È nel 1998,
con il fenomeno maxiscooter in pieno boom, che Aprilia
spiazza il mercato e presenta Scarabeo
125/150: una piccola 'motocicletta automatica',
con ruote di grande diametro, posizione di guida
eretta, niente sottosella, ma borse laterali e bauletto
integrati. Con il suo design neo-retrò non
assomiglia a nessun altro scooter, ma a tanti ricorda
il mitico Galletto di Moto Guzzi, altro lungimirante
esempio d'incontro fra motocicletta e scooter.
È subito un successo e nel 1999 risulta il
secondo scooter più venduto dopo lo Yamaha
Majesty 250 e prima della Vespa Et4. Da allora rimane
praticamente immutato fino ad oggi, nonostante due
leggeri restyling
e il passaggio dai motori Rotax a quelli Piaggio
arrivando fino a 250cc.
Nel frattempo la gamma si amplia, prima con l'immenso
'gran
turismo' da 500cc, poi con l'odierna versione
da 250/400/500cc,
così gli orizzonti del 125/200 ritornano
ad essere prevalentemente urbani, con l'ultimo allestimento
denominato Street.
I numeri di vendita però non sono più
quelli del 1999, la linea sembra un po' appesantita
dagli anni, i concorrenti si sono fatti più
agguerriti e così scatta l'operazione Scarabeo
2007.
Un veicolo completamente nuovo, più compatto
e votato alla città, che abbiamo appena provato
nel centro di Milano.
LINEA/DOTAZIONE
Innegabilmente meno personale della versione che
arriva a sostituire, mira a piacere ad un pubblico
più vasto riproducendo, in scala ridotta,
lo stile già
introdotto dalle versioni di cilindrata superiore.
Caratteristica la coda tronca col gruppo ottico
compatto da cui parte un lungo ed esile parafango,
così come il motivo tondeggiante che sottolineare
la fiancata. Stupisce invece la presenza della griglia
per il radiatore sullo scudo, una novità
assoluta per Scarabeo e che richiama, assieme al
faro dalla forma oblunga, altri modelli già
visti. Bello il 'ponte di comando' con una strumentazione
completa ed elegante, al contrario del carter motore
che sa un po' di cinquantino.
La qualità delle
plastiche e degli accoppiamenti è buona,
anche se, soprattutto visivamente, non riesce a
trasmettere quell'immagine di solidità che
emanava la precedente versione.
Belle le soluzioni cromatiche:
si va dall'immancabile Grigio Piombo al tenebroso
Nero Coffe, entrambi con sella nera, per passare
al Blu Couture con sella beige e al più vivace
Rosso Shine con sella marrone scuro.
A livello di dotazioni c'è poco da recriminare,
anzi i passi avanti sono un po' in tutti i settori.
Si parte da un cruscotto
ben più completo e moderno con indicatore
livello carburante, tachimetro, temperatura liquido
refrigerante e un ampio dispaly digitale per l'ora,
il chilometraggio totale/parziale e la temperatura
esterna con allarme ghiaccio, oltre alle varie spie
fra qui quella della riserva.
I comandi al manubrio
sono di derivazione Piaggio, e inglobano un comodo
tasto per selezionare le funzioni del display digitale.
Solidi e abbastanza efficaci gli specchi
retrovisori derivati dal 500 GT e utile
il piccolo parabrezza
per riparare un minimo il busto.
Passando ai vani bagaglio,
altra piccola rivoluzione, con l'apparizione di
un piccolo vano sottosella (con presa a 12 volt),
in grado di ospitare il casco demi-jet Aprilia.
Troviamo poi minuscolo vano nel retroscudo, e non
mancano gancio appendiborse e portapacchi in alluminio.
Il serbatoio carburante
è posto sotto la sella, quindi bisogna scendere
per fare rifornimento, in compenso il cavalletto
centrale è molto agevole ed è previsto
anche quello laterale, ma solo come optional.
Peccato manchino il
freno di stazionamento, l'antifurto immobilizer
e i ganci appendicasco sotto chiave.
CICLISTICA
Completamente nuovo il reparto ciclistico a partire
dal telaio in acciaio a culla aperta che abbandona
il piccolo tunnel per sfoggiare una pedana completamente
piatta.
Al retrotreno sparisce il monoammortizzatore in
favore di una una coppia di ammortizzatori
regolabili su 4 posizioni e con escursione di 80mm.
Ovviamente sfruttano il motore come 'forcellone'
oscillante, accoppiato ad un braccio in alluminio.
La forcella è
teleidraulica con steli da 35mm ed escursione di
104mm.
Le ruote sono sempre
da 16 pollici, ma il disegno dei cerchi è
leggermente diverso e gli pneumatici
(tubeless) hanno misure più compatte (100/80
e 120/80), alla ricerca di una maneggevolezza più
spiccata.
La frenata è
sempre di tipo combinato e utilizza ancora un disco
anteriore da 260mm con pinza a triplo pistoncino
e tubi in treccia, mentre il disco posteriore cala
a 220mm, sempre con pinza a doppio pistoncino. Manca,
come a tutti i competitor, l'ABS.
Le dimensioni finali
(2040 x 720mm) sono leggermente inferiori al modello
precedente, in particolare per quanto riguarda l'interasse
(1391mm), mentre il peso
di entrambe le versioni (154kg) si allinea a quello
del 'vecchio' 125.
L'altezza della sella cresce fino a 810mm, 10 in più rispetto al modello precedente, ma bisogna considerare che questa volta è stato ricavato un pur piccolo vano sottosella.
MOTORE
Fra tutte, forse la novità più ghiotta,
visto che si tratta di una unità totalmente
nuova, non prodotta negli stabilimenti di
Pontedera, ma frutto di un progetto
Aprilia precedente all'acquisizione da parte
di Piaggio, che ne prevede la produzione presso
un partner cinese.
Un motore con una configurazione di pregio, interamente
progettato a Noale, e che debutta in esclusiva sul
neonato Scarabeo.
Nella sua fascia di cilindrata è l'unico
ad utilizzare un doppio albero
a camme che comanda indipendente le due valvole
di aspirazione e le due di scarico, ottimizzandone
il rendimento.
Progettato sin dall'inizio per rispettare le normative
Euro 3, riesce a farlo
con un carburatore
Keihin ed un catalizzatore
allo scarico, senza ricorrere all'iniezione elettronica,
pur garantendo prestazioni di primo livello. Fra
l'altro le due cilindrate non sono ottenute semplicemente
con un cilindro di maggior diametro, ma intervenendo
anche sulla corsa del pistone, sempre in funzione
della massima efficienza.
I risultati di potenza massima
parlano di 11kW a 9250 giri per il 124cc e di 14kW
a 8250 giri per il 180,8cc., mentre a livello di
coppia massima si ottengono
rispettivamente 12 e 17Nm, entrambi a 7500 giri.
Valori sostanzialmente allineati a quelli sviluppati
dai Piaggio Leader, che equipaggiano buona parte
dei competitor.
Peccato che non vengano forniti dati di nessun genere
sui consumi, una cattiva
abitudine che si sta sempre più diffondendo
fra i produttori.
TEST SU STRADA
Lo spazio dedicato ai test
su strada nelle presentazioni del gruppo Piaggio
è sempre più ridotto e anche in questo
caso si è limitato a brevi trasferimenti
fra un set fotografico e l'altro: troppo poco per
dare un giudizio ponderato, soprattutto dovendo
testare due cilindrate...
La sella non è bassa, e i fianchi poco spioventi non aiutano a poggiare i piedi a terra, consigliandone l'uso dal metro e sessantacinque in su, in compenso lo spazio è
abbondante anche per i più alti, sia in sella
che nel retroscudo, un po' meno sulla pedana.
Bene
sta anche il passeggero,
con un'ampia porzione di sella, praticamente a livello
del pilota, il maniglione in alluminio con inserti
plastici per una presa più efficace. Ben
posizionate le pedane fisse, che però risultano
ingombranti e creano qualche contatto fra i piedi
del passeggero e le gambe del pilota in partenza.
Inizio dal 125, che
mostra un fastidioso buco di erogazione proprio
in partenza, lo si supera ruotando con decisione
l'acceleratore, ma è un peccato perché
dai medi regimi la spinta si fa decisa anche se
permangono alcune incertezze ai regimi più
bassi. Probabilmente un esemplare non perfettamente
a punto, visto che successivamente il motore si
è ammutolito lasciandomi a piedi. Una
versione 'ufficiosa' sostiene però che si
sia trattato di un abile stratagemma per farmi riaccompagnare
da una gentile giornalista presente...
Decisamente più arzillo il 200,
fin troppo in ambito urbano, tanto da poter essere
sfruttato solo limitatamente, per rispettare i limiti
di legge. Lo spunto è interessante, ma sono
i regimi intermedi ad essere più corposi,
forse anche più dei propulsori Leader.
Il peso non è contenutissimo, ma le quote
ciclistiche sono agili, il raggio di sterzo molto
ampio e nel traffico ci si muove senza problemi.
Quello che fa maggiormente la differenza con i competitor
è però la capacità delle sospensioni
di assorbire le asperità. Una caratteristica
di cui andava già fiero il suo predecessore
e che è stata mantenuta anche in questa versione.
Una morbidezza, in particolare nella prima parte
dell'escursione, che digerisce in scioltezza il
pavé e le piccole asperità, un po'
meno le buche più impegnative.
Un assetto votato al comfort, meno ad una guida
sportiva (per quella c'è lo Sport City),
ma più efficace per muoversi comodamente
sulle tormentate strade urbane.
Utilizzando la sola leva sinistra, che agisce sul
disco dietro e su un pistoncino anteriore, la frenata
risulta molto progressiva, perfetta per un utilizzo
normale, rendendo quasi impossibile il bloccaggio
di entrambi gli pneumatici, se invece occorre sfruttare
al massimo l'impianto, allora basta azionare anche
la leva destra e i restanti due pistoncini anteriori
'chiudono' la frenata con più decisione.
La protezione dall'aria,
ma soprattutto dagli agenti atmosferici, è
piuttosto ridotta, sia a livello di pedana che dietro
al piccolo cupolino, ma è una caratteristica
comune a quasi tutti gli scooter del segmento 'naked',
e che non sembra rappresentare un problema per i
tanti estimatori. In compenso entrambi le motorizzazioni
mostrano rumorosità
e vibrazioni assolutamente
contenute.
ACCESSORI
Praticamente obbligato il bauletto
posteriore, disponibile in tre misure differenti,
anche se non tutte si integrano alla perfezione
con il design dello scooter e tutte richiedono una
piastra intermedia sul portapacchi.
Sconsigliato invece, come sempre, il parabrezza
maggiorato, sia per i pericolosi montanti
metallici, che per la ridotta visibilità
in caso di pioggia e la sensibilità al vento
nei tratti più veloci.
Qualche perplessità anche sul cavalletto
laterale con ritorno a molla. Comoda e capiente
invece la borsa tunnel,
così come i tre sistemi antifurto
meccanici fra cui scegliere. Particolarmente
utile, in inverno, il telo
coprigambe dedicato.
COMPETITOR
Anche se in Aprilia considerano Scarabeo un prodotto
'fuori dalla mischia', in questa configurazione
più 'piaciona' può essere sicuramente
confrontato con il leader di mercato Honda
SHi e con gli altri 'inseguitori', Malaguti
Centro, Suzuki
Sixteen e SYM
HD, ma non bisogna dimenticare la concorrenza
'interna' con Piaggio
Carnaby o anche con il più sportivo Aprilia
SportCity.
CONCLUSIONI
Dopo nove anni di onorata
carriera Scarabeo si rinnova completamente con questa
nuova versione, come abbiamo visto più centrata
per un utilizzo urbano e meno caratterizzata dal
punto di vista estetico. L'obiettivo di piacere
ad un pubblico più vasto pare raggiunto anche
se i più fedeli all'idea originale potranno
storcere il naso. Le dotazioni fanno un passo avanti
in particolare a livello di strumentazione e per
la conquista di un, pur piccolo, vano sottosella,
anche se si perde il bauletto di serie.
Debutta con due nuovi propulsori, progettati a Noale
e prodotti in Cina: il 200 è parso vivace
e ben a punto, mentre il 125 necessita di un ulteriore
affinamento, almeno considerando il modello testato,
non ancora definitivo.
Di buon livello la ciclistica, estremamente agile
in città e coadiuvata da sospensioni in grado
di filtrare le asperità in modo superiore
alla media. Sicura, modulabile, ma anche potente
la frenata di tipo combinato.
Inevitabilmente limitata la protezione dalle intemperie.
In conclusione un veicolo interessante ed originale,
offerto ad un prezzo competitivo,
che troveremo presso i concessionari al rientro
dalla vacanze estive.
Testo: Fabrizio Villa
Foto: MCP
e originali Aprilia
|