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Lo 'Schiapp'

 


 · Suzuki BURGMAN AN 650
20/01/03
IMPRESSIONI 'ALTRE'
pag. 4/6
VEDI ANCHE: Anterprima, Descrizione, Test su strada, Città o viaggio, Ritorno allo scooter,

Spesso anche due modelli uguali, possono differire nella resa finale, per via di un'infinità di fattori, così, grazie alla disponibilità dell'amico Pasc (di IHMS), fortunato proprietario del Burgmanone, mi sono cimentato nella prova del suo esemplare, uno dei primi consegnati in Italia, per saggiarne il comportamento, in parallelo a quello fornito da Suzuki per il resto della redazione.

Nessuno finora aveva mai osato tanto: uno scooter che in ordine di marcia, col pieno di benzina e con un po' di bagaglio in quella sala che chiamano vano sottosella, sfiora i 300 kg!!!
In effetti la prima curiosità che mi è venuta nel provare il Burgman 650 è stata quella di issarlo sul cavalletto... niente paura: è facile come bere un bicchier d'acqua; grazie al favorevole braccio di leva si fa infinitamente meno fatica che non ad issare un mezzo più leggero, come la Honda Transalp, tanto per fare un esempio. I comandi freni sono strutturati anche per il gentil sesso: leve sottili, regolabili, non lontane dalle manopole e leggere da azionare: insomma un dinosauro gentile e facile da condurre anche per chi non ha il fisico da "rude biker" e per l'utenza femminile.
La sella è ad altezza giusta (75 cm da terra) e consente di 'zampettare' facilmente (grazie anche alle profonde svasature della pedana) nel caso necessiti una retromarcia. Una volta seduti non si può che apprezzare il comodo, ampio e rigido sellone, decisamente pensato per lunghissimi e confortevoli viaggi.
Il tunnel ingombra parecchio e costringe i più bassi a viaggiare a gambe larghe. La larghezza del tunnel è motivata dalla posizione del motore, disposto orizzontalmente nel telaio in posizione frontemarcia, il che è un bene per la distribuzione dei pesi, che risultano essere equamente divisi sui 2 assi.
La plancia è immensa e dotata di strumentazione completamente digitale con schermo LCD. È prodiga di informazioni sul funzionamento dello scooter, comprese quelle sinora inusuali sul "Power Drive" e sulla marcia inserita nel caso si utilizzi il cambio "manuale".

L'avviamento è pronto ed il rombo del bicilindrico molto intrigante. Appena si acquisisce un minimo di velocità, si dimentica il peso del mezzo, mentre resta un po' d'apprensione per la larghezza e la posizione dei bassi specchietti che interferiscono con quelli delle auto in caso di traffico intenso, e distolgono lo sguardo del pilota dalla strada per la consultazione. A mio parere Suzuki è incorsa nell'errore, già fatto a suo tempo dalla Malaguti con il Madison (ora anch'esso monta specchietti sul manubrio) e dalla Kymco con il Dink, ma anche da BMW con l'RT.

Evidentemente Suzuki ha pensato ad un mezzo da granturismo senza compromessi, sacrificando un utilizzo poliedrico che preveda il districarsi nel traffico convulso delle metropoli.

Passando alla trasmissione, è sicuramente valida la possibilità di poter selezionare una guida 'normale' (si risparmiano giri/motore e carburante) e 'power' (il motore gira - appena si accelera - più alto di 1000 giri). La coppia è comunque robusta anche ai bassi e pertanto si riprende bene anche con il rapporto 'normale'.
Il "cambio sequenziale" sicuramente farà storcere il naso ai puristi della moto e nasceranno molte discussioni sul concetto di "moto automatica". Del resto al neonato Suzuki per dimensioni ruote, reparto freni, sospensioni e trasmissione, il concetto di scooter che ci siamo fatti sinora sta un po' stretto.
Tornando al cambio sequenziale rileviamo che vizia anche troppo il conducente, nel senso che, in decelerazione, se il pilota non interviene, provvede da solo ad effettuare la scalata e così ci si ritrova fermi al semaforo, in prima, senza aver fatto faticare il pollicione sinistro. La scalata di marcia avviene, ovviamente, a regimi bassissimi e quindi non è il caso di dimenticarsi di aver inserito il cambio manuale e pretendere di riprendere da 40 km/h in quinta, col motore che gira sotto i 2000 giri! I pigri faranno bene ad utilizzare l'automatico in caso di continui rallentamenti.
L'unica modifica che mi sentirei di consigliare a Suzuki è di separare i comandi Up e Down del cambio, magari spostandone uno alla manopola destra. Visto che accanto alla manopola sinistra c'è un certo affollamento di comandi, può accadere le prime volte di tirare una marcia a 3/4 del regime massimo e schiacciare il Down anziché l'Up, esibendosi in una scalata a regimi elevati, il che magari in curva e condizioni di scarsa aderenza, puo' creare qualche apprensione.
Io il sequenziale l'ho usato pochissimo... giusto il tempo per capire come funziona. A mio parere saranno rari i casi in cui alla guida del Burgmann 650 qualcuno si sentirà costretto ad usare il "cambio manuale", limitando questo utilizzo in caso di discese ripidissime e con fondi a scarsa aderenza. E' talmente dolce, godibile e al contempo potente l'automatico che quasi tutti utilizzeranno questa opzione.
La mia filosofia (e penso sia quella della maggioranza degli utenti) e' che uno scooter debba essere guidato con un impegno psico fisico limitato (altrimenti preferisco la moto...) e anche solo il dover schiacciare dei tastini col pollice sinistro finisce per il pesare, soprattutto perché il Burgman 650 ha prestazioni di ottimo livello anche con il cambio automatico e un impianto frenante adeguato.
Direi che la decelerazione provocata dal freno motore -in opzione power- è abbastanza simile a quella dello Yamaha Tmax, mentre è superiore col manuale.

I freni (grazie anche al doppio disco anteriore) sono quanto di meglio offra oggi il mercato, anche se la leva del freno anteriore, sul mezzo da me provato, denota una certa spugnosità e una corsa piuttosto lunga. Il posteriore è estremamente potente e arriva facilmente al bloccaggio. Cosa che non accade col passeggero e il bauletto, anche nelle frenate in discesa.

Le sospensioni sono rigide, come è giusto che sia in un mezzo molto prestazionale, però non si soffrono eccessivamente le buche.

Molto ampio il parabrezza, che ha un'ottima traparenza. Fa bene il suo dovere: isola perfettamente dai vortici dei camion che precedono il mezzo e pur deviando il flusso d'aria sulla sommità del casco, non ingenera fastidiosi vortici.

Terminato il rodaggio saggiamo le doti velocistiche del mezzo: bastano un paio di km di rettilineo e sul tachimetro digitale (un po' ottimista in verità) si leggono valori superiori ai 180 km/h. Il tutto senza avere la percezione della velocità, dal momento che lo schiaffo dell'aria è inesistente (gambe, spalle, busto e gran parte del casco sono ben riparate) e lo scooter non scodinzola e non serpeggia. Solo in presenza di forti raffiche di vento si percepisce un lieve alleggerimento dell'anteriore. Insomma date di tanto in tanto una sbirciata al cruscotto per vedere a quanto andate o rischiate il ritiro della patente!
Su quasi tutte le moto da turismo veloce il passeggero è seduto sullo stesso piano rispetto al pilota e fa corpo unico con lui; sugli scooter (Tmax escluso) invece il passeggero siede in posizione sopraelevata e distante dal pilota. La generosa porzione di sella posteriore gli riserva un comfort regale, però la posizione elevata e la distanza dal pilota lo espone all'aria. Quindi non è il caso di sorpassare camion a 170 km/h, col passeggero: lo schiaffo dell'aria può creare qualche apprensione... Insomma se non sapete come dirle che vi siete stancati di lei il grosso Burgman può aiutarvi...
A conclusione del test autostradale, quanto a ciclistica, protezione aerodinamica (da soli) e freni, il mezzo merita il massimo dei voti, a mio parere.

Nel ritorno provo un po' di tornanti. Dopo qualche curva decido che l'opzione ideale in montagna è il tasto Power: il motore ha un sound da orgasmo, ben diverso dalla monotonia dei monocilindrici. In Suzuki devono aver inventato dei metalli che perdono peso in curva; infatti il Burgman 650 ha un'ottima propensione alla piega: scende facilmente, senza scomporsi e percorre le curve alla stessa velocità dei leggeri scooter da 250 cc. Tra l'altro il notevole peso sia sull'anteriore che sul posteriore, pur non consentendo manovre fulminee, ingenera una piacevole sicurezza.
La cosa che stupirà piacevolmente l'utenza fidelizzata Suzuki, che passa dal Burgman 400 al 650 è l'assoluta assenza di vibrazioni in ogni condizione. Bisogna guardare il contagiri per rendersi conto che, in opzione Power, si viaggia costantemente sui 7/8 mila giri! Merito del bicilindrico, dei 2 contralberi di bilanciamento e dell'iniezione elettronica.

Al distributore facciamo il pieno e riusciamo a stivare 15 litri e mezzo di verde nel capiente serbatoio. I cavalli ci sono, il peso pure, quindi i consumi sono adeguati, ma non saranno certo una preoccupazione per chi investe oltre 9.000 euro in uno scooter da turismo. Per la cronaca Pasc (il proprietario), andando piano riesce a percorrere 20 km litro, risultato lusinghiero, ma se si sfruttano le notevoli potenzialità del mezzo è normale scendere sotto i 15. L'autonomia (dato importante per un mezzo votato al turismo) è comunque discreta: si percorrono da 220 a 300 km con un pieno.

Volendo parlere di soldi, dobbiamo rilevare che il mezzo e' costato 9.200 euro tondi tondi (luglio 2002), anziché i 9.046 euro pubblicizzati. Il Concessionario (ufficiale Suzuki) ci ha detto che dal prezzo promozionale sono escluse le spese di "disimballaggio". Siccome si dice il peccato, ma non il peccatore, taciamo il nome del concessionario, ma ci piacerebbe sapere se i prezzi Suzuki sono imposti o consigliati.
Il primo tagliando e' costato 110 euro e il Concessionario ci ha detto che i successivi sono ogni 5.000 km (anziché ogni 6.000 come riportato dal libretto di istruzioni). Stranamente era successa la stessa cosa col precedente Burgman 400. Mah...
Se i tagliandi successivi costano come quelli della concorrenza, è lecito aspettarsi costi superiori ai 200 euro a tagliando. Questo a dimostrazione che la categoria 5/600 ha (ovviamente) costi di gestione ben maggiori della 250.

Approfitto della sosta al distributore per saggiare le capacità del vano sottosella: difficile trovare di meglio oggi sul mercato. Al di là dei 56 litri dichiarati, sono la forma regolare e le dimensioni d'ingresso ad impressionare favorevolmente. Ho infilato due caschi, entrambi a mentoniera apribile, libretti e documenti in dotazione e avanzava spazio per 2 antiacqua, guanti e altri piccoli oggetti. Se a questo si sommano i 3 piccoli vani della plancia, si ottiene una capacità di carico davvero considerevole e quindi si può rinunciare al bauletto senza fare sacrifici. Magari lo schienalino per il passeggero ce lo metterei...
Sotto la sella è presente un interruttore che permette di spegnere la luce nel vano bagagli, pur lasciandolo aperto. Finalmente non capiterà più di scaricare la batteria perché si è lasciata sollevata la sella. Quest'ultima è dotata di supporto lombare agevolmente regolabile per mezzo di una levetta sita nella sua parte inferiore.
Per ultimo un plauso alla potenza del doppio faro anteriore, che illumina in modo impeccabile anche strade senza molto buie.

In conclusione, col Burgman 650, Suzuki ha inventato un nuovo segmento per gli scooter: l'iperscooter da turismo. Se mi si permette un confronto con le moto, lo affiancherei alla BMW R850RT, sia come capacità turistiche, sia come (sigh) costi di gestione, ma non come prezzo d'acquisto!
È certamente meno poliedrico dell'Honda SilverWing (l'unico suo vero concorrente, a mio parere) e dello Yamaha Tmax, che per peso e ingombri laterali si disimpegnano meglio nel traffico convulso, però ha indubbiamente contenuti tecnici inediti, una linea molto elegante e un'abitabilità eccezionale.
Un prodotto studiato appositamente per il mercato italiano che, per prezzo, dimensioni e prestazioni si pone al vertice. Come sempre sarà poi il mercato a stabilire se si tratta di un prodotto di nicchia o di più larga diffusione.

Testo by: Francesco Roberti aka schiapputer

Foto by: Pasc

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