Ci siamo prenotati per una prova su
strada fin dalla sua presentazione al Salone
di Milano 2001, abbiamo pubblicato le prime
impressioni grazie ai nostri colleghi giapponesi
di Big
Scooter, al momento della presentazione
stampa, ma solamente nell'autunno 2002 un super Burgman
dalla livrea argentata ha fatto capolino in redazione.
Immediatamente si sono scatenate le prenotazioni e infatti
al temine del test, il contachilometri segnava oltre 2.000
chilometri in più, percorsi dai cinque tester di
cui leggerete le impressioni, oltre ad un 'assaggio' da
parte dei soci del CyberScooter
Club.
In vendita da ormai sei mesi, non se ne può più
parlare come di una novità di cui stupirsi, ma
di un prodotto ben diffuso fra gli appassionati, su cui
è il caso di trarre delle considerazioni ragionate,
anche se va detto che durante il test l'aspetto emotivo
ha spesso avuto il sopravvento. Emotività che risulta
sempre un elemento decisivo nell'acquisto di una due ruote,
in particolare se si tratta di un modello leader del suo
settore come in questo caso. Noi affronteremo il Burgman
650 in tutte le sue varie sfaccettature, ma sappiamo che
spesso l'acquisto scatta per folgorazione, e allora, per
chi se lo può permettere, buon divertimento!
Torniamo alla serietà di tester attenti e vediamone
la destinazione d'uso: scartato il centro storico delle
affollate metropoli per via di dimensioni e peso, ci siamo
trovati benone in ogni altra situazione, dalle strette
strade di montagna fino alle lunghe tirate autostradali,
soli e con il passeggero. Naturalmente impegnative sono
le manovre da fermo, che dipendono anche dalla propria
'stazza' e malizia in rapporto allo scooter.
Una volta in movimento si guida in scioltezza, ma non
ci sembra comunque il caso di consigliarlo a chi inizia.
Guardandoci attorno per possibili concorrenti, troviamo
indubbiamente Honda
Silver Wing e Yamaha
Tmax, ma nel suo mirino sono anche moto
da turismo come la Honda Deauville, fino a super tourer
come la BMW R850RT.
LINEA
Imponente è il primo appellativo che mi viene in
mente, anche perché non si è fatto nulla
per mitigarne le dimensioni, anzi sono state trattate
con compiacimento, così i voluminosi specchi retrovisori
con frecce integrate che caratterizzano la vista frontale
ampliandone la sezione e il voluminoso codone che preannuncia
il 'pozzo' sottosella. Detto questo e premesso che le
considerazioni estetiche sono pur sempre soggettive, il
big Burgman fa', come si dice, la sua bella figura, in
particolare il frontale è ben proporzionato e grintoso,
sviluppando il tema del doppio faro, sormontato dalla
presa d'aria e dal parabrezza sagomato.
Meno riuscito il retrotreno, un po' panciuto e 'automobilistico'
che vedremmo meglio con un maggiore dinamismo, magari
riprendendo il bel maniglione/portapacchi del Burgman
250/400 modello 2003, di imminente commercializzazione.
Nella vista laterale spiccano tre elementi: la 'freccia'
disegnata dallo scudo anteriore. lo sconfinato sellone
e la voluminosa marmitta che spunta dalla coda del veicolo.
STRUMENTAZIONE
Totalmente digitale, ricorda in qualche modo quella dell'avveneristico
(non solo per l'epoca) Honda
CN, e offre lo stato dell'arte nella comunicazione
fra scooter e pilota, introducendo alcuni elementi assolutamente
inediti, come l'indicazione della marcia inserita e della
modalità di trasmissione.
Originale anche l'indicazione numerica della velocità
massima e il coreografico contagiri a segmenti con zona
rossa a 8.500 giri. Il contachilometri dispone di due
parziali. Lateralmente, tre display più piccoli,
segnalano la quantità di carburante con indicazione
lampeggiante della riserva, la temperatura del liquido
di raffreddamento con spia d'allarme e l'orologio. Numerose
spie segnalano: gli indicatori di direzione inseriti,
il livello e la pressione dell'olio con l'indicazione
di sostituzione, l'allarme per malfunzionamenti alla trasmissione
o al sistema d'iniezione, il freno a mano inserito e l'abbagliante.
In tutto ciò non ha trovato però posto un
computerino di bordo, non indispensabile, ma utile quando
si fa del turismo.
COMANDI
Qui ci addentriamo nelle esclusività offerte dal
Burgmanone, visto che sull'affollato blocchetto sinistro
al manubrio, troviamo quattro tasti 'di troppo': quello
meno appariscente, grigio, denominato Power, consente
di passare dalla trasmissione normale, 'Drive' a quella
più 'piccante' per l'appunto Power. Il tastino
giallo in basso permette di commutare dalla condizione
automatica D a quella manuale M, fatto questo, si può
agire sulla coppia di tasti arancioni Up e Down per selezionare
le 5 marce disponibili. Completano il blocchetto il selettore
frecce, il deviatore luci, il lampeggio e il pulsante
clacson. Passando al blocchetto destro, troviamo l' l'interruttore
luci, l'avviamento e l'interruttore d'emergenza.
Cosa rara fra gli scooter, le leve freno sono regolabili,
in funzione delle nostre mani o dell'abitudine di guida.
Per l'inserimento della chiave d'accensione occorre disabilitare
uno sportellino metallico comandato dal retro della chiave
stessa come da tradizione Burgman, non è però
magnetico, ma ad incastro, con la possibilità,
alla lunga, di 'rovinare' l'incastro in plastica della
chiave. Senza disinserire la chiave è possibile
inserire il bloccasterzo e aprire la sella.
In basso, sulla destra del retroscudo, troviamo l'indispensabile
comando del freno a mano, davvero utile su un veicolo
di questa 'stazza' e che, nonostante le marce, non può
ancora essere parcheggiato 'in prima'.
Infine gli specchi retrovisori (che integrano le frecce)
dalla superficie davvero notevole, si orientano agendo
direttamente sulla superficie specchiante e, per diminuirne
l'ingombro è possibile ripiegarli su se stessi,
perdendo la visibilità posteriore, ma consentendo
la completa rotazione del manubrio, e quindi la guida:
comodo.
L'ampio parabrezza, montato a sbalzo, sembra suggerire
una possibile regolazione in altezza, invece è
fisso, ma consente di miscelare i flussi aerodinamici
per rendere più confortevole la guida ad alta velocità.
Inusuale la posizione del tappo carburante, di chiara
ispirazione automobilistica, con uno sportello sul lato
sinistro della fiancata, che protegge il tappo vero e
proprio a chiave.
VANI BAGAGLIO
Ormai è un classico per la gamma Burgman essere
la più capiente in ogni cilindrata ed anche per
il 650cc la leadership è confermata.
Il sottosella da 56 litri, rivestito in moquette e dotato
di luce con interruttore, ospita comodamente due caschi
integrali anche modulari e avanza ancora spazio per la
tuta antipioggia e altre cose. Nessun problema anche con
una borsa 24 ore o volendo stivarci la spesa al supermercato,
io ci ho infilato il contenuto di tre buste di plastica,
mitico!
Per oggetti meno voluminosi e di uso più frequente,
abbiamo un vano sottochiave al centro dello scudo della
capienza di 10 litri, dotato di presa di corrente a 12
volt e due portaoggetti con chiusura a scatto, meno capienti,
ma abbastanza profondi, solo la chiusura risulta un po'
debole.
Fra le gambe, al centro del tunnel, è sempre possibile
alloggiare un'apposita borsa, ma lo spazio non è
amplissimo, del resto sotto c'è il motore.
Al posteriore è già disponibile un piccolo
portapacchi opzionale, un po' sottodimensionato a dire
la verità, viste le ambizioni turistiche del mezzo,
ma naturalmente le Aziende del settore hanno già
sfornato soluzioni alternative con bauletti di ogni tipo.
CICLISTICA
Viste le prestazioni in gioco, tutta la struttura del
veicolo è sovradimensionata, con un massiccio telaio
a traliccio di tubi in acciaio ad ampia sezione, che imbraga
il motore fissandolo in posizione centrale, ottimizzando
la distribuzione dei pesi e abbassando il baricentro.
Visto che il motore è saldo al telaio, per trasmettere
il moto e sostenere la ruota posteriore, troviamo un forcellone
in alluminio che nasconde, nel lato sinistro, la trasmissione
finale ad ingranaggi.
Al forcellone sono collegati due ammortizzatori con escursione
di 100mm, regolabili su 5 posizioni tramite una chiave
in dotazione.
La forcella anteriore è una pregevole unità
con doppia piastra, elemento importante ai fini della
stabilità del veicolo, universalmente utilizzata
in campo motociclistico, mentre fra gli scooter, l'unico
altro che la può vantare è il Tmax di Yamaha,
gli steli sono da 41mm e l'escursione di 105mm.
Le ruote basse sono ormai un ricordo, visto che all'anteriore
troviamo un diametro di 15 pollici e al retro un 14, soluzione
già vista sull'Aprilia
Atlantic 500 e che potremmo definire 'ruote medie'
a ricerca del miglior compromesso fra maneggevolezza e
stabilità.
Le ruote montano pneumatici Bridgestone Battlax di tipo
radiale (per la prima volta su di uno scooter) appositamente
realizzate per questo modello e di ampia sezione: 120/70
davanti e 160/60 dietro, .
Anche il capitolo freni raccoglie il meglio dell'attuale
produzione con un doppio disco anteriore da 260mm e singolo
posteriore da 250mm, su cui agiscono pinze Nissin a doppio
pistoncino. Peccato che il comando sia di tipo tradizionale,
quindi separato per anteriore e posteriore, senza cioè
il comando integrale che mi sembra più consono
al veicolo, del resto anche BMW e Guzzi equipaggiano tutti
i modelli turistici con comando integrale, abbinato per
le tedesche al prezioso sistema ABS. Proprio quest'ultimo
ci sembra d'obbligo, almeno a richiesta, per un veicolo
di questa classe. Va detto che con questo modello Suzuki
ha voluto strizzare l'occhio anche ai motociclisti e si
sa che in questo settore il comando di tipo tradizionale
è ancora il più diffuso, e desiderato.
Venendo alle misure, le troviamo inaspettatamente simili
a quelle del Burgman 250/400, per lunghezza: 2260mm ed
interasse: 1595mm, mentre cambiano, per eccesso, larghezza:
810mm, altezza sella: 750mm e peso, dove si stabilisce
un nuovo record: 238kg. Per la precisione, in ordine di
marcia e senza carburante, raggiunge i 270kg!
Paragonato ai concorrenti diretti Silver Wing e Tmax,
risulta più vicino al primo di cui condivide la
misura d'interasse, mentre è superiore in tutte
le altre misure ad esclusione dell'altezza sella che nel
Tmax sale a 795mm.
Serbatoio carburante da 15 litri, ma qualcosa in più
non avrebbe guastato.
Comodo il cavalletto laterale azionabile stando in sella,
anche grazie alla svasatura della pedana e consigliabile
per salire e scendere di sella, mentre il centrale risulta
comunque utilizzabile, grazie all'ampio braccio di leva,
ma richiede pur sempre un certo sforzo e un po' di malizia.
Di prima qualità i materiali utilizzati e le verniciature,
come lecito aspettarsi, piuttosto ben curati gli accoppiamenti
delle plastiche, tranne forse la parte superiore del codone.
MOTORE
Bicilindrico da 638cc, quattro tempi, raffreddato a liquido,
con testata a quattro valvole, bialbero in testa con catena
laterale, è dotato di due contralberi antivibrazioni
ed alimentato da iniettori con corpo farfallato da 32mm
e centralina ECM.
È di tipo parallelo, montato elasticamente, con
cilindri disposti orizzontalmente e posizionati nel tunnel
centrale al centro dei nostri piedi, una volta in sella.
Come detto è solidale al telaio con tutti i benefici
del caso, sia per la centralizzazione dei pesi, che per
le masse non sospese, permettendo un più efficace
lavoro della sospensione posteriore, svincolata dal peso
del propulsore, come capita invece in tutti gli scooter
monocilindrici attualmente sul mercato.
La trasmissione finale avviene tramite un sistema a catena
d'ingranaggi, affidabile e praticamente esente da manutenzione,
ma afflitto da un certo assorbimento di potenza.
I dati dichiarati parlano di 40,5kW di potenza massima
a 7000 giri e 62Nm di coppia massima a 5000 giri, valori
che lo staccano dai 37kW e 50Nm del Silver Wing e dai
29,4kW e 45,8 del Tmax. Anche e soprattutto in questo
caso il 650 si rivela al top dell'attuale gamma scooter.
Potrebbe essere tutto e invece qui comincia il bello,
infatti Suzuki ha voluto impreziosire la sua ammiraglia
dotandola di un sofisticato e al tempo stesso semplice
sistema di trasmissione primaria, per offrire ai propri
clienti una personalizzazione della guida ancora inedita
nel settore scooter.
Diciamo che l'ispirazione arriva dai cambi sequenziali
diffusi sulle autovetture dell'ultima generazione, dopo
i clamori della formula, solo che il dispositivo non è
meccanico, bensì elettronico.
Denominato SECVT (Cambio automatico continuo elettrico
Suzuki) si basa su due pulegge a diametro variabile ed
una cinghia in materiale composito. Un sistema computerizzato,
abbina l'apertura delle pulegge a quella dell'acceleratore
e alla velocità del veicolo, regolando il regime
ideale del motore. In modo simile a quanto avviene tradizionalmente
con un sistema a variazione continua, il SECVT però,
attraverso il controllo elettronico ed un motore attuatore,
permette di variare la 'mappatura' della trasmissione
secondo parametri precedentemente impostati, in modo praticamente
infinito, che Suzuki ha fissato in due modalità
automatiche e una manuale, con la 'simulazione' di 5 marce,
bloccando le pulegge in 5 posizioni, variando di conseguenza
il solo regime di rotazione del motore.
Un sistema geniale che permette di rendere la trasmissione
di uno scooter infinitamente più eclettica, economica
e modificabile di un cambio meccanico, e che rende molto
più vicino il concetto di moto automatica, ammesso
e non concesso, che il Burgman 650 non si possa già
annoverare come tale.
CONCLUSIONI STATICHE
Non occorre troppa fantasia per capire che ci troviamo
al cospetto di un veicolo effettivamente innovativo, dotato
di quanto di meglio si possa trovare in campo ciclistico
e motoristico, abbinato ad un sistema di trasmissione
che apre nuove prospettive nel settore scooter, e non
solo. Ampio spazio a bordo per pilota e passeggero, voluminosi
spazi bagaglio e un'ampia carenatura con una linea gradevolmente
imponente, completano il quadro positivo fin qui esposto.
Ovvio che qualche rovescio della medaglia vada considerato,
ma si riduce principalmente al prezzo di 8.868 euro più
immatricolazione e al peso di 270kg.
Sul primo le considerazioni sono prevalentemente di tipo
personale e relative alla frequenza e al tipo di utilizzo,
calcolando che i concorrenti non sono poi molto più
economici, mentre il peso è oggettivamente sostenuto.
Aspettate però a trarre le vostre
conclusioni, la prova continua fra breve con il test su
strada...
Testo e foto: Fabrizio
Villa
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