Una splendida giornata di sole
sul lago Maggiore ha accompagnato la presentazione
stampa della quarta generazione di Burgman 400,
primo maxiscooter ad infrangere
il muro dei 250cc nel 'lontano' 1999. Lontano
esattamente 75.000 veicoli,
tanti sono infatti i Burgman 400 venduti fino ad
oggi in Italia (105.000 in Europa). Un veicolo che
ha rapidamente invaso la nostra penisola assurgendo
a simbolo di comodità, classe e prestazioni.
Con il successivo avvento di modelli ancora più
dotati e potenti, fra tutti un altro Burgman, il
650, tuttora al top del mondo 'scooter', il 400
si è via via ridefinito alla ricerca del
miglior equilibrio complessivo.
Non prestazioni assolute o la ricerca di una sportività
innaturale, ma cura maniacale dei dettagli e della
comodità d'uso, con piacevolezza e facilità
di guida davvero rimarchevoli.
Proprio in quest'ottica si è articolata la
presentazione che ha avuto come tema la 'riscoperta
dei valori'. Si è infatti voluto sottolineare
l'incremento di qualità della vita offerta
dall'uso del maxiscooter, come alternativa all'auto,
sia negli spostamenti quotidiani che in quelli più
ludici e turistici, senza dilungarsi eccessivamente
nei dettagli del nuovo modello. Come a dire che
non è tanto sbandierandoli a parole, ma apprezzandoli
nell'uso quotidiano che si valutano le qualità
di un veicolo.
Testimonial di questo 'stile di vita' un Alessandro
Del Piero, pacato, affabile e che si è
scoperto scooterista vero, al di là del ruolo
pubblicitario su cui è incentrata la campagna
pubblicitaria per il Burgman 400 versione 2006.
Questa impostazione non deve indurre a pensare che
il nuovo Burgman sia portatore di modeste novità
rispetto alla serie precedente, anzi, ne ha tante
e tali da dover essere considerato un
veicolo completamente nuovo, anche se lo
spirito e la destinazione d'uso sono quelli di sempre.
Quelle di un veicolo non troppo ingombrante per
muoversi in città, ma sufficientemente confortevole
e veloce per consentire gite e viaggi anche impegnativi.
LINEA
Osservando la foto che affianca i quattro step evolutivi
si nota un progressivo appesantimento
dei volumi, condizione inevitabile per soddisfare
le richieste di spazi sempre maggiori per i bagagli.
In conseguenza di ciò la ricerca stilistica
si è fatta più
elaborata, con elementi e linee che ne spezzino
i volumi. Ecco allora fari dal design sempre più
originale ed esteso, l'andamento a freccia sempre
più pronunciato del frontale e un tunnel
centrale ancora più invadente.
Per proporzioni ci si avvicina
al modello da 650cc, anche se con una linea
più moderna e dinamica.
Favorevole la scelta di abbandonare lo schienale
di serie in funzione del più slanciato spoiler
posteriore, al contrario un po' pesante la marmitta
ellittica.
Belli i nuovi cerchi ruota e il parafango anteriore,
così come il 'ponte di comando', degno di
una berlina di classe elevata. Pregevole l'assenza
del filtro aria esterno, che fa sempre un po' 'cinquantino'.
Inconfondibili le quattro feritoie sul fianco anteriore
destro, una sorta di marchio per i Burgman di maggior
pregio.
Quattro le colorazioni,
tutte metallizzate: grigio, nero, bordeaux e blu.
Complessivamente sembra si sia voluto creare un
veicolo più 'importante', ma anche meno slanciato
dei modelli precedenti, in particolare rispetto
al '2003', forse il più equilibrato.
DOTAZIONI
Qui siamo davvero al vertice della sua categoria,
e non solo, a partire dai vani bagaglio, numerosi,
ampi e ben sfruttabili.
Il sottosella, apribile
dal blocchetto d'accensione anche con il motore
acceso, è accreditato di 62litri,
7 più del suo predecessore e 2 più
del concorrente diretto Majesty, ma qui il volume
è unico, si possono così alloggiare
oggetti di maggiori dimensioni e organizzare lo
spazio a piacimento. Ci stanno due caschi modulari,
anche i più voluminosi, oppure una valigia
rigida '48 ore', ma anche sacchi a pelo, tenda e
materassini per due persone! L'illuminazione (con
interruttore) arriva dal fondo della sella e quindi
è sfruttabile anche a baule pieno.
La sella è molto
curata ergonomicamente per pilota e passeggero,
anche se quest'ultimo perde il poggiaschiena (ora
opzionale), mentre quello del pilota è regolabile,
senza attrezzi, su cinque posizioni.
Nel retroscudo un ampio
sportello, apribile a scatto o con serratura, nasconde
una vano profondo sulla destra, dove alloggiare
un completo antipioggia e uno minimo sulla sinistra
dove si cela la batteria, al centro la presa di
corrente a 12 volt. Appena sopra, altri due vani
laterali per piccoli oggetti, che si aprono a scatto
grazie a sportelli basculanti.
Nulla cambia a livello di comandi
al manubrio e specchi
retrovisori, peraltro comodi ed efficaci,
fin dalla prima versione.
Il blocchetto d'accensione
ha sempre il caratteristico sportello 'blindato',
oltre a fornire il consenso all'immobilizer, aprire
la sella e comandare il bloccasterzo. A fianco il
comando del freno di stazionamento,
discreto ma efficace, che agisce sulla ruota posteriore.
Al centro del tunnel, uno sportello a scatto occulta
il tappo, a chiave, per il rifornimento
di carburante (13,5 litri).
Dulcis in fundo la strumentazione,
simile alla precedente per disposizione, ma più
'sportiva' e completa, grazie a grafiche arancio
e al doppio display centrale in grado di mostrare
contemporaneamente ora, chilometraggio percorso
e temperatura ambiente, oppure uno dei due contachilometri
parziali e il consumo medio di carburante.
Numerose spie, ma non quella della riserva carburante,
fanno da contorno agli strumenti analogici: livello
carburante, odometro con fondo scala a 180km/h,
contagiri con linea rossa ad 8.500 giri e temperatura
liquido refrigerante. Onestamente difficile desiderare
di più senza perdere in semplicità
d'uso.
Tutto appare solido e ben
realizzato sia per qualità delle plastiche
che per precisione degli accoppiamenti.
CICLISTICA
Ridisegnato il telaio
a doppia culla, caratterizzato da tubi ad ampio
raggio e ridotto spessore, una soluzione che garantisce
maggiore rigidità a parità di peso.
Utilizza il motore come elemento
oscillante ma al posto dei classici doppi
ammortizzatori posteriori, sfrutta un più
efficace monoammortizzatore
ad azionamento progressivo, posizionato fra
i tubi inferiori del telaio, a fianco del serbatoio
carburante. Sarebbe anche
regolabile su sette posizioni, se non fosse
che in questa versione è inspiegabilmente
sparito il pomello sul fianco sinistro, indispensabile
per agire manualmente senza sdraiarsi sotto al veicolo
e utilizzare l'apposito attrezzo.
La forcella anteriore
è una tradizionale monopiastra, con steli
da 41mm e perno avanzato che ha visto l'escursione
incrementa fino a 110mm.
Cresce a 14 pollici
il diametro del cerchio anteriore,
mentre quello posteriore conserva i 13", ma
entrambi guadagnano un disegno più leggero
ed aggressivo. Aumenta anche il diametro dei pneumatici:
anteriormente si passa da 110/90 a 120/80 e dietro
da 130/70 ad un 'panciuto' 150/70, entrambi Bridgestone
Hoop.
Rivoluzione per il reparto
freni che abbandona la frenata 'combinata'
utilizzata fin dal primo modello, per una di tipo
tradizionale che utilizza
tre dischi al posto
dei due precedenti. In particolare ne troviamo due
da 260mm all'anteriore e uno da 210 dietro, purtroppo
non sono stati forniti dettagli sul tipo di pinze
utilizzate.
Pochi i cambiamenti nelle misure caratteristiche
(aggiornate rispetto al modello presentato a Milano):
2270mm di lunghezza
massima (+ 10mm), 760mm di larghezza
(evidentemente misurata al manubrio, considerati
gli 820mm della precedente versione misurata agli
specchi), 1.585 l'interasse
(- 5mm). Cresce invece sensibilmente il peso
a secco che passa dai 184kg del modello 2003
agli attuali 199kg.
Cresce anche l'altezza da
terra della sella (+ 15mm) che con 710mm
rimane comunque una delle più basse attualmente
disponibili, ma Suzuki ne rende disponibile una
opzionale leggermente ribassata e meno ampia per
consentire davvero a tutti di toccare terra con
i piedi.
MOTORE
Cambia tutto anche il propulsore, sempre monocilindrico
a quattro valvole con raffreddamento a liquido,
ma dotato di un doppio albero
a camme in testa, una nuova
parte termica con misure più 'quadre'
ovvero alesaggio 81 e corsa 77,6mm per una cilindrata
complessiva di 400cc
tondi (erano 385).
L'alimentazione utilizza un nuovo
iniettore a doppia valvola e lo scarico catalizzato
dispone della sonda lambda
che consente di superare le più restrittive
normative Euro 3.
Le prestazioni sviluppate non sono scritte nel materiale
fornito, ma citate nel corso della presentazione
e fanno meglio della versione precedente. La potenza
massima cresce a 25kW (+ 1,5) ad un regime
di giri inferiore, 7300giri (-200); anche la coppia
massima sale a 36,3Nm (+ 4,39 a 5.800 giri
(-200). Si tratta di valori pressoché sovrapponibili
a quelli del competitor diretto, lo Yamaha Majesty
400 e leggermente inferiori all'Honda Silver Wing
400 bicilindrico.
CONSIDERAZIONI STATICHE
Cambiano motore, telaio,
ruote, freni e carrozzeria, crescono le prestazioni
e si riducono le emissioni inquinanti, in più
migliorano anche le dotazioni e si riesce anche
a guadagnare ulteriore spazio per i bagagli.
Per gli incontentabili però si
perde la frenata combinata, il comando separato
di regolazione dell'ammortizzatore posteriore e
il peso arriva alla soglia dei due quintali.
Cresce anche il prezzo
che infrange quota seimila Euro: 6.190 per la precisione,
esattamente come il concorrente Yamaha, mentre in
casa Honda ci si ferma a 5.990.
Testo: Fabrizio
Villa
Foto: Alex
Foto, Fabrizio
Villa, originali Suzuki
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