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 · Suzuki BURGMAN AN 400
23/06/008
DESCRIZIONE
pag. 3

Burgman è da sempre sinonimo di maxiscooter e il modello da 400cc è sempre stato il più eclettico ed apprezzato dal mercato. Introdotto in Italia a fine 1999 si è infatti sempre piazzato fra la seconda e l'ottava posizione delle classifiche di vendita. C'è da dire che in Suzuki non hanno mai dormito sugli allori, continuando ad evolverlo ed affinarlo, collezionando ben quattro versioni in nove anni (quindi nel 2009 potremmo vederne una quinta...). Sempre con la massima attenzione a non stravolgere il concetto iniziale: qualità, comfort, abitabilità e utilizzo a 360°, dal commuter urbano al turismo a medio ed ampio raggio.
Quest'ultima versione è stata però anche oggetto di critiche da parte di svariati proprietari per malfunzionamenti del reparto trasmissione. Per questo l'ho messo alla frusta con oltre 2000km fra città, autostrada, passi alpini e anche tratti sterrati, per capire se la nuova frizione a 5 massette ha dato i risultati sperati.
Prima di entrare nel merito della prova su strada vera e propria, ripassiamone assieme le caratteristiche peculiari, perché la cura costruttiva e l'ergonomia nell'uso di ogni giorno non possono mai essere disgiunte dalle qualità dinamiche.



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LINEA/COSTRUZIONE
Anche se un 400cc non può più essere considerato ai vertici prestazionali del mondo maxiscooter, offre comunque prestazioni più che sufficienti ad un utilizzo anche autostradale, per questo Suzuki ha voluto offrire a questa cilindrata 'media' un appeal e una costruzione da top class.
Il design è infatti estremamente curato, particolarmente nel frontale ricco ed elaborato, mentre la soluzione adottata per la coda riesce a dissimulare efficacemente un volume sottosella da record.
Particolarmente apprezzabile l'occultamento del filtro aria e della sospensione posteriore che rendono decisamente più filante la vista laterale e posteriore. Peccato, forse, solo per la voluminosa marmitta, visto che l'aspetto un po' massiccio osservato nel 2006 si è notevolmente ridimensionato con l'abitudine alla vista.
Ma se il design rimane un parametro del tutto soggettivo, questo non si può dire della qualità costruttiva e delle finiture. E qui il Burgman 400 si pone davvero al vertice, non solo della sua classe.
Plastiche, verniciatura ed accoppiamenti sono maniacali e ne amplificano il piacere d'uso nel quotidiano.



STRUMENTAZIONE
Sotto una palpebra con plexiglass protettivo troviamo: agli estremi gli indicatori analogici per livello carburante e temperatura del liquido di raffreddamento, all'interno e più grandi, il tachimetro ed il contagiri. Al centro due display digitali: uno superiore per l'orologio e uno inferiore per il contachilometri totale, i due parziali, il consumo medio di carburante e le indicazioni per il cambio olio e l'intervallo di manutenzione.
Distribuite su tutta la superficie le spie per: indicatori di direzione, freno di stazionamento, check iniezione, immobilizer e luci abbaglianti, con altre posizioni inutilizzate.
Tutto perfettamente visibile e ben illuminato anche al buio.
Elegante, completa e di facile lettura, è davvero un ottimo esempio di strumentazione, peccato per l'assenza della spia di riserva carburante e di ogni indicazione sullo stato dell'impianto elettrico.



 

 

COMANDI/DOTAZIONI
Anche a livello dotazioni è difficile fare meglio, a partire dal pratico freno di stazionamento posto sotto al manubrio. Al suo fianco, protetto da sportellino metallico e corredato di antifurto immobilizer, c'è il blocchetto d'avviamento che comanda anche il bloccasterzo e l'apertura della sella.
Al manubrio troviamo comandi elettrici pratici e collaudati (gli stessi del rivale Yamaha Majesty), che comprendono l'hazzard, ma non la possibilità di spegnere i fari.
Le leve freno al manubrio sono sagomate, protette allo snodo da soffietti in gomma e gli specchi retrovisori risultano particolarmente efficaci grazie all'ampia superficie specchiante.
Al centro del tunnel troviamo poi lo sportello con chiusura a scatto che consente l'accesso al tappo, con serratura, del serbatoio carburante da 13 litri.
Pratica anche la soluzione a levetta per regolare il poggiaschiena del pilota in cinque posizioni, geniale, se consideriamo che la concorrenza utilizza ancora viti e brugole.
Entrambi i cavalletti sono ben realizzati: il laterale è dotato di consenso per l'accensione e si aziona facilmente anche stando in sella, mentre il centrale richiede uno sforzo modesto pur dovendo sollevare oltre due quintali in ordine di marcia.


 

 


 

 

VANI BAGAGLIO
Il retroscudo è occupato da tre vani di dimensioni variegate, tutti facilmente accessibili. Gli sportelli superiori, che si aprono a scatto e basculano lateralmente, nascondono due pratici 'pozzetti' per piccoli oggetti da tenere a portata di mano. Poco sotto il vano principale, con sportello chiudibile a scatto o con serratura, è ampio, ma non altrettanto profondo, soprattutto a sinistra dove è alloggiata la batteria. Qui troviamo la presa di corrente a 12 volt.
Il massimo però si raggiunge con il vano sottosella, foderato in moquette, che si apre automaticamente grazie ad un piccolo ammortizzatore anteriore. La forma estremamente regolare gli consente infatti di ospitare un piccolo trolley, oppure due caschi modulari di grandi dimensioni, lasciando ancora spazio a disposizione. Intelligente anche l'illuminazione, con interruttore, proveniente dal fondo della sella e non dall'interno del vano, come accade fra i competitor.



 

CICLISTICA
Basso e lungo come vuole la scuola giapponese, è anche l'unico scooter tradizionale (con motore oscillante), ad offrire un monoammortizzatore progressivo al retrotreno, posto orizzontalmente sotto al serbatoio carburante. Soluzione che gli consente di assorbire meglio le asperità stradali, lasciando il massimo spazio a disposizione del vano sottosella. Adottata fin dal primo modello, in quest'ultimo allestimento ha però 'perso' il pomello per regolare il precarico dell'ammortizzatore su sette posizioni. Uno svantaggio non da poco visto che ad ogni regolazione occorre sdraiarsi sotto lo scooter e senza dimenticare l'apposita chiave.
Tradizionale e non regolabile invece la forcella anteriore, una 'monopiastra' a perno avanzato con steli da 41mm ed escursione di 110mm.
Il telaio è a doppia culla rinforzata con tubi in acciaio a sezione tonda, che diventano rettangolari nella parte posteriore. Il radiatore è posto frontalmente e il serbatoio carburante è al centro della culla anteriore per abbassare al massimo il baricentro.
Nel layout risulta simile alle versioni precedenti, ma è stato modificato nella zona di supporto per fare spazio al nuovo motore.
Le ruote sono da 14 pollici davanti e da 13 dietro, con pneumatici Bridgestone Hoop da 120/80 e 150/70.
L'impianto frenante è composto da due dischi anteriori da 260mm con pinze a doppio pistoncino e un disco posteriore da 210. Rispetto alle versioni precedenti ha guadagnato un disco all'avantreno, ma ha perso la frenata combinata e manca ancora del sistema ABS.
Il peso a secco è piuttosto importante, visti i 199kg dichiarati, ma pur sempre allineato alla concorrenza, anche se superiore di ben 15kg alla versione precedente.
Ancora 15, ma millimetri, sono quelli che crescono nell'altezza da terra della sella, ma 710mm sono pur sempre fra i più contenuti disponibili.
Generose anche le misure caratteristiche con una lunghezza di 2270mm, una larghezza al manubrio di 760mm e un interasse di 1585mm.


 

 


MOTORE
Alla ricerca di maggiori prestazioni e per sopperire alle sempre più restrittive normative antinquinamento, la cilindrata è cresciuta da 385 a 400cc e si è passati alla più raffinata soluzione del doppio albero a camme in testa. La nuove misure di alesaggio e corsa sono 81 e 77,6mm e viene confermato, anzi evoluto l'impianto d'iniezione elettronica.
Effettivamente la potenza e la coppia massime sono cresciute e anche ad un regime inferiore, si raggiungono infatti i 25kW a 7300giri e i 36,3Nm a 5800giri. Al contempo però il nuovo motore e il voluminoso scarico catalizzato con sonda lambda sono anche i maggiori responsabili dell'incremento di peso.
Il reparto trasmissione vede sempre l'abbinamento della frizione centrifuga a secco e del cambio CVT, solo che la soluzione a tre massette del 2007 è stata sostituita da una più robusta a cinque massette (come già accaduto sui modelli Piaggio).



ACCESSORI
C'è decisamente da sbizzarrirsi, con ampie possibilità di personalizzazione, per adattarlo alle esigenze di ognuno.
A livello di sicurezza si può scegliere fra tre diversi antifurto elettronici: allarme antisollevamento, centralina radiocomandata con o senza antisollevamento e persino un sistema di localizzazione satellitare.
Per aumentare comfort e protezione aerodinamica si può scegliere fra tre diversi plexiglass: uno maggiorato, uno maggiorato con paramani integrato ed uno maggiorato con deflettore regolabile, disponibile sia chiaro che fumé. Si possono poi montare i paramani solidali al manubrio, le manopole riscaldabili e il poggiaschiena per il passeggero.
Per ampliare le possibilità di carico ecco i gancetti da applicare ai maniglioni, il portapacchi posteriore in tubi, la piastra portabaule, il bauletto da 47 litri nei colori originali, la borsa interna e il poggiaschiena applicabile, oltre alla borsa tunnel.
Passando alle personalizzazioni estetiche troviamo delle finiture per il retroscudo da scegliere fra l'alluminio satinato, il color legno marrone chiaro o nero, specchi retrovisori in carbon-look opaco o lucido, contrappesi cromati al manubrio e uno spoiler posteriore più pronunciato.
Abbiamo anche la sella ribassata, il supporto per navigatore satellitare, estensioni per gli specchi retrovisori, un caricabatteria universale, il telo copriscooter e una vasta gamma di abbigliamento coordinato!



CONCLUSIONI STATICHE
Vicino alla perfezione per qualità costruttiva, dotazioni, strumentazione e vani bagaglio, ha guadagnato in potenza, ma anche in peso, pur rimanendo allineato ai competitor.
Svetta per la sofisticata sospensione posteriore, ma pecca nella sua possibilità di regolazione, guadagna un freno a disco, ma perde la frenata combinata e manca dell'ABS.
Mantiene quindi qualche margine di miglioramento, ma all'esame statico si conferma comunque una delle scelte più azzeccate.

Testo: Fabrizio Villa
Foto: Monica Il Grande

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