In occasione della presentazione
stampa di Montecarlo, l'Atlantic 500 Sprint mi aveva
favorevolmente impressionato e aspettavo il momento di
averlo per le mani con più calma per carpirne tutti
i segreti. Grazie alla disponibilità di Aprilia,
abbiamo potuto mettere alla frusta lo scooter per ben
3.000km, sotto l'esame attento di tre tester, nell'uso
quotidiano, nel traffico e in viaggio.
Nel frattempo abbiamo avuto modo di sondare il gradimento
degli utenti, sia attraverso le mail che riceviamo che
nei vari forum specialistici e, perché no attraverso
i dati di vendita. Il tutto ha fornito un quadro piuttosto
chiaro e chiarito qualche interrogativo, vediamoli assieme.
COSA ASPETTARSI
Per valutare al meglio un scooter, occorre comprendere
quali sono gli obiettivi fissati dai progettisti e dal
marketing insieme al suo collocamento nel mercato.
Lo Sprint 500 sostituisce il modello precedente, puntando
a districarsi meglio in ambito urbano, offrendo al contempo
una guida più coinvolgente su percorsi tutte curve
e nei tratti veloci. Risponde quindi alle esigenze della
maggior parte dell'utenza, che non sembra dedita al turismo
di lungo corso, destinazione d'uso elettiva per l'Atlantic
500 uscito di produzione. Lascia l'immagine da ammiraglia
opulenta, (forse un po' barocca), in favore di uno stile
più elegante ed essenziale. L'utilizzo della gamma
125/250 come base di partenza, ha offerto ampi vantaggi
in termini economie di scala, perdendo però qualcosa
in termini di dotazione ed esclusività.
Rispetta alla concorrenza internazionale lo Sprint s'inserisce
nel filone dello scooter dall'immagine sportiva, ma stilosa,
che pur confermando le prerogative di praticità
tipiche dello scooter, vuole anche offrire un tangibile
piacere di guida. L'anello di congiunzione fra Gilera
Nexus e Piaggio
X9, con un tocco d'esclusività Aprilia.
USO E DOTAZIONI
Un'analisi completa dal punto di vista ciclistico e delle
dotazioni è già stata sviscerata nell'anteprima,
a questo punto ci soffermiamo sul loro impatto nell'uso
quotidiano.
Iniziamo dalle serrature e dall'antifurto
in dotazione.
Che ci risulti lo Sprint è l'unico scooter fornito
di serie di antifurto, non del semplice immobilizer, ma
di un prodotto completo di sensore antispostamento e sirena
autoalimentata. L'allarme s'inserisce automaticamente
40" secondi dopo aver estratto la chiave d'avviamento,
ma solo nella funzione immobilizer, per l'attivazione
completa è necessario l'inserimento volontario
attraverso il tasto sul telecomando. Un apposito manuale
ne illustra le molteplici funzioni, ma non è possibile
escluderne l'inserimento automatico, cosa che potrà
far comodo ai più sbadati, ma anche risultare fastidioso
durante le brevi e frequenti soste quotidiane. Se a questo
aggiungiamo che la chiave comanda ben 4 serrature, una
per il blocchetto d'avviamento, una per il serbatoio carburante
e altrettante per i due vani bagaglio, è facile
immaginare che una centralizzazione, o qualche ausilio
elettronico, saranno ben presto più che desiderati.
Per riporre i bagagli, troviamo
uno sportello nel retroscudo, che non brilla per solidità
e capienza, ma trattiene bene gli oggetti in due vani
distinti, entrambi sotto chiave.
Utilizzando la serratura sul fianco sinistro si può
sollevare la sella, che mancando di un fermo e/o di un
ammortizzatore, rimane però in equilibrio precario.
All'interno, un vano irregolare e privo di rivestimento
consente di stivare un casco integrale, anche modulare,
e un completo antipioggia, ma non una valigia rigida '24ore'.
Grazie ad un vano comunicante, ricavato nel codino, viene
dichiarata la stessa capienza della gamma di cilindrata
inferiore, nonostante lo spazio perso per alloggiare la
testata del propulsore. Completano il quadro la presa
di corrente a 12 volt e l'illuminazione, che sarebbe risultata
più efficace sul fondo della sella.
Ma la possibilità di trasportare bagagli non finisce
qui, abbiamo infatti un gancio appendiborse, con sicura,
proprio sopra al vano retroscudo e un solido portapacchi
posteriore predisposto per alloggiare la piastra porta-bauletto.
Fra gli optional troviamo infatti il baule da 45 litri,
verniciato nei colori originali, a 198 Euro, oltre alla
capientissima borsa tunnel, da ben 50 litri, a 85 Euro.
Comandi e Strumentazione
Il tutto è preso pari-pari dai fratellini, no problem
per i comandi al manubrio che risultano comodi e a portata
di dita, tranne forse il flash abbagliante, idem per le
leve dei freni, ma la strumentazione appare un po' datata,
soprattutto in un contesto più esigente come quello
dei 'mezzo litro'.
Troviamo il tachimetro con contachilometri totale e parziale,
l'indicatore di temperatura del liquido refrigerante e
del livello carburante, peccato che nella guida notturna
le lancette non siano illuminate. Nella parte superiore
una serie di spie segnalano l'utilizzo della riserva carburante,
i fari abbaglianti ed anabbaglianti, il check dell'impianto
ad iniezione, l'insufficiente pressione dell'olio motore
e l'inserimento dell'antifurto, mentre altre sono disponibili
per futuri accessori. Non si può quindi dire che
manchino le informazioni e anche il design è pulito
e razionale, ma il contachilometri meccanico e il piccolo
display per l'orologio risultano ben poco accattivanti.
Il tappo per il rifornimento del
carburante (15 litri di cui 2 di riserva) è
protetto da uno sportellino con serratura, ma ha una guarnizione
ballerina che a volte esce di sede, attenti quindi a richiudere
bene!
Entrambi poco sporgenti i cavalletti,
per consentire 'pieghe' adeguate, ma al contempo solidi
e facili da utilizzare, il laterale comodo anche stando
in sella e dotato dell'interruttore antiavviamento.
Ai lati del tunnel centrale, due spinotti con protezione
antipioggia, indicano la predisposizione per il sistema
Radio Mob Control disponibile
come optional. Non ci è mai riuscito di provarlo,
ma grazie ad un satellite al manubrio consente di gestire
in modo integrato la conversazione fra pilota e passeggero,
l'ascolto di una radio RDS (o di un lettore cd/mp3, non
fornito) e le telefonate in entrate di un eventuale telefonino,
il tutto nel proprio casco, grazie a microfoni ed altoparlanti
(monoaurali) forniti. Peccato per il costo di 408 Euro
e per i collegamenti via cavo.
Gli specchi retrovisori sono
fissati saldamente alla carenatura, vibrano poco, non
sono troppo sporgenti, ma neppure molto ampi, anche se
allargandosi nella parte esterna, offrono una discreta
visuale.
Abbastanza potenti i fari
anteriori, che hanno funzioni distinte, anabbagliante
l'uno, abbagliante l'altro. Eleganti gli indicatori
di direzione, soprattutto quelli anteriori che
simulano l'effetto led.
Manca l'utile freno di stazionamento.
POSIZIONE IN SELLA
La sella non appare sontuosa come in altre realizzazioni,
ma comunque efficace. Lo schienalino per il pilota, non
è regolabile, né particolarmente esteso,
ma svolge comunque il proprio compito senza infastidire
il passeggero.
Una volta a bordo, si può scegliere la postura
preferita: da una posizione eretta con braccia leggermente
flesse e gambe ad angolo retto, fino a quella più
'scooteristica', con gambe allungate sulla parte inclinata
della pedana, busto leggermente reclinato sullo schienalino
e braccia distese. Questo per un pilota di media altezza,
mentre i più alti si troveranno più 'costretti'
e con qualche occasionale incontro fra ginocchia e manubrio.
Al contrario nessun problema fino al metro e sessanta,
vista l'altezza contenuta della sella, la sua conformazione
e le svasature della pedana.
Il passeggero alloggia su
un porzione adeguata di sella, sufficientemente morbida,
non troppo elevata, né lontana dal pilota, può
allungare le gambe sulla porzione di pedana dedicata,
sfruttando l'apposito rilievo, e sorreggersi al maniglione
in materiale sintetico. Sulle lunghe distanze può
lamentare un leggero fastidio per la sporgenza delle fiancate,
'bilanciabile' con la morbidezza del poggiaschiena, fornito
con il bauletto opzionale.
CITTA'
Inizia come sempre in ambito urbano la nostra verifica
dinamica, situazione in cui ogni scooter che rispetti
questa definizione deve mostrare di cavarsela.
Con peso e volumi più ridotti del predecessore
se la cava ovviamente meglio, ma si avvantaggia anche
nei confronti del 250 grazie al più ampio raggio
di sterzo e alla risposta decisa del propulsore, che sono
d'aiuto nello slalom fra le autovetture. L'interasse aumentato
e il maggior peso non pongono particolari limiti, soprattutto
grazie al buon equilibrio dinamico che i progettisti Aprilia
hanno saputo conservare.
Anche se il propulsore è
ormai straconosciuto, in questa versione rivista da Aprilia,
risulta forse il più gradevole mai testato. La
lieve flessione di potenza massima e la frizione a cinque
massette, ne hanno reso l'utilizzo più piacevole,
soprattutto in città dove la linearità d'erogazione
è fondamentale. Lo Sprint 500 sfrutta al meglio
tutta la coppia del propulsore, senza strappi, richiedendo
solo un filo di gas per muoversi, svelto e silenzioso.
Intendiamoci, le prestazioni non sono diminuite, almeno
in città questo è impercettibile, ma la
trattabilità ai regimi medio-bassi, rispetto ai
'cugini', è sicuramente migliorata.
Un po' durette le sospensioni,
soprattutto quelle posteriori, in particolare sulle piccole
asperità, che trasmette senza riguardo, anche con
il precarico regolato al minimo. Non è però
il caso di prendersela specificatamente con lo Sprint
500, ma una diretta conseguenza dello schema di montaggio
del propulsore. Come tutti gli scooter 'classici' il motore
oscilla in modo solidale alla ruota posteriore, frenato
in compressione ed estensione dagli ammortizzatori, che
devono essere in grado di gestirne il peso. Con il crescere
di quest'ultimo e delle prestazioni, le sospensioni non
possono essere troppo morbide, pena un minore controllo
nei tratti veloci e/o con il passeggero. L'alternativa
tecnica è fissare il propulsore al telaio, come
nelle moto o nei megascooter bicilindrici, ma i costi,
almeno fino ad ora, lievitano in modo considerevole.
Qualche dubbio ci è stato sollevato da alcuni lettori
sull'impianto frenante, soprattutto
per via del singolo disco anteriore, in luogo del doppio
che troviamo su gran parte della concorrenza di pari cilindrata.
Anche dopo un intenso utilizzo ribadiamo quanto scritto
nell'anteprima, l'impianto è all'altezza e consente
quella modulabilità d'intervento, che è
preziosa, soprattutto in città, per veicoli privi
di sistema antibloccaggio.
La protezione dalle intemperie
offerta dallo scudo è piuttosto buona, mentre il
parabrezza potrebbe guadagnare qualche centimetro (pochi)
in altezza, eventualmente c'è la versione maggiorata
che, senza ostacolare la visuale, offre più protezione,
anche alle mani.
STRADE EXTRAURBANE
Il terreno ideale dove apprezzare la qualità del
lavoro dei progettisti Aprilia. Sembrava impossibile che
il telaio della serie 'piccola' potesse imbrigliare la
potenza del Master 500 e invece si è ottenuto un
equilibrio davvero invidiabile. Il maggior peso del propulsore
non ha inficiato in alcun modo le apprezzate doti dinamiche
del 250cc.
Gli interventi non sono stati radicali, ma comunque sostanziosi:
ruote da 14 pollici anziché
13, due ammortizzatori a gas
al posto di uno, il montaggio del propulsore su due
biellette con silent block radiali appositamente
realizzati, ampi rinforzi al telaio
ed una diversa taratura della
forcella. Il risultato è la stessa facilità
di guida del 250 con tanta potenza e tanta coppia in più.
Quanto serve per divertirsi nei tratti guidati e permettersi
un sorpasso in tutta sicurezza.
Accelerazione e ripresa sono
ai vertici della sua categoria, solo nei confronti del
Gilera
Nexus lo svantaggio è percepibile, ma quest'ultimo
è ben più scomodo e radicale.
L'ingresso in curva è rapido e neutro, mentre in
uscita non si nota alcuna tendenza ad allargare, così
è facile disegnare traiettorie redditizie e tenere
un passo disinvolto, anche nei confronti di veicoli più
prestanti, motociclette comprese.
Il cavalletto centrale non interferisce con l'asfalto
se non nelle pieghe più ardite, ma siamo oltre
lo spirito del veicolo e probabilmente anche oltre i limiti
consentiti dal codice...
Le sospensioni sono sempre
coerenti, anche grazie alla possibilità di regolare
il precarico su cinque posizioni, adattandole al peso
trasportato e al 'passo' previsto, mentre la forcella
soffre solo le pinzate al limite, in questo caso un doppio
disco anteriore (di diametro inferiore), avrebbe forse
giovato all'uniformità d'azione. Frenata
che si dimostra modulabile e sicura, solo in due con bagagli
o sfruttando al massimo le prestazioni si potrebbe desiderare
maggior mordente. A questo punto perché non pensare
ad uno Sprint ABS, magari con l'impianto dello Scarabeo
opportunamente adattato?
La trasmissione, non sempre
impeccabile nel caso del propulsore Piaggio, qui non ha
perso un colpo dimostrandosi fluida ed affidabile anche
nelle 'faticose' sessioni fotografiche in salita. Il motore
lavora sempre in prossimità della coppia massima,
così la trasmissione si stressa meno e le prestazioni
arrivano subito.
AUTOSTRADA
Anche in questo caso qualcuno ha sollevato perplessità,
soprattutto nel confronto col più 'solido' vecchio
Atlantic 500, e invece lo Sprint ha dimostrato di essere
più stabile e insensibile
ai flussi aerodinamici anche sul veloce. Pur privo dell'ammortizzatore
di sterzo, l'anteriore è scevro da oscillazioni
anche viaggiando a velocità concesse solo sulle
autostrade tedesche. Compresi i curvoni veloci dove il
comportamento è neutro, ricordando di non 'appendersi'
al manubrio, ma stringendo con i piedi il tunnel centrale,
o spingendo sul tratto di pedana inclinato.
La velocità massima
raggiunta è stata di 160km/h indicati, da soli
o in due, quindi inferiore a quella vista sulle autostrade
francesi, ma comunque adatta a tenere medie più
che soddisfacenti, anti-velox permettendo...
La migliore qualità dell'asfalto rende impeccabile
il lavoro delle sospensioni,
ricordando di dare un maggiore precarico agli ammortizzatori.
Il comportamento rimane sicuro anche con il passeggero,
anzi il maggior peso sembra spuntare una solidità
ancora maggiore.
Solo sfruttando al massimo le prestazioni velocistiche,
soprattutto in due, l'impianto frenante
mostra un certo allungamento degli spazi d'arresto, ma
una maggiore potenza non dovrebbe essere disgiunta da
un sistema antibloccaggio, quindi auspichiamo una versione
ABS (anche per utilizzare l'apposita spia sul cruscotto...).
L'unico frangente in cui il vecchio Atlantic si fa rimpiangere
è nell'abitabilità:
gli spazi per pilota e passeggero sono leggermente più
ridotti e la sella meno conformata, così sulle
lunghe, ma proprio lunghe, distanze i più alti
e corpulenti gradirebbero più spazio, ma come detto
si tratta di una scelta precisa, con vantaggi evidenti
in tutto il resto dell'utilizzo. In compenso il pilota
può allungare maggiormente le gambe.
Discreta la protezione aerodinamica,
eventualmente migliorabile, per i più alti, con
l'utilizzo del parabrezza maggiorato. Bene anche il passeggero,
che stando vicino al pilota, gode anche della sua protezione,
meglio ancora se può appoggiarsi allo schienale
del bauletto. Praticamente assenti le vibrazioni.
Il serbatoio da 15 litri e i consumi contenuti consentono
lunghe percorrenze tra un pieno e l'altro a tutto vantaggio
della velocità media, peccato che il cruscotto
non consenta di tenere il tutto sott'occhio come accade
su competitor dotati del computerino di bordo.
CONSUMI E COSTI
Un monocilindrico da 400-500cc è forse l’ideale
punto di equilibrio tra prestazioni e costi: mentre le
prime sono infatti simili a quelle dei bicilindrici, i
secondi sono di poco superiori alla cilindrata 250.
Ad andatura moderata è infatti possibile attestarsi
ben al di sopra dei 20 Km/l, con punte di 25-26 nell’extraurbano
tranquillo; se invece si adotta una guida sportiva, non
si scende mai sotto i 17-18 Km/l.
Per quanto riguarda la manutenzione, dopo il consueto
tagliando dei 1.000 km, gli interventi programmati di
manutenzione si susseguono ogni 6000 Km: è prevista
la sostituzione dell’olio motore, della cinghia
e dei rulli, oltre ad una serie di controlli. Attendiamo
l'adeguamento agli standard del gruppo Piaggio, con interventi
ogni 10.000km.
Almeno ogni mese è consigliato controllare la pressione
degli pneumatici; ogni 1000 Km il livello dell’olio
motore e del liquido refrigerante; ogni 2000 Km l’usura
delle pastiglie dei freni.
Ogni due anni si sostituisce l’olio dei freni e
la tubazione carburante.
CONCLUSIONI
La parte statica e quella dinamica si concludono con punteggi
crescenti. Nel primo caso ci si ferma al buono, soprattutto
per la modesta strumentazione e per la ridotta sfruttabilità
dei vani bagaglio, anche se la piacevolezza della linea,
la qualità delle plastiche e dotazioni come l'antifurto,
segnano altrettanti punti a suo favore.
Nel secondo invece ci si avvicina alla lode: facilità
e piacevolezza di guida sono al vertice fra i monocilindrici,
l'elevata potenza viene espressa in modo regolare, ma
non per questo senza emozionare. Ciclistica, sospensioni
e freni sono ben armonizzati, con qualche inevitabile
compromesso fra sicurezza nei tratti veloci e comfort
in ambito urbano (a favore del primo naturalmente).
A ben guardare, per destinazione d'uso e qualità
dinamiche, sembra lo scooter che più di ogni altro
si avvicina alla formula vincente di Yamaha
Tmax 500 (fatte le debite proporzioni con il motore
bicilindrico e le sofisticazioni ciclistiche). Eppure
i risultati di vendita sono ben diversi, forse il fatto
di essere 'derivato' dalla versione di minore cilindrata
e non viceversa, come vogliono i dettami del marketing,
ha influito più del previsto.
Del resto con un prezzo di vendita di
5.310 Euro (compreso l'antifurto elettronico che
non vale meno di 200-300 euro) l'Atlantic Sprint 500 ha
un rapporto soddisfazione/prezzo difficilmente arrivabile
dalla concorrenza, soprattutto in virtù di doti
doti dinamiche da primo della classe.
Lo aspettiamo quanto prima nelle zone alte delle classifiche
di vendita, come merita.
Tester: Fabio
Jacopini, Fabio
Scotti, Fabrizio Villa
Testo: Fabrizio Villa
Foto: Monica Il Grande
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