è, pure, giustificato, data la mole del mezzo.
Ero molto curioso di provarlo, anche se, confesso, ero
un po' prevenuto. Infatti, dal punto di vista estetico
non mi è mai piaciuto ed è della natura
umana rifiutare a priori ciò che non appare gradevole.
Siccome odio avere dei pregiudizi, ero curioso di esprimere
un giudizio complessivo sul mezzo che prescindesse dal
solo aspetto esteriore.
Il mezzo in prova me lo consegna Fabio Scotti (del quale
avrete già letto il
test), il quale, in pochi secondi, mi mette al
corrente delle principali modalità di funzionamento
del mezzo.
DA FERMO
Girando la chiave di accensione si attiva il cruscotto
e si accendono più luci di un astronave. Il cruscotto
comprende il tachimetro, il contagiri, l'orologio digitale
e un computer di bordo che fa di tutto, meno il caffè!
Sempre agendo sulla chiave di accensione si apre la serratura
della sella, e del vano porta documenti.
La sella ha un'apertura limitata a circa 45 gradi (perché?),
ma quello che subito delude è la capienza del vano
sottosella. Visto da fuori ci s'immagina che possa
contenere almeno un vitello di medie dimensioni, e invece,
riesce a fatica ad alloggiare un casco integrale (non
modulare), e un demi jet, oltre ai documenti e, forse,
anche alla tuta antipioggia, se ben ripiegata. Nonostante
i tentativi, non sono riuscito a riporvi la valigetta
rigida porta documenti.
Lo spazio utile è, in concreto, quello esistente
sotto la porzione di sella dedicata al passeggero, perché
la spazio sotto il pilota “ occupato da un vano chiuso
contenente il filtro dell'aria.
La ridotta capienza costituisce, a mio parere, un serio
limite per uno scooter di questa categoria, senza dubbio
creato anche per lunghi viaggi; forse sarebbe opportuno
attuare qualche modifica per ovviare al problema, per
non essere costretti a montare il solito bauletto che,
a mio parere, rovinerebbe la linea del mezzo e appesantirebbe
ulteriormente l'asse posteriore.
Il vano porta documenti non
è molto capiente e la serratura dello sportello
non funziona sempre correttamente; si può riporre
un blocca disco, il biglietto dell'autostrada e, forse,
un cellulare di ridotte dimensioni; nulla di più.
A sinistra del manubrio si trova localizzato anche un
minuscolo vano porta oggetti,
che però, di oggetti ne contiene proprio pochini;
direi al massimo un mazzo di chiavi. La presenza dello
sportello porta documenti ha reso impossibile l'installazione
del gancio portaborse, che sarebbe stato molto utile,
stante l'impossibilità di riporre la ventiquattrore
nel sottosella.
IN SELLA
Dopo queste considerazioni preliminari, salgo finalmente
sullo scooter. La posizione di guida
è piacevole e centrale, né troppo in avanti,
né sdraiata; oserei dire di tipo motociclistico
e consente un agevole controllo del mezzo. La sella
è comoda, anche se d'acchito appare un po' dura.
È posizionata a 78 cm da terra e questo consente
di controllare il traffico da una buona altezza. I piedi
hanno uno spazio lineare di circa 40 cm per muoversi avanti
e indietro, consentendo un'angolazione delle gambe (per
uno alto 1,80 m) da massimo di circa 90° ad un minino
di circa 50/60°. Non è possibile stendere le
gambe come sul CN o sul Burgman. Gli specchietti
retrovisori offrono una visione completa e sono
collocati ad un'altezza superiore agli specchietti delle
auto, monovolume e furgoni esclusi.
IN MOVIMENTO
Con Fabio Scotti ero d'accordo che l'avrei accompagnato
alla più vicina fermata della metropolitana. Il
mio primo impatto dinamico, sarebbe stato quindi decisamente
impegnativo! Mi preoccupava, infatti, il peso complessivo.
Duecento kg il mezzo, un'ottantina di kg il pilota e circa
sessanta kg il passeggero. Temevo di dover guidare un
trattore! Dopo essermi sistemato alla guida, faccio "arrampicare"
il passeggero.
Arrampicare “ la parola giusta, perché se l'altezza
della sella per il pilota è a 78 cm da terra, lo
spazio per il passeggero
è collocato a quasi 90 cm! Questo consente al pilota
di avere un supporto lombare di circa 10 cm, ma costringe
il passeggero a fare qualche evoluzione per salire. Meno
male che le pedane (ripiegabili
e ben integrate nella carrozzeria) sono molto ampie e
comode ed agevolano ËlÁascesa" del passeggero.
Accendo il motore e il suo
rombo, acusticamente molto contenuto, ma deciso, mi fa
subito comprendere che qui c'è poco da scherzare
con l'acceleratore. Apro il gas per far partire il "trattore"
eü miracolo! Una piuma! Fin dai primi metri si capisce
subito che l'Aprilia ha lavorato molto bene sulla ciclistica
del mezzo. Il passeggero quasi non si sente, persino da
fermo e nelle manovre tra le auto, segno che lo scooter
ha un equilibrio non comune.
Appena trovo la strada un po' libera provo l'accelerazione
che, pur essendo in due, mi pare subito decisamente notevole.
Arrivato a destinazione, "scarico" il passeggero e comincio
il test del mezzo.
In città bisogna stare attenti perché i
29 kW che frullano nel motore Piaggio (460 cc, 4 valvole,
i.e.) si fanno sentire. Aperto il gas, dopo un'incertezza
iniziale (taratura ad hoc del variatore?) di circa un
paio di secondi (da 0 a 20 Km/h), tutta la potenza del
monocilindrico è subito a disposizione.
IN BOX
Tornato a casa, sottopongo il mezzo alla "prova box";
purtroppo io dispongo di una di quelle autorimesse che
più che un box sembra un loculo cimiteriale, nel
quale un'auto di media lunghezza, trova posto con una
certa difficoltà. Naturalmente la prova del mio
box l'Atlantic non l'ha superata. Speravo, infatti, di
riuscire a parcheggiarlo trasversalmente per avere lo
spazio anche per l'auto, ma mi sono subito reso conto
che era una pia illusione. Poco male, vorrà dire
che l'auto resterà fuori! Nonostante la generosa
stazza, il mezzo si colloca sul cavalletto
centrale con relativa facilità e l'apertura
del cavalletto laterale,
attivando il quale si spegne automaticamente il motore,
è molto agevole anche stando in sella.
IN DUE
Dovendo fare una prova con un passeggero di altezza e
peso quasi standard (circa 70 kg per 1,75 m.), precetto
la mia dolce metà per la sera. Dopo le 20.30 a
Milano il traffico è ridotto, e quindi riesco a
lanciare l'Atlantic a velocità superiore a quelle
previste dal Codice della Strada. E qui, rilevo il secondo
problema dell'Aprilione. La massa d'aria che investe sia
il pilota che il passeggero a partire dai 100 km/h è
infatti, a mio parere, eccessiva. Mentre la carenatura
fa il suo dovere, deviando l'aria lontano dalle gambe
e dalla parte inferiore del busto, egual efficacia non
ha, invece, il ridotto parabrezza
montato di serie.
Con la mia altezza (1,80 cm), infatti, l'aria investe
le braccia e risulta fastidiosa a partire dallo sterno
in su, mentre il passeggero, se alto oltre 1,70 cm, ha
la testa e il collo completamente esposti all'aria. Personalmente
lo ritengo un problema da risolvere, visto che una delle
fondamentali peculiarità che uno scooter deve avere
è, un'adeguata protezione aerodinamica.
La stabilità, invece,
a quasi pieno carico (il peso complessivo del pilota e
del passeggero era di circa 160 kg e il peso max, omnicomprensivo,
raccomandato dall'Aprilia è di circa 180 kg), si
mantiene quasi inalterata, così come rimangono
di livello più che accettabili le prestazioni,
sia in accelerazione che in ripresa.
Il terzo problema rilevato è la ridotta efficacia
di assorbimento delle sospensioni
posteriori. In città, infatti, dove il pavè,
le rotaie, le buche nell'asfalto e nelle superfici di
porfido (leggi sampietrini) sono una costante, è
indispensabile essere assistiti da valide sospensioni.
Quelle posteriori dell'Atlantic (5 posizioni di precarico)
sono settate come standard sulla terza posizione, ma tale
posizionamento non pare essere efficace. È soprattutto
il passeggero a lamentarsi, perché soggetto, data
la posizione, ad una maggiore escursione. Il problema
potrebbe essere risolto riducendo il precarico, ma non
è normale che nella posizione standard non vi sia
un adeguato comfort, né per il passeggero, né,
soprattutto, per il pilota.
IN STRADA
Nella guida extraurbana l'Atlantic
dà, certamente, il meglio di se. Quelle stesse
sospensioni che appaio rigide nei percorsi urbani, garantiscono
in quelli extraurbani una notevole stabilità e
tenuta di strada. Ad alta velocità (testato fino
a 160 Km/h di tachimetro) il mezzo è assolutamente
stabile e anche in prossimità dei giunti autostradali
non si scompone e non si innesca alcun tipo di oscillazione.
È pure da rimarcare la sua stabilità nei
curvoni autostradali, presi a forte velocità, percorrendo
il quali l'Atlantic pare essere incollato al terreno e
la totale assenza di vibrazioni. Va detto che sono impressioni
relative ad una breve puntata autostradale, e che un test
più approfondito su strade veloci è stato
delegato ad un altro redattore, il superlativo Francesco
"Schiapputer" Roberti, che in un altro report narrerà
le sue impressioni di guida.
Nella guida in città
l'Atlantic, nonostante la mole, si comporta più
che egregiamente. Il mezzo scende agevolmente in piega
senza alcuno sforzo e nei cambi di direzione è
rapido e preciso.
È ovvio che essendo un mezzo lungo quasi 2,3 m.
(con un interasse di 1,575 m), non si può pretendere
di guidare a zig zag tra le auto, ma avendo una "larghezza
massima fuori tutto" di appena 72 cm e gli specchietti
posizionati ad una altezza adeguata (per dare una vaga
idea sono più alti di quelli dello Yamaha Majesty
250 e del Suzuki Burgman 250/400 e sono collocati quasi
alla stessa altezza dell'Aprilia Scarabeo 125/150/200),
dopo aver preso le misure, si riesce a bypassare la maggior
parte del traffico, passando tra le auto a destra o a
sinistra.
Considerato il peso e le dimensioni, qualche difficoltà
per il parcheggio deve essere segnalata, ma la manovrabilità
da fermo, se pur impegnativa, è senza dubbio
meno problematica di quanto temevo.
La frenata è sicuramente
ottima. L'Atlantic è dotato del sistema integrale
(attivato con l'utilizzo della leva di sinistra) con due
dischi anteriori da 260 millimetri di diametro e uno posteriore
da 220. Operando su entrambe le leve, come è mia
abitudine, la decelerazione è immediata ed efficace.
Nel corso delle prove effettuate, nonostante la notevole
pressione operata sulle leve, non ho mai riscontrato il
blocco della ruota posteriore, né il mezzo ha mai
mostrato di soffrire il trattamento con sbandamenti. Va
segnalato, però, che la decelerazione non viene
adeguatamente supportata dal freno motore, che pare quasi
inesistente.
L'Aprilione è dotato di pneumatici
di generose dimensioni, 15 pollici (120/70) davanti e
14 dietro (140/60). Di serie sono montate, purtroppo,
le Maxxis; è disponibile, anche con le Michelin
che, forse, sarebbero preferibili. È, infatti,
nota la durezza dei pneumatici coreani, che, soprattutto
di inverno, faticano ad entrare in temperatura e in molte
situazioni non garantiscono un'adeguata tenuta di strada.
Va rilevato, però, che, forse grazie alla temperatura
elevata riscontrata durante i test (non inferiore ai 25°
con punte di 30°), anche i pneumatici di serie si
sono comportati più che bene.
IN CONCLUSIONE
In conclusione direi che l'Atlantic è un ottimo
mezzo, ideale soprattutto per chi, abitando fuori da grandi
centri urbani, ha la necessità di raggiungere la
città e di percorrervi al suo interno qualche km
per raggiungere il posto di lavoro.
Testo:
Fabio Jacopini aka
jacops
Foto: Fabrizio
Pilota: Cristian
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